UN EROE BORGHESE

Valutazione
Discutibile, ambiguità*
Tematica
Politica-Società
Genere
Drammatico
Regia
Michele Placido
Durata
93'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
UN EROE BORGHESE
Distribuzione
Istituto Luce
Soggetto e Sceneggiatura
Graziano Diana, Angelo Pasquini liberamente ispirato al libro di Corrado Stajano
Musiche
Pino Donaggio
Montaggio
Claudio Di Mauro

Sogg.: liberamente ispirato al libro di Corrado Stajano - Scenegg.: Graziano Diana, Angelo Pasquini - Fotogr.: (panoramica/a colori) Luca Bigazzi - Mus.: Pino Donaggio - Montagg.: Claudio Di Mauro - Dur.: 93' - Produz.: Pietro Valsecchi, Luca Formenton

Interpreti e ruoli

Fabrizio Bentivoglio (Giorgio Ambrosoli), Michele Placido (Silvio Novembre), Omero Antonutti (Michele Sindona), Philippine Leroy-Beaulieu (Annalori Ambrosoli), Emanuele Gallo Perozzi (Filippo Ambrosoli), Lara Silvestri (Francesca Ambrosoli), Sebastiano Silvestri (Umberto Ambrosoli), Daan Hugaert (Joseph Aricò), Ricky Tognazzi, Laura Betti, Laure Killing, Gianpaolo Bocelli

Soggetto

Nel 1974, l'avvocato Giorgio Ambrosoli viene nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana. Quarantenne, uomo integro, legatissimo alla moglie Annalori e ai tre figli Filippo, Francesca, Umberto egli si mette al lavoro, mentre all'esterno clienti e depositari tumultuano per i loro conti. Lavoratore indefesso, Ambrosoli non sa ancora in quale groviglio di misteri si trova e quale sfida si è assunto: la Banca, con sede a Milano, è infatti del siciliano Michele Sindona, ultrapotente finanziere. La "mappa" delle banche e delle società che possiede è fittissima, in Italia e fuori confine. Sindona è fuggito a New York e dall'Hôtel Pierre dà i suoi ordini: la mafia lo sostiene e quantità enormi di danaro escono dall'Italia, o vi rientrano in oscure operazioni di riciclaggio, o si diffondono come una metastasi nel grande impero del siciliano, che ha intessuto stretti rapporti non solo con altri uomini di finanza, ma con politici ed industriali. Ambrosoli è aiutato da Silvio Novembre, maresciallo della Guardia di Finanza, che da collaboratore gli diventa amico, mentre l'ambiente interno dell'istituto bancario osteggia il liquidatore e la stessa Banca d'Italia non sembra offrirgli tutto l'appoggio necessario. Quando vengono scoperte malefatte, giri tortuosi, società fasulle e difetti di documentazione per operazioni di enormi proporzioni, Sindona, furioso, passa all'attacco. Ci saranno citazioni a carico di Ambrosoli, minacce telefoniche e blandizie varie, ma l'avvocato non cede: presentata la sua relazione, che è un vero e proprio atto di accusa, egli si rifiuta di modificarne le conclusioni, perché onesto com'è gli appare mostruoso ed intollerabile che lo Stato debba intervenire con erogazioni a proprio carico. Intanto sono in circolazione i nomi di esponenti politici al vertice, come corrotti o protettori di Sindona, che ha agganci dovunque. La stessa vita familiare di Ambrosoli è diventata più che faticosa: sua moglie è allarmata, i bambini non vedono più il padre, che per fortuna ha trovato in Novembre un collaboratore onesto e tenace. Dopo che è stato invitato, nel 1978, a deporre davanti al Gran Giurì di New York, rientrando a Milano Ambrosoli ha ormai dietro di sé l'odio mortale di Sindona, la cui posizione giudiziaria negli Stati Uniti è compromessa. La stessa mafia abbandona al suo destino il finanziere, che dà l'ordine di eliminare l'avvocato milanese. Rinnovate minacce telefoniche non impediscono ad Ambrosoli di assolvere al suo compito. Rientrando una sera a casa (tra l'altro non gli è stata mai data una scorta), mentre i suoi familiari si trovano sul lago di Como, Joseph Aricò, sicario italo-americano, lo uccide con quattro colpi di rivoltella.

Valutazione Pastorale

Il film è tratto da un recente libro di Corrado Stajano. I percettori saranno indotti a considerarlo come verità storica su eventi sinistri e deflagranti e su complicità oscure ed ignominiose. In realtà è più corretto parlare di cronaca e di una sua ricostruzione "a posteriori", sottoposta quindi all'ottica dei giorni nostri, soprattutto nel clima creatosi dopo fatti e fattacci della cosidetta tangentopoli e di conseguenza ad un giudizio condizionante. È chiaro che nel film di fatti autentici ed incontestabili ce ne sono; altri nella reinvenzione, appaiono verosimili. Ma, poichè nella complessa vicenda molti sono i deceduti ( e non solo il davvero eroico Ambrosoli e l'affarista Sindona, ma anche persone di grande spicco a tutti i livelli), le riserve e la prudenza si impongono: a più forte ragione là dove, nelle battute come nelle svariate allusioni (anche via telefono), vengono chiamati in causa alcuni personaggi ancora viventi. È evidente che l'azione scrupolosa e coraggiosa dell'avvocato Ambrosoli segnò il punto iniziale del ribaltamento di certe situazioni denunciando traffici spregiudicati o criminali, oltre che impensabili risvolti. Di questo tratta il film (la regia è di Michele Placido, che interpreta il personaggio del Maresciallo Novembre, accanto a Fabrizio Bentivoglio, l'onesto professionista milanese, ed al valido Omero Antonutti, molto efficace nel ruolo di Sindona): un film teso solo a tratti e con qualche ingenuità o artificiosità narrativa.

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