73° Berlinale - Festival Internazionale Del Cinema Di Berlino Selezione ufficiale - Competizione Vincitore del Premio della Giuria Ecumenica
Interpreti e ruoli
Naíma Sentíes (Sol), Iazua Larios (Lucìa), Montserrat Maranon (Nuri), Marisol Gasé (Alejandra), Saori Gurza (Esther ), Mateo García Elizondo (Tonatiuh), Teresita Sánchez (Cruz), Juan Francisco Maldonado (Napo), Alberto Amador (Roberto)
Soggetto
Sol, sette anni e sua madre vanno nella grande casa del nonno per aiutare le zie e i cugini nei preparativi per la festa che riunirà parenti e amici per il compleanno del suo papà, un giovane pittore gravemente malato. Con il passare delle ore l’atmosfera in casa si fa sempre più concitata: tutti sono indaffarati, Sol, però, vuole solo rivedere il suo papà e mostrargli la sorpresa che, con la mamma, ha preparato per lui.
Valutazione Pastorale
Opera seconda della regista messicana Lila Avilés – classe 1982, ha esordito nel 2018 con “La camarista” – che ne scrive anche la sceneggiatura, “Totem. Il mio sole” è stato presentato al 73° Festival internazionale del cinema di Berlino, dove ha vinto il Premio della Giuria Ecumenica. La storia. Sol (Naima Senties, un magnifico esordio), sette anni, e sua madre Lucía (Iazua Larios) vanno nella grande casa del nonno per aiutare le zie e i cugini nei preparativi per la festa che riunirà parenti e amici per il compleanno del suo papà, un giovane pittore gravemente malato. Con il passare delle ore l’atmosfera in casa si fa sempre più concitata: tutti sono indaffarati, Sol, però, vuole solo rivedere il suo papà e mostrargli la sorpresa che, con la mamma, ha preparato per lui. “Totem. Il mio sole” è una commedia a sfondo drammatico, che, con garbo, delicatezza e un pizzico di ironia, racconta la storia della piccola Sol e dell’occasione speciale in cui la sua amorevole e affollata famiglia, si ritrova nell’abitazione del nonno per festeggiare il suo papà. Un unico ambiente e un lasso di tempo circoscritto: dal mattino alla sera. Tutto è visto nella prospettiva di Sol, la macchina da presa è sempre “alla sua altezza”: il nonno, vedovo da poco, che parla attraverso un laringofono e cura le piante del giardino; le zie divise tra i preparativi della festa e i riti di una “sensitiva” che loro stesse hanno chiamato per togliere dalla casa le presenze negative; gli animali, cani, gatti e pappagalli, che si muovono liberi tra le stanze e il giardino e, al piano di sopra, accudito da Cruz (Teresita Sánchez), Tonatiuh, (Mateo García Elizondo), che, molto debilitato, cerca di rimettersi in piedi per partecipare alla festa. Tutti si affannano per qualcosa, ma soprattutto cercano di evitare riferimenti troppo espliciti alla malattia, non usando parole come “morfina” o “chemioterapia”, nel tentativo di proteggere la bambina, di ritardare il più possibile l’inevitabile dolore. Ma Sol capisce tutto, con l’intuizione propria dei bambini, quella loro capacità di afferrare anche quello che gli adulti, animati dalle migliori intenzioni, provano a nascondere. La bambina cerca solo di vedere il padre, vuole stare con lui, prima che la sua vita cambi e lei sia “costretta” a crescere. Nella casa piena di mobili, oggetti, piante e animali, non mancano momenti di tensione, battibecchi, legati anche alle difficoltà economiche che le cure di Tona stanno creando; ma non c’è alcun livore, c’è, invece, la consapevolezza e la libertà di dirsi verità anche spiacevoli, perché animati solo dall’affetto e dal desiderio di prendersi cura gli uni degli altri. E poi la pazienza e l’attenzione di cui sono sempre fatti oggetto i bambini: accompagnati, accuditi, ascoltati, e, quando necessario, anche rimproverati. Ma soprattutto il profondo amore che unisce Tonatiuh, Sol e Lucía. “I luoghi che abitiamo – commenta la regista Lila Avilés – non sono esterni a noi. Piuttosto, dobbiamo trovare questi luoghi anche dentro di noi, con tutte le nostre imperfezioni… Trovare questa nostra vera dimora è un processo di sottrazione, una riduzione e concentrazione sull’essenziale. Come diceva Tolstoj: ‘La verità, come l'oro, non si ottiene dalla sua crescita, ma lavando via da essa tutto ciò che non è oro’. E mentre la verità stessa può sembrare sfuggente, una volta scesi all'essenziale, ci si ritrova nelle parole di Cassavetes: ‘Tutto riguarda l’amore’”. Coinvolgente, triste, ma non disperato né disperante “Totem. Il mio sole” è complesso, poetico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni.