TERZO GRADO

Valutazione
Inaccettabile, Violento
Tematica
Genere
Poliziesco
Regia
Sidney Lumet
Durata
96'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Q & A
Distribuzione
Penta Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Sidney Lumet tratto da un libro di Edwin Torres
Musiche
Ruben Blades
Montaggio
Richard Cirincione

Sogg.: tratto da un libro di Edwin Torres - Scenegg.: Sidney Lumet - Fotogr.: (panoramica/a colori) Andrzej Bartkowiak - Mus.: Ruben Blades - Montagg.: Richard Cirincione - Dur.: 96' - Produz.: Arnon Milchan, Burt Hartis

Interpreti e ruoli

Nick Nolte (Mike Brennan), Timothy Huston (Al Reilly), Armand Assante (Bobby Texador), Paul Calderon (Roger Montalvo), Charles Dutton (Sam Chapman), Luis Guzman (Luis Valentin), Jenny Lumet (Nancy Bosch), Patrick O'Neal

Soggetto

il tenente di polizia Mike Brennan spara al portoricano Toni Vasquez, (che avrebbe ucciso un certo Setra), soprattutto perchè ha reagito ai suoi modi spietati: all'uopo e per incastrarlo, gli mette in mano una calibro 45. Ma il morto (uno spacciatore) di solito è armato di una calibro 32. La faccenda è poco chiara (o forse lo è troppo, perchè Brennan ha fama di spregiudicato e di duro e si atteggia a ripulitore della metropoli dalla feccia locale). Il capo della polizia Kelvin Quinn affida le indagini al giovane procuratore distrettuale Al Reilly, ex-poliziotto e figlio di un agente defunto, pensando che, con il motivo della legittima difesa, la pratica Brennan passerà subito agli archivi. Al dovrà affrontare infiniti ostacoli scoprendo con amarezza che la polizia è un condensato di ricatti e compromessi, di corrotti e corruttori, oltre che un autentico crogiuolo di razzismi. Tra l'astuto tenente irlandese autore di innumerevoli trucchi, il Capo persuasivo ma ambiguo (ha anche forti ambizioni carrieristiche e politiche) da un lato e tutto il sottobosco malavitoso, dall'altro (formato da neri mafiosi siciliani, trafficanti di droga portoricani, informatori transessuali e prostitute di varia pelle), Reilly deve destreggiarsi oltre misura per avviare l'indagine e scoprire la verità. Lo aiutano due agenti (Chapman di pelle nera e Luis Valentin, di Portorico), ma sarà una verità atroce e sconcertante. Al si mette sulle tracce di Bobby Texador ricco boss della droga, di Portorico lui pure il quale si ritrova ad essere il marito di Nancy Bosett, a sua tempo amante del magistrato e che questi aveva abbandonato appena saputo che il padre era uomo di colore. Poi Texador si dilegua con la donna e i propri figli, poichè anche Brennan è sulle sue piste, così come lo cerca la mafia, che tenta di farlo fuori (rimettendoci però due scagnozzi). Al centro della squallida vicenda c'è anche Roger Montalvo (un informatore gay che convive con l'amico prediletto), il quale conosce il rifugio del boss: per averne l'indirizzo Brennan li strangola uno dopo l'altro e farà alla fine saltare in aria un cabinato, dove è riuscito a fare accorrere Texador. È ora del tutto chiaro ad Al che quel Corpo di agenti che egli ha ammirato fin da ragazzo è solo una sentina di razzismi, azioni criminose e delitti; che lo stesso capo Quinn, deciso a diventare procuratore generale, altro non era che un teppistello da strada in combutta con la banda del giovanissimo Brennan; che negli archivi vengono sepolti moltissimi verbali istruttori, lasciati ad arte nell'oblio, pur di proteggere situazioni delicate o oscene, quando non influenzate dalla politica più sporca. Lo stesso Al, magistrato integro, si autocolpevolizza: anche lui era stato ingiusto e razzista nei confronti di Nancy, né può escludere che, perseguendone il marito Texador, il suo rancore personale abbia prevalso sulle esigenze della Giustizia. Senza contare l'impressione amara di essere stato strumentalizzato da Quinn, che ne ha considerata come scontata la complicità. Alla fine Brennan piomba alla Centrale per la resa dei conti e atterra Al. Un agente, che in tanti anni di servizio non ha mai ucciso un uomo, spara all'energumeno e lo uccide. Malgrado tanti morti e le sue delusioni Al decide che continuerà la propria lotta perchè i valori giusti abbiano la meglio su errori ed orrori.

Valutazione Pastorale

un groviglio incredibile, in cui c'è tutto quello che è possibile immaginare: efferatezza, violenza ricatti oscuri, compromessi ignobili, corruzione inquinante e diffusa e razzismo. Sidney Lumet è di quei registi cui si attribuisce un forte impegno civile: egli denuncia crudezze e delitti, non risparmiando nessuno, quale che ne sia il colore della pelle. L'intreccio va avanti a ritmi robusti e con tinte più forti ancora; il ginepraio è se mai un labirinto, ma non vi è traccia nè di vuoti narrativi, nè di scuciture, mentre i fatti rispondono ad una concatenazione sempre lucida. Patetica la faccenda dell'amore giovanile del procuratore Reilly e sicuramente un po' appiattito e scialbo il suo personaggio, a fronte di quello del tenente Brennan, un energumeno in divisa, abituato a seppellire i testimoni scomodi o reticenti, allucinato nel suo delirio di far piazza pulita nei ranghi della feccia metropolitana. Il linguaggio è lurido, martellante e triviale: ciò che è intollerabile è l'impiego insistito di intere frasi, sempre sofisticatissime (e dunque deliberatamente volute) le quali, a parte ogni altra considerazione, escono da bocche di gente del tutto incapace di pensarle, tanto risultano arzigogolate. Il doppiaggio in italiano ne raddoppia ovviamente l'impatto e l'alluvione dilagante rende più abbietto anche ciò che si vede.

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