VIA PARADISO

Valutazione
Discutibile, Scabrosità
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Luciano Odorisio
Durata
112'
Anno di uscita
1988
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
VIA PARADISO
Distribuzione
C.D.I.
Soggetto e Sceneggiatura
Luciano Odorisio
Musiche
Giovanna Marini
Montaggio
Carlo Bartolucci

Sogg. e Scenegg.: Luciano Odorisio - Fotogr.: (panoramica/a colori) Fabio Cianchetti - Mus.: Giovanna Marini - Montagg.: Carlo Bartolucci - Dur.: 112' - Produz.: Clemi Cinematografica

Interpreti e ruoli

Michele Placido (Francesco), Angela Molina (Giulia), Guido Celano (Don Andrea), Coralina Cataldi Tassoni, Francesco di Federico, Fiorenza Marchegiani, Sebastiano Nardone, Fabio Traversa, Giulia Urso, Augusto Zucchi

Soggetto

in Via Paradiso, a Chieti, c'è l'Eden, un vecchio cinema fatiscente. Francesco, che insieme al nonno Andrea ne è il proprietario, è deciso, malgrado la opposizione di quest'ultimo, a venderlo ad un gruppo di americani, interessati al rilancio del locale. Con il ricavato insieme all'amico Salvatore creerà invece in città un supermercato. La vita familiare di Francesco è diventata arida e irritante: lui ha moglie e bambino ma, quando arrivano gli americani, nel corso della festa data per accoglierli insieme a costoro egli vede Giulia, sua amichetta d'infanzia e poi amore tutto fiamme, sparita improvvisamente da Chieti anni prima, senza spiegazioni e senza lasciare tracce di sorta. Nell'uomo i ricordi tornano vivi: i due si incontrano ed hanno un rapporto d'amore, poi Francesco apprende da un fioraio (Marcello) suo amico che Giulia, più che la hostess-interprete dei futuri acquirenti del cinema, è l'amante dell'anziano capo del gruppetto. Francesco si adira, lei confessa e confenna la verità dei fatti riferitigli, poi lui si calma e propone alla donna di fuggire insieme con il ricavato della vendita dell'Eden. È qui che deve avvenire la firma del contratto: Francesco sta per firmare ma, quando apprende che Giulia ripartirà con gli ospiti, straccia le carte, con grande gioia del nonno. Per incarico della moglie Anna, una bambina consegna a Francesco una lettera, che Giulia aveva lasciato ad Anna anni prima, spiegandogli il perché della sua fuga e invitandolo a raggiungerla altrove, perché lo amava sinceramente. Ma Anna, innamorata anche lei e speranzosa di farlo suo, mai aveva consegnato la lettera in questione. Ormai è troppo tardi: partita Giulia, Francesco resta a Chieti con i suoi, abbandonando i suoi velleitari desideri, per ristrutturare il cinema Eden, nella vecchia Via Paradiso dei sogni e dei ricordi di un tempo.

Valutazione Pastorale

soggetto, sceneggiatura e regia, tutto di Luciano Odorisio. Tutto e, francamente, anche troppo. Di lui venne a suo tempo giustamente apprezzata la freschezza di "Sciopèn". Qui la freschezza si è sgualcita e avvizzita in un miscuglio dialettale-strapaesano, in cui Odorisio, pur guardando sempre con affetto ai suoi personaggi, non riesce nell'intento di una gradevole ironia. Il film ne risente: nulla più che un collage di sceneggiate, di cui talune irritanti e funeste (citiamo quella di Francesco e l'amico avvocato; o quella con il fastidiosissimo fioraio) e niente che superi i connotati del bozzettismo e del macchiettismo (il nonno quèrulo, ingombrante e cocciuto, insieme al suo vecchio amico). A parte la improbabilità, ai tempi nostri, di quel gruppetto americano che va a Chieti per ristrutturare un cinema fatiscente, la vicenda appare melensa, in un'atmosfera uggiosa e provinciale, con figurette ammiccanti e gesticolanti. In un certo senso, ma con limiti, una specie di "amarcord", con gli scarsi profumi delle cose che non furono, i sospiri su quelle che potevano essere, la lettera d'amore mai consegnata al destinatario e un finale da autentico fumetto (cade la neve e suonano le campane mentre, dietro i vetri della porta del cinema, Francesco spera in un più largo pubblico per l'Eden rimesso a nuovo). Antiche pulsioni amorose, affetti attuali sbiaditi, e poi tutte le allusioni e lo spettegolìo tipico dei piccoli centri finiscono con il provocare scarsissima partecipazione, se non indifferenza. Gli interpreti fanno quello che possono, reiterando sorrisi, lucciconi e chiacchere a non finire, senza che la sceneggiatura e i dialoghi consentano ai personaggi di acquisire uno spessore psicologico ragionevole.

Le altre valutazioni

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