Tito e gli alieni

Valutazione
Consigliabile, poetico, Adatto per dibattiti
Tematica
Adolescenza, Cinema nel cinema, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Fantascienza, Lavoro, Metafore del nostro tempo
Genere
Fantastico/poetico
Regia
Paola Randi
Durata
92'
Anno di uscita
2018
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Id.
Distribuzione
Lucky Red
Soggetto e Sceneggiatura
Paola Randi, Massimo Gaudioso, Laura Lamanda
Fotografia
Roberto Forza
Musiche
Giordano Corapi, Fausto Mesolella
Montaggio
Desideria Rayner
Produzione
Angelo Barbagallo, Matilde Barbagallo. Casa di produzione: BiBi Film, con RAI Cinema e TimVision

35° Torino Film Festival 2017, Selezione ufficiale

Interpreti e ruoli

Valerio Mastandrea (professore), Clemence Poesy (Stella), Luca Esposito (Tito), Chiara Stella Riccio (Anita), Miguel Herrera (Luke), John Keogh (Colonnello Daniels), Gianfelice Imparato (Fidel)

Soggetto

Da quando ha perso la moglie, il personaggio chiamato "il professore" vive isolato dal resto del mondo nel deserto del Nevada accanto all'Area 51. Inaspettata lo sorprende la comunicazione che molto presto arriveranno a vivere con lui Anita, 16 anni, e Tito 7 anni, figli del suo fratello Fidel che sta morendo...

Valutazione Pastorale

Da questo prologo, come si capisce pieno di inciampi e difficoltà, prende il via un racconto che batte i terreni poco frequentati della fantascienza e della fiaba. Che il fantasy sia un genere abbastanza trascurato dal cinema italiano è affermazione facile e forse scontata. Che, al di là di facili riferimenti ad alieni e mostri spaziali, esista la possibilità di affrontare l'argomento con angolature e prospettive nuove lo dimostra proprio questo film che mette insieme realtà e sogno, finzione e problemi quotidiani, utopia e speranza con un equilibrio narrativo mirabile e sorprendente. Merito va alla sceneggiatura di Paola Randi, che ha dichiarato di aver sopportato perdite importanti in seguito alle quali si è posta la domanda: come facciamo ad affrontare la paura della morte e del dolore? Un interrogativo forte che Randi, anche regista ha affidato ad una storia fatta di luoghi veri e insieme fantastici, di sentimenti autentici e altri immaginati in un alternarsi di scossoni emotivi in grado di cambiare il carattere delle persone. Così tra il professore, i due nipotini 'trovati', la inafferrabile Stella e il desolato paesaggio circostante scatta una coraggiosa gara fatta di rinunce, di scommesse, di provocazioni: in primo luogo forse la necessità da parte del 'Professore' di 'inventarsi' il ruolo di padre per due ragazzini/adolescenti (16 anni lei, 7 anni lui), un ruolo costruito giorno per giorno di fronte a necessità e bisogni imprevedibili. Nelle pieghe del racconto, nei suoi suggestivi scarti narrativi si fa strada la sensazione che la vicenda, per quanto piccola, abitata da gente sospesa, sperduta in un luoghi immensi, finisca con il crescere fino a sfiorare la bellezza del poema, la rabbia e la capacità di toccare i temi di un'umanità pronta a riscattarsi e a non cedere al peggio dell'esistente. Si tratta di un film anomalo, attraversato da una poesia nascosta e malinconica, ben interpretato e ben realizzato; sembra perfino ingeneroso definirlo un film 'piccolo'. L'idea di fuggire, di abitare altri mondi non è forse da sempre una delle molle che ispirano letteratura e cinema? Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, poetico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte successive occasioni come prodotto italiano originale di bella e intensa fattura.

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