TOYS – GIOCATTOLI

Valutazione
Accettabile, Brillante
Tematica
Film per ragazzi
Genere
Allegorico
Regia
Barry Levinson
Durata
119'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
TOYS
Distribuzione
Fox
Soggetto e Sceneggiatura
Valerie Curtin, Barry Levinson
Musiche
Hans Zimmer, Trevo Horn
Montaggio
Stu Linder

Sogg. e Scenegg.: Valerie Curtin, Barry Levinson - Fotogr.: (normale/a colori) Adam Greenberg - Mus.: Hans Zimmer, Trevo Horn - Montagg.: Stu Linder - Dur.: 119' - Produz.: Mark Johnson, Barry Levinson

Interpreti e ruoli

Robin Williams (Leslie Zevo), Michael Gambon (Leland Zevo), Joan Cusack (Alsatia Zevo), Robin Wright (Gwen), LL Cool J. (Patrick), Donald O'Connor (Kenneth Zevo), Arthur Malet (Owens Owens), Jack Warden, Debi Mazar, Wendy Melvoin, Jamie Fox, Julio Oscar Mechoso, Shelly Desai

Soggetto

Kenneth Zevo, titolare di una fabbrica di giocattoli, sentendosi prossimo a morire, convoca il fratello Leland, generale dell'esercito statunitense, per lasciargli il comando dell'azienda, a patto che mantenga nel suo staff il manager Owens Owens ed i figli Leslie e Alsatia. Questi ultimi, il primo tanto eccentrico quanto incline alla burla, e la seconda assai svampita, si recano al funerale in un'auto scontro, e dalla bara salgono le risate di uno scherzo brevettato dal defunto, il "Barile di risate" che egli ha voluto al suo funerale. Successivamente qualche caso di spionaggio industriale verificatosi alla Zevo offre al generale la possibilità di assumere come capo dei servizi di sicurezza il figlio Patrick, un agente speciale, una sorta di robot militarizzato e saccente, che ben presto, dopo aver assunto una schiera di guardie, trasforma il clima dell'ambiente di lavoro, fino ad allora disteso e sereno, in una sorta di gulag. Deciso a cambiare la filosofia di produzione (che attualmente esclude giocattoli bellici, orripilanti o violenti) Leland, dopo essersi documentato, in città, sui video giochi guerreschi, decide di ritagliarsi uno spazio di progettazione esclusivo. Frattanto Leslie, dopo aver fatto amicizia con la giovane Gwen addetta alle fotocopie, insospettito dalle continue richieste di nuovo spazio e dall'assunzione di bambini, chiede invano ragguagli al generale. Con uno stratagemma Leslie entra nel bunker di Leland e scopre decine di bimbi intenti ad addestrarsi con micidiali videogiochi guerreschi. Per sfuggire alle guardie precipita in uno stagno dove per poco un "maiale marino" non lo uccide e si rifugia da Gwen che gli offre generosa quanto sentimentale ospitalità per la notte. Leland cerca di minimizzare l'incidente, e chiede altre due settimane: il suo progetto di guerratelematica con bambini che manovrano ignari letali armi-giocattolo sarà sottoposto ad esperti di Washington. Questi ultimi però non danno troppo credito al sempre più invasato generale. Suo figlio scopre poi che gli ha mentito riguardo alla morte della madre in Vietnam, morta per la sua imprudenza e non per appendicite. Il giovane, fuori di sé, decide di ribellarsi e sabota l'impianto di energia che attiva tutti i letali giocattoli-arma costruiti nel frattempo. Ma Leland dispone di un secondo impianto, ed inizia così un'epico scontro tra i nuovi ed i vecchi ingenui giocattoli, sacrificati per permettere a Patrick e a Leslie di disattivare la macchina infernale di Leland. Nonostante il ferimento di Patrick e la strage di orsetti, pulcini, papere e animalità varia, alla fine Leslie, usando un aereo giocattolo, piomba nella sala di controllo dove un colpo vagante disattiva l'impianto. Leland viene frattanto ferito gravemente dal "Maiale marino" da lui stesso attivato. Ma il mostriciattolo ha anche decapitato Alsazia, che si rivela essere un robot, costruito dal padre per far compagnia a Leslie. Mentre Leland affiancherà il padre per grave malattia, la fabbrica verrà affidata a Leslie, che proseguirà l'opera paterna.

Valutazione Pastorale

se da un lato l'impegno tecnico lascia sbalorditi per la profusione di mezzi impiegata a creare una vera baraonda di trovate scenografiche e oggettistiche spesso assai suggestive, dall'altro si ha la continua sensazione del "molto rumore per nulla". Il film nasce infatti con l'intento, encomiabile in sé, di lanciare un segnale d'allarme, attraverso l'ironia del paradosso, contro la proliferazione incontrollata dei videogiochi, con tutto il danno che ne può derivare a soggetti per natura modellabili a plagiabili come i bambini e gli adolescenti. Ma d'altra parte il clima sovente troppo fiabesco e ostentatamente "naïf", qui finisce per sminuire tale satira. Di qui la mancanza di un vero mordente, che renda le immagini, i dialoghi, le stesse battute indovinate o le trovate sovente assai ingegnose, capaci di stimolare la curiosità e l'attenzione dello spettatore. Il film, dopo la convincente sequenza iniziale dello spettacolo di Natale alla fabbrica, comincia ad essere prevedibile, ravvivato solo casualmente da qualche battuta o qualche immagine paradossale.

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