VELOCE COME IL VENTO

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti *
Tematica
Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Sport
Genere
Drammatico
Regia
Matteo Rovere
Durata
119'
Anno di uscita
2016
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
01 Distribution
Musiche
Andrea Farri
Montaggio
Gianni Vezzosi

Orig.: Italia (2015) - Sogg. e scenegg.: Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere - Fotogr.(Scope/a colori): Michele D'Attanasio - Mus.: Andrea Farri - Montagg.: Gianni Vezzosi - Dur.: 119' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango con RAI Cinema.

Interpreti e ruoli

Stefano Accorsi (Loris De Martino), Matilda De Angelis (Giulia De Martino), Roberta Mattei (Annarella), Paolo Graziosi (Tonino), Lorenzo Gioielli (Ettore Minetti), Giulio Pagnaghi (Nico De Martino), Tatiana Luter . (Eva)

Soggetto

Giulia De Martino è diventata presto un pilota di successo nel Campionato GT sotto la guida del padre Mario. Quando questi viene a mancare, Giulia si trova ad a dover affrontare da dola la pista. E a pensare al fratello Loris, un ex pilota ormai al tramonto, e al fratellino Nico, piccolo e sensibile...

Valutazione Pastorale

Dopo due film variamente intrecciati sul versante psico-sociologico e, a dire il vero, non del tutto riusciti (Un gioco da ragazze, 2008; Gli sfiorati, 2011), Rovre cambia decisamente registro, scenario, ambito di riferimento. Scegliere come scenario il mondo delle corse automobilistiche, e focalizzare in una ragazzina di 17 anni la protagonista principale significa avviarsi all'interno di una storia che si scontra con una realtà dinamica e movimentata, fatta di inciampi, distinguo, errori, occasioni e qualche rimpianto. Loris e Giulia cominciano con una violenta litigata, con un'ostilità reciproca che significa la non volontà di fare qualche passo avanti. E' solo attraverso un percorso fatto di piccoli/grandi passi e di progressiva comprensione che Loris e Giulia fanno scattare la luce di quella ritrovata armonia che vuol dire un futuro diverso e migliore. Sembra quasi incredibile che un finale così 'positivo' arrivi a suggellare una vicenda italiana. In realtà il copione elimina facili soluzioni, sdolcinamenti e banali armonie. Forse il clima emiliano romagnolo si adatta troppo semplicemente alla vicenda in fin dei conti non troppo 'negativa'. Forse il realismo cede presto all'altra faccia della favola, e il finale arriva a riempire un vuoto persino immaginato e non dichiarato. Resta tutto il comparto di contorno: le corse, le riprese sulle piste e nelle strade, la scelta della lingua locale, i personaggi di contorno che fanno autenticità e costruiscono quella idea di sporco, di fango, di pericolo che crea suspence e tensione. Il film è comunque di encomiabile tenuta e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e meritevole di dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, in successive occasioni, come esempio di produzione nazionale che cerca di entrare nel 'genere' con bella padronanza espressiva.

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