Interpreti e ruoli
Julia Roberts (Georgia ), George Clooney (David), Kaitlyn Dever (Lily), Billie Lourd (Wren), Maxime Bouttier (Gede), Lucas Bravo (Paul)
Soggetto
Stati Uniti, oggi. Georgia e David sono due ex coniugi che a malapena riescono si sopportano. La laurea della figlia Lily diventa l’occasione per affilare nuovamente i coltelli; quando la ragazza però comunica loro la volontà di sposarsi con un coetaneo incontrato in Thailandia, Georgia e David stipulano un “pericoloso” sodalizio per fermare le nozze...
Valutazione Pastorale
Due veri mattatori! Julia Roberts e George Clooney: lei è il sorriso più iconico di Hollywood, Premio Oscar per “Erin Brockovich” (2001) e nell’immaginario comune sempre la Vivian Ward di “Pretty Woman” (1990); lui è un attore, regista e produttore acuto, raffinato, erede di Cary Grant, vincitore dell’Oscar per “Syriana” (2006). Insieme hanno recitato più volte, da “Ocean's Eleven” (2001) a “Money Monster” (2016), ritrovando ora lo stesso copione con “Ticket to Paradise” di Ol Parker (dal 6 ottobre al cinema), una rom-com degli equivoci, a sfondo familiare. La storia. Stati Uniti, oggi. Georgia (J. Roberts) e David (G. Clooney) sono due ex coniugi che a malapena riescono si sopportano. La laurea della figlia Lily (Kaitlyn Dever) diventa l’occasione per affilare nuovamente i coltelli; quando la ragazza però comunica loro la volontà di sposarsi con un coetaneo incontrato in Thailandia, Georgia e David stipulano un “pericoloso” sodalizio per fermare le nozze: Lily è ancora troppo giovane, non può commettere il loro stesso “errore”. Diciamolo chiaro, a dare sostanza e ritmo al film è la coppia Roberts-Clooney. I loro tempi comici, l’evidente sintonia e simpatia che li lega, diventano la bussola in un copione un po’ confuso e patinato. “Ticket to Paradise” volteggia leggero e brioso grazie ai due interpreti, che si mettono in gioco attraverso gag comiche fisiche e verbali, onorando la consolidata tradizione della “screwball comedy” sul modello di “Susanna!” (“Bringing Up Baby”, 1938) di Howard Hawks, con la coppia d’assi Katharine Hepburn e Cary Grant. Lì però, oltre ai due raffinati interpreti, c’era anche una regia solida e una scrittura serrata. In “Ticket to Paradise”, diretto da Ol Parker (“Mamma Mia! Ci risiamo”), il punto debole sembra risiedere proprio nella sceneggiatura firmata dallo stesso Parker con Daniel Pipski, un copione che corre su un binario già visto, declinato con soluzioni modeste. Nell’insieme “Ticket to Paradise” è una proposta godibile, incentrata sul senso del matrimonio come scelta consapevole e sul valore dei legami familiari, sul bisogno di riparare quelli sfibrati o induriti dalle intemperie della vita. Consigliabile, semplice.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e per successive occasioni di riflessione sul rapporto genitori-figli, dialogo in famiglia e tra coniugi