I film in sala dal 12 giugno 2014

venerdì 13 Giugno 2014
Un articolo di: Redazione

I film in sala dal 12 giugno, a cura della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI

 

Tema comune per molti dei film in uscita in sala dal 12 giugno 2014 è il viaggio, declinato secondo generi e suggestioni narrative differenti: dal viaggio futuristico di Ari Folman con The Congress, al viaggio di ritorno alla Città di Smeraldo nel cartoon Il magico mondo di Oz di Dan St. Pierre e Will Finn, ma anche il viaggio geografico-sentimentale che si snoda tra Parigi e New York con Le Week-End di Roger Michell e Rompicapo a New York di Cédric Klapisch. Ancora, il percorso lungo la malattia mentale nel film Gabrielle – Un amore fuori dal coro di Louise Archambault.

Dopo il convincente esordio con Valzer con Bashir (Waltz with Bashir, 2008), l’israeliano Ari Folman torna alla regia con The Congress, film di apertura della Quinzaine des Réalisateur al Festival di Cannes 2013 e tratto dal romanzo Il congresso di futurologia di Stanislaw Lem (Edizioni Marcos y Marcos). Si tratta di un suggestivo nonché problematico racconto giocato tra realtà e animazione: è la storia della diva hollywoodiana Robin Wright che in un momento di crisi professionale accetta di concedere lo sfruttamento della sua immagine in versione virtuale. L’opera introduce pertanto il tema del rapporto tra uomo e media, tra guadagni e inevitabili rischi, ovvero la perdita dell’identità e dello specifico umano a favore di una vita di finzione digitale. Sulla scia dell’originale approccio di Spike Jonze con Lei (Her, 2013), anche Folman offre una valida riflessione sul tema, sul compromesso come scelta estrema, sul ruolo dell’attore come perdita di se stessi e della propria fisicità. Ne esce un film contaminato, segnato dalla paura del futuro, che da un punto di vista pastorale è da considerare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Sempre un’animazione, ma con i toni e i colori adatti al mondo dell’infanzia, è il film Il magico mondo di Oz (Legends of Oz: Dorothy’s Return) di Dan St. Pierre e Will Finn, già sceneggiatori per la Disney, che propongono un seguito de Il Mago di Oz (The Wizard of Oz, 1939) di Victor Fleming ricorrendo al romanzo del pronipote del celebre scrittore L. Frank Baum. Ecco dunque la giovane Dorothy che fa ritorno alla Città di Smeraldo per nuove avventure insieme ai vecchi amici (lo spaventapasseri, l’uomo di latta e il leone) e a nuovi incontri. Cartoon che potrà certo interessare i più piccini, ma forse deluderà gli adulti speranzosi di trovare una storia articolata e di grande vivacità come il precedente Mago di Oz di cui resta viva nel ricordo l’interpretazione di Judy Garland e la colonna sonora (Over the Rainbow). Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e semplice. 

Parigi, invece, fa da cornice al film Le Week-End di Roger Michell (Notting Hill, Il buongiorno del mattino, A Royal Weekend), per una commedia sentimentale che vede protagonisti Jim Broadbent e Lindsay Duncan. È storia di Nick e Meg Burrows che per festeggiare i 30 anni di matrimonio, ma soprattutto per riconfermare il reciproco amore un po’ appannato, decidono di tornare a Parigi, nello stesso luogo dove hanno trascorso la luna di miele. Il racconto delinea le sfumature di un amore maturo, che alterna momenti frizzanti a riflessioni più serie, Le Week-End convince soprattutto per la notevole prova dei due protagonisti. 

Dalla Francia agli Stati Uniti con Rompicapo a New York (Casse-tête chinois) per seguire le nuove avventure dei protagonisti dei film L’appartamento spagnolo (L’auberge espagnole, 2002) e Bambole russe (Les poupées russes, 2005), tutti scritti e diretti da Cédric Klapisch. Come Richard Linklater (Before Sunrise, Before Sunset, Before Midnight), anche Klapisch torna a raccontare l’evoluzione dei suoi personaggi, che da giovani universitari sono divenuti ormai dei quarantenni in crisi esistenziale-sentimentale. L’espediente narrativo poteva anche funzionare, ma il sovraccarico di storie e tematiche – affrontate di fatto con troppa disinvoltura – rischiano di compromettere l’opera, il tono brillante della commedia degli equivoci. Il film è nell’insieme complesso e problematico, segnato da scabrosità. 

Dal viaggio geografico al viaggio esistenziale con Gabrielle – Un amore fuori dal coro (Gabrielle) della regista canadese Louise Archambault, che ha ricevuto il Premio del pubblico al 66° Festival di Locarno (2013) nella sezione “Piazza Grande”. È la storia della giovane Gabrielle (Gabrielle Marion-Rivard), affetta dalla sindrome di Williams, che si innamora di Martin (Alexandre Landry) anche lui affetto da patologia. Il loro è un sentimento ostacolato dalle rispettive famiglie, per timore e sospetto nei confronti della loro indipendenza. Non è la prima volta che il cinema riflette sui disagi mentali (Mi chiamo Sam, Adam), sulla voglia di una vita sociale piena, ma il film Gabrielle sembra trovare una chiave narrativa originale e interessante, soprattutto per il ruolo che gioca la musica (l’attività con il coro) nella storia. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e problematico, adatto certamente per dibattiti.

Escono poi in sala gli italiani l’horror 1303 di Michael Taverna e i film drammatici Ore Diciotto in punto di Giuseppe Gigliorosso e Sangue sparso di Emma Moriconi. Ancora, l’animazione scandinava La mela e il verme (Æblet & ormen) di Anders Morgenthaler e Mads Juul, il thriller lettone-lituano The Gambler (Losejas) di Ignas Jonynas. Anche due documentari escono questa settimana: l’australiano Femen – L’Ucraina non è in vendita (Ukraina ne Bordel) di Kitty Green e il tunisino Era meglio domani (Ya Man Aach) di Hinde Boujemaa.

 


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