UN, DUE, TRE STELLA

Valutazione
Inaccettabile, Velleitario
Tematica
Genere
Allegorico
Regia
Bertrand Blier
Durata
90'
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
UN, DEUX, TROIS SOLEIL
Distribuzione
Columbia Tri Star Film Italia
Soggetto e Sceneggiatura
e Scenegg. Bertand Blier
Musiche
Cheb Khaled
Montaggio
Claudine Merlin

Sogg.: e Scenegg. Bertand Blier - Fotogr.: (scope/a colori) Gerard De Battista - Mus.: Cheb Khaled - Montagg.: Claudine Merlin - Dur.: 90' - Produz.: Patrice Ledoux

Interpreti e ruoli

Anouk Grinberg (Victorine), Marcello Mastroianni (Constantin), Myriam Boyer (La madre), Olivier Martinez (Petit Paul), Jean-Michel Noirey (Maurice), Claude Brasseur (La carogna), Irene Tassembedo. (Gladys Boigny)

Soggetto

alla periferia di Marsiglia vive Victorine, adolescente precoce, con una madre squilibrata ed un padre, Constantin, alcoolizzato dal "pastis". L'età dello sviluppo provoca a Victorine approcci espliciti da parte dei compagni di scuola, che si dilettano in giochi erotici anche con la compiacente insegnante. Poi costoro rubano l'auto di un sergente di polizia, accorso in aiuto alla donna, e che sparando a casaccio ferisce uno di loro. Una santona di colore, Gladys Boigny, però cura empiricamente il ferito, salvandolo. Anche Victorine non sa negarsi, e si innamora di Petit Paul, un ladruncolo che, ricevuta una pallottola nella schiena da un inquilino detto La Carogna, muore, lasciando disperata la ragazza. La madre intanto continua a dar segni di pazzia ed il padre, nell'ebrezza alcoolica, spesso sbaglia porta di casa e va a dormire da altre famiglie. Victorine vendica la morte di Paul bruciando il bar con dentro l'assassino. Incontra poi sul metro Maurice, un borghese mediocre ma affezionato, che la sposa e le dà due figli. Ogni tanto a Victorine le appare il fantasma di Petite Paul. Poi Constantin muore nel bar stroncato dall'alcool: ma anche lui riappare a consolare sia Victorine che Maurice. L'ultima immagine fantastica che ne ha la figlia è di un uomo dritto e fiero che entra in un paesaggio di sogno.

Valutazione Pastorale

i debiti formali che Bertrand Blier paga in questo film sono numerosi: forse omaggi a personalità del cinema come Bunuel, per il clima di satira surrealista alla realtà borghese; come Fellini per l'uso della sovrapposizione in tempo reale tra figure reali e figure fantomatiche per creare un'ambiguità di spazio e di tempo; come Godard per certo ermetismo lessicale e certe pulsazioni cariche di erotismo. Detto questo, si nota subito che siamo di fronte ad un'operazione intellettuale, ad un esercizio di stile cinematografico tutt'altro che originale, dove la somma tra una quantità di fattori espressivi soffocante produce in definitiva la saturazione, il disagio, e soprattutto la noia. I valori espressi dai giovani sono o un edonismo del tutto privo di valori spirituali, o una ribellione contro l'altrettanto obsoleto "sistema" borghese. Se Blier voleva dire che la periferia di Marsiglia è un luogo degradato dove crescono come erbe incolte vite allo sbando, giovani e vecchie che siano, ha sprecato il suo talento, e poteva usare un linguaggio molto più sobrio ed efficace. Se invece, come appare dalle sue dichiarazioni, ha voluto comporre una sorta di elogio dei "Fleurs du mal" alla marsigliese, con un'adolescente acerba ed inquieta come filo conduttore, sembra che l'obiettivo sia stato mancato, sia sul piano formale, sia e soprattutto su quello dei contenuti: non bastano alcune canzoni arabeggianti, come oggi va di moda in Francia, forse per esorcizzare il razzismo contro i nordafricani, a tener su le sorti di questa pellicola, che oltre tutto offre modelli comportamentali assolutamente inaccettabili.

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