Orig.: Gran Bretagna (2012) - Sogg. e scenegg.: Uberto Pasolini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Stefano Falivene - Mus.: Rachel Portman - Montagg.: Tracy Granger, Gavin Buckley - Dur.: 87' - Produz.: Felix Vossen, Christopher Simon.
Interpreti e ruoli
Eddie Marsan (John May), Joanne Froggatt (Kelly), Karen Drury (Mary), Andrew Buchan (mr. Pratchett), Ciaran McIntyre (Jumbo), Neil D'Souza (Shakthi), Paul Anderson (senza tetto), Tim Potter (senza tetto)
Soggetto
South London, oggi. John May è un funzionario comunale incaricato di rintracciare i parenti più prossimi delle persone morte in solitudine. Conduce un'esistenza ordinata e tranquilla, da sempre organizzata in ogni minimo dettaglio. Un giorno gli viene assegnato il caso di Billy Stoke, un alcoolista trovato morto nell'appartamento di fronte al suo. Quasi nello stesso momento, il suo superiore lo informa che l'ufficio deve essere ridimensionato, ci sono tagli da fare e lui sarà licenziato. John ha solo la forza di chiedere una proproga per il caso in corso. La ottiene e comincia una ricerca caparbia dagli esiti imprevedibili.
Valutazione Pastorale
Uberto Pasolini, nato a Roma nel 1957, si è fatto conoscere nel 1998, producendo "Full Monthy - Squattrinati organizzati" e esordendo nella regia nel 2008 con "Machan". Cosmopolita per scelta, è ispirato particolarmente dalla cultura anglosassone. Questo suo secondo film si svolge tutto a Londra. "Still life" in inglese può avere vari significati: 'vita ferma', 'ancora vita' o 'vita fotografata'. In italiano è tradotto con 'natura morta' ma nell'originale la scelta della 'vita' prevale sulla 'morte'. Se il modo di svolgere quel curioso compito ha qualcosa di burocratico e freddo, è proprio la presenza di John a cambiare il volto di questa triste incombenza, a spostare i termini dell'impegno dalla squallida sensazione di obbligo alla prospettiva di un recupero di vite abbandonate e ugualmente degne di vicinanza e umanità. John è uno che porta conforto, che aiuta a comporre il corpo e a non lasciarlo solo a se stesso. Lo fa accompagnare da un discorso, una frase, una preghiera, abche nelle tante sfumature spirituali che una città come Londra esige. Accompagnare la morte per parlare di vita. Così John resta personaggio indimenticabile nell'invito al rispetto e alla ricerca di equilibri interiori che trasmette allo spettatore. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte occasioni successive come prodotto di grande originalità e bella qualità per avviare riflessioni sui temi forti e coinvogenti che affronta.