I film della settimana, restando a casa. Dal 30 marzo al 5 aprile

martedì 31 Marzo 2020
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

Cinema in casa con i consigli dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film della CEI

Chiamati a stare ancora in casa, ci possiamo consolare e intrattenere con un buon film, anzi otto. Guardando alla programmazione Rai, Mediaset e Tv2000, nonché alla piattaforma RaiPlay del servizio pubblico, ecco le proposte della settimana, da lunedì 30 marzo a domenica 5 aprile, secondo l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana.

“The Post” (RaiPlay)
Steven Spielberg con “The Post” (2018) firma uno dei film più belli sul (buon) giornalismo degli ultimi anni, una storia vera che ci riporta all’America degli anni ’70, che però trova grande attualità anche oggi. Il film si ispira a fatti realmente accaduti nel 1971, a poca distanza dallo scandalo Watergate: Katharine Graham (Meryl Streep), prima donna alla guida del “The Washington Post”, e Ben Bradlee (Tom Hanks), direttore del giornale, sono sotto pressione per la pubblicazione di documenti riservati del Pentagono che mettono in scacco il governo su azioni dubbie e spregiudicate durante la Guerra del Vietnam. Nonostante le forti intimidazioni ricevute Graham e Bradlee decidono di dare voce alla verità, di pubblicare i “Pentagon Papers” a rischio di insabbiamento. Aiutato dalla scrittura critta puntuale di Liz Hannah e Josh Singer, nonché dai sempre eccellenti Meryl Streep e Tom Hanks, Steven Spielberg dirige un film di grande impatto, una riflessione acuta e profonda sull’importanza del giornalismo libero e responsabile per la società; una storia di impegno civile, preziosa in tempi assaliti dall’emergenza delle fake news. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

“Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (Tv2000, 30 marzo)
Ci avviciniamo sempre più alla Pasqua e Tv2000 per l’occasione programma, lunedì 30 marzo, uno degli sguardi cinematografici più belli e intensi sulla Croce. È “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) di Pier Paolo Pasolini, film presentato alla Mostra del Cinema della Biennale Venezia, vincitore del premio cattolico Ocic (oggi Signis). Pasolini offre una rappresentazione della vita e della morte di Cristo prendendo come riferimento il testo di Matteo, facendone emergere anche tutta la complessità, gli aspetti problematici. Non un film, non una figura accomodante come nel cinema hollywoodiano, bensì un racconto sul Messia scarno e privo di abbellimenti, un Gesù povero tra i poveri. Ambientato nelle regioni del Sud d’Italia, per il film Pasolini sceglie uno stile dimesso, un linguaggio a tratti anti-cinematografico, per accostarsi rispettosamente al testo di Matteo. Nonostante il dibattito e le polemiche che precedono l’uscita del film (e che seguitano), “Il Vangelo secondo Matteo” segna un momento importante per la storia del cinema, così come un’occasione di dialogo tra la Chiesa e i distanti. Un film che sembra suggellare la grande stagione di dialogo e riconciliazione promossa nello spirito del Concilio Vaticano II. “Nobile illustrazione del Vangelo – lo ha definito la Commissione nazionale valutazione film nel 1964 – con una ragguardevole aderenza al testo sacro, in cui la figura di Cristo è evocata con sobrietà e senza manchevolezze di gusto. Lo stile di chiara evidenza realistica che rifugge dall’iconografia tradizionale, l’aderenza degli attori all’interpretazione pasoliniana del Vangelo e i suggestivi effetti musicali rendono il film interessante”.

“Harry Potter” (Italia 1, 30-31 marzo)
Ne abbiamo parlato già la scorsa settimana, ma il successo che sta avendo in questi giorni difficili, di quarantena, è sensazionale. La saga di Harry Potter sta macinando ascolti su Italia 1, con la messa in onda di due capitoli a settimana; e la rete vince puntualmente la partita della prima serata con più di 4milioni di spettatori e il 16% di share. Lunedì 30 e martedì 31 marzo vengono messi in onda “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” (V) e “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” (VI). Lo scontro a viso aperto con il Male, che qui ha le sembianze di Voldemort, si fa sempre più serrato e senza filtri. Il mondo protetto della scuola di Hogwarts vacilla, ma il coraggio di Harry e dei suoi amici sono un potente antidoto all’avanzata dell’oscurità. Se nei primi film (libri) si sperimentano atmosfere fantastiche e sognanti, in questi episodi emergono marcatamente colori e toni foschi. Harry si fa grande e le sue scelte sono sempre più stringenti, determinanti, in una narrazione che si carica anche dei toni del thriller. Un film comunque che unisce tutta la famiglia sul divano.

“C’è post@ per te” (La5, 31 marzo)
Chi non è rimasto affascinato dalla storia di NY152 e Shopgirl? Dietro quei soprannomi si nascondono Tom Hanks e Meg Ryan nella riuscita commedia di Nora Ephron “C’è post@ per te” (“You’ve Got Mail”, 1998), rilettura del lavoro teatrale di Miklós László così come del film di Ernst Lubitsch “Scrivimi fermo posta” (1940). Alle soglie del nuovo Millennio, con i social media ancora non esplosi, il film riflette sui rapporti al tempo della globalizzazione e della comunicazione mediate dalla Rete, dalle email. Il film si muove lungo il binario della commedia sentimentale, giocata sull’equivoco dei due protagonisti che si scontrano nella vita reale, per motivi di lavoro, e invece si incontrano, senza saperlo, attraverso il computer. Dalla busta con francobolli a Internet i sentimenti sono comunque sempre gli stessi. Dal punto di vista pastorale il racconto è senza dubbio positivo.

“La mossa del pinguino” (RaiPlay)
Segna l’esordio alla regia per il popolare attore Claudio Amendola. Parliamo della commedia “La mossa del pinguino” (2013) con protagonisti Edoardo Leo, Ricky Memphis, Ennio Fantastichini e Antonello Fassari. A ridosso delle Olimpiadi di Torino del 2006 un gruppo di lavoratori precari sogna il riscatto come team di Curling ai giochi invernali. L’agone sportivo sembra attutire così i colpi pressanti inferti dalla realtà, i problemi che ciascuno dei protagonisti deve fronteggiare quotidianamente. Ideato e diretto da Amendola, il film emana atmosfera di salutare semplicità. I protagonisti hanno non pochi problemi, ma non urlano, non sbraitano, non reclamano regali; si mettono in gioco con la dignità di chi si concede almeno un sogno e cerca di farlo arrivare fino in fondo. Una commedia italiana con una ricca varietà di sfumature, da lodare per l’attenzione alle sfumature e ai dialoghi. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, problematico e per dibattiti.

“Una moglie per papà” (La5, 1° aprile)
Una tata come Corrina la vorrebbero tutti! Corrina, interpretata con grande fascino e trasporto dalla mattatrice Whoopi Goldberg, è la protagonista della commedia rosa a sfondo sociale “Una moglie per papà” (“Corrina, Corrina”, 1994) diretta dalla regista-sceneggiatrice Jessie Nelson. Siamo negli Stati Uniti sulla cerniera tra anni ’50 e ’60; Manny Singer (Ray Liotta) è un musicista-pubblicitario vedovo con una bambina, Molly (Tina Majorino), che si rifiuta di parlare dopo la morte della madre. Nella loro vita entra un’esuberante tata afroamericana, Corrina Washington, che scardina traumi e steccati, ricordando alla famiglia che è ancora viva, capace di riabbracciare fiducia e spensieratezza nel domani. Nel film si inserisce anche la riflessione sulle discriminazioni per la popolazione afroamericana, un tema sempre caldo a Hollywood e negli Stati Uniti. Nel complesso si tratta di una commedia che evita banalità e volgarità, che si mantiene lodevolmente a un livello accettabile, lontana da scivolate mielose. Dal punto di vista pastorale il film è accettabile e certamente brillante.

“Teneramente folle” (RaiPlay)
Un altro esordio alla regia, quello di Maya Forbes con il dramedy sulla malattia “Teneramente folle” (“Infinitely Polar Bear”, 2015) con Mark Ruffalo e Zoe Saldana. Un esordio che attinge a quattro mani dalla biografia dell’autrice. Boston anni ’70, Cam (Ruffalo) e sua moglie Maggie (Saldana) sono sposati e hanno due bambine; Cam soffre di disturbo bipolare, che gli impedisce di condurre una vita familiare e lavorativa regolare. Quando la moglie è costretta a trasferirsi a New York per lavoro, Cam è chiamato a rimettersi in gioco come padre e come marito per mantenere unita la sua famiglia. Il film segue uno svolgimento narrativo semplice e coinvolgente, sfiorando in alcuni passaggi anche le sfumature della favola. Il protagonista Cam lotta con le due debolezze per amore dei suoi cari e questo permette a tutti di abbracciare un orizzonte di speranza. L’ottica della regista sorprende per l’entusiasmo e la solidità con cui resta attaccata alla voglia di non scoraggiarsi, di non perdersi d’animo, di superare le difficoltà grazie al sostegno della famiglia. “Teneramente folle” è una cronaca vivida di affetti e tenerezza che si fanno luogo ideale dove la famiglia ritrova motivazione e compattezza. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

“Molière in bicicletta” (RaiPlay)
Fabrice Luchini è per la Francia quello che Sergio Castellitto è per l’Italia. Un grandissimo attore, accurato e misurato in ogni suo lavoro. In “Molière in bicicletta” (“Alceste à bicyclette”, 2013) di Philippe Le Guay, una commedia acuta e raffinata adatta per un pubblico adulto, Luchini è Serge (Luchini), attore che si è ritirato dalle scene e che conduce una vita tranquilla in provincia; un giorno arriva da lui il collega Gauthier (Lambert Wilson), che al contrario vive una stagione di grande popolarità grazie alla Tv. Gauthier gli propone di recitare insieme a teatro “Il misantropo” di Molière. Inizia così un frizzante contro-incontro tra scena e vita reale. Philippe Le Guay scrive (insieme a Luchini) un copione di irresistibile leggerezza e di impalpabile serietà; dentro alla cornice del film si incontrano (si scontrano) teatro e televisione, l’alto e il basso, il serio e il faceto. I due attori sono sensazionali nel gioco di sguardi affilati e gestualità enigmatica, dando vita a un duello fatto di cinismo, furbizia, amicizia. “Molière in bicicletta” è un racconto brillante che dal punto di vista pastorale è consigliabile, problematico e per dibattiti.

Articolo disponibile sul sito Chi ci separerà? della CEI

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