THE COMMITMENTS *

Valutazione
Discutibile, Trivialità
Tematica
Giovani
Genere
Commedia
Regia
Alan Parker
Durata
118'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
THE COMMITMENTS (THE STORY OF A DUBLIN SOUL BAND)
Distribuzione
Warner Bros Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Roddy Doyle, Dick Clement, Jan La Frenais tratto dal libro "The Commitments" di Roddy Doyle
Musiche
G. Mark Roswell, Paul Bushnell
Montaggio
Gerry Hambling

Sogg.: tratto dal libro "The Commitments" di Roddy Doyle - Scenegg.: Roddy Doyle, Dick Clement, Jan La Frenais - Fotogr.: (panoramica/a colori) Gale Tattersall - Mus.: G. Mark Roswell, Paul Bushnell - Montagg.: Gerry Hambling - Dur.: 118' - Produz.: Roger Randall-Cutler, Lynda Myles

Interpreti e ruoli

Robert Arkins (Jimmy Rabbitte), Michael Aherne (Steven Clifford), Angelina Ball (Imelda Quirke), Maria Doyle (Natalie Murphy), Dave Finnegan (Michael Wallace), Bronach Gallagher (Bernie Mc Gaoughlin), Felim Gormley (Dean Fay), Glen Hansard, Dick Massey, Johnny Murphy, Andrew Strong

Soggetto

Jimmy Rabbitte, che vive in un quartiere popolare di Dublino, si è messo in testa di organizzare una piccola band. A suo parere, la gente povera e senza lavoro della città ha bisogno di soul. Grazie ad un annuncio sul giornale, Rabbitte comincia a selezionare disoccupati, più o meno talentosi: Dean, Fay, Outspan, l'occhialuto Steven Clifford, Deco il ciccione (istrione, ma bravo a cantare), Billy il batterista e Joey "The lips" (un bizzarro e più anziano suonatore di tromba). In più, Natalie, Imelda e Bernie, tre vistose e grintose ragazze come trio vocale. Procuratasi l'attrezzatura necessaria, impegnando tutti nelle prove e cominciando a prodursi in pubblico in capannoni e locali popolarissimi, l'entusiasta manager riesce a trasmettere al gruppetto fuoco ed ambizioni. Questa band dilettantesca e provinciale, che sembra lanciata verso il vertice finisce invece nel fallimento: dissapori, inconcludenza, piccole gelosie (Joey ottiene a turno i favori di Natalie, Imelda e Bernie) e rivalità minano il complesso. È il batterista che per primo si allontana. Il sogno ambizioso di Jimmy Rabbitte evapora nel nulla. Per colpa di tutti ridottisi poi a cantare e suonare all'angolo delle strade o nelle balere di periferia quel piccolo patrimonio che la band aveva nelle mani e che poteva fruttare quattrini e successo si disperde nel nulla.

Valutazione Pastorale

ispirandosi all'omonimo libro di Roddy Doyle, Alan Parker dà una ulteriore, buona prova del suo mestiere di regista. Il suo film è vivo, schietto e autentico, con qualche indubbia incursione sociologica. La innata passione musicale degli irlandesi fa il resto. Il ritmo c'è, moltissime canzoni rendono corposa la colonna sonora. Di per sé la vicenda è stiracchiata, poiché più che prove faticose ed esibizioni non c'è altro. La band era (e deve essere) raccogliticcia e le trovate sul piano comico e narrativo sono rare. Suonatori e cantanti sono tutti validi e credibili. Nello sfondo, alcuni quartieri di Dublino con pioggia, vento, panni stesi, cani sciolti e bambini dai capelli rossi, ripresi con felice ariosità. Storia di un fallimento, per ripicche e insipienze, di una gioventù povera e senza lavoro, che nella musica può trovare compensazione e gioia, ma che sulla soglia del successo disperde talento e volontà. Nuoce al film una lunghezza che è spropositata a fronte della scarsa consistenza della trama e degli eventi e che, malgrado l'aggressiva percussività delle musiche obbliga spesso ad un ristagno che finisce con il tediare. Così come gli nuoce la trivialità dei dialoghi (specie delle ragazze), decisamente intollerabile.

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