Il Natale in 10 film. La proposta di Cnvf e CEInews.it. Un viaggio nella storia del cinema

giovedì 20 Dicembre 2018
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

A richiamare l’atmosfera del Natale è spesso un film cui si è legati, tra ricordi di infanzia e pagine di vita. Partendo da questa suggestione, la Commissione nazionale valutazione film CEI insieme all’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali con il portale CEINews.it ha individuato una proposta di dieci titoli, dieci istantanee sul Natale, tra commedia, dramma, musical e animazione. Un ripercorrere la storia del cinema dal Secondo dopoguerra a oggi, con uno sguardo alle differenti industrie culturali. Scopri il WebDoc  di CEINews 

“La vita è meravigliosa”
Quando di parla di cinema classico e atmosfere natalizie non si può non fare riferimento a “La vita è meravigliosa” (“It’s a Wonderful Life”) di Frank Capra del 1946. Prendendo le mosse dal racconto di “The Greatest Gift” (1939) di Philip Van Doren Stern, il film con James Stewart ci mostra la fragilità di un uomo quando il lavoro deraglia e subentrano i pensieri negativi sul futuro, su come mantenere la propria famiglia. Sentendosi assalito dai problemi, il protagonista George Bailey arriva persino a pensare di togliersi la vita. Ma l’avvento provvidenziale di uno sconosciuto, l’angelo Clarence (Henry Travers), gli farà riaffiorare il senso della vita e l’importanza della propria famiglia, vero ancoraggio nella tempesta. Una bella pagina di cinema, resa con realismo e poesia, che schiude l’orizzonte alla speranza nonostante le difficoltà della vita, soprattutto in anni di faticosa ripresa dopo i traumi della Seconda guerra mondiale. “La trama, ispirata ad elevati concetti morali, è stata realizzata da una regia piena di vivacità e d’estro, ma equilibrata e sapiente. L’interpretazione è efficacissima” (Segnalazioni cinematografiche, Vol. XXIII, 1948, p. 86).

“Il ferroviere”
Dall’America all’Italia con il cinema di Pietro Germi, “Il ferroviere” del 1956, parabola drammatica di un ferroviere assalito dallo sconforto dinanzi a una famiglia lacerata. Vedendo i figli scontrarsi con problemi, l’uomo, un onesto e semplice lavoratore, precipita nella vertigine della solitudine. La notte di Natale, però, la famiglia si stringe attorno a lui, tramettendogli calore e solidità. Tratto dal racconto “Il treno” di Alfredo Giannetti, il film si colloca sulla scia del filone neorealista, ma arricchito da una componente sentimentale che sfocia nel mélo. “Il ferroviere” rappresenta uno dei momenti più alti di Pietro Germi, la perfetta commistione tra poesia e realismo, nonché uno sguardo sul Natale e la società italiana del tempo verso la stagione del boom degli ’60. “Personaggi e vicende non hanno nulla di straordinario, ma sono osservati e studiati con commossa comprensione e rappresentati con perfetta sincerità” (Segnalazioni cinematografiche, Vol. XXXIX, 1956, p. 217).

“Tutti insieme appassionatamente”
Nella Hollywood classica, con l’avvento del sonoro, il musical è uno dei generi portanti. E quasi sul crinale del cambiamento verso le istanze della New Hollywood, pronta a raccogliere i fermenti di protesta di fine anni ’60, arriva una commedia musicale in stile tradizionale: “Tutti insieme appassionatamente” (“The Sound of Music”) del 1966 di Robert Wise con Julie Andrews e Christopher Plummer. Tratto da una storia vera e ispirato dal testo teatrale del duo artistico Rodgers-Hammerstein, il film racconta della famiglia austriaca Trapp, con un padre vedovo e i suoi sette bambini, famiglia dove arriva la tata Maria, un ciclone di gioia ed entusiasmo. La donna riporterà l’amore per la vita nella casa di Salisburgo, nonostante le insidie della guerra alle porte nel 1938. Premiato con 5 Premi Oscar, tra cui miglior film e regia, il film è sorretto da trascinanti coreografie e coinvolgenti numeri musicali, dove la Andrews offre un’interpretazione di straordinaria efficacia. Un racconto sulla famiglia e per la famiglia, dalle atmosfere zuccherose ma mai banali; il film è divenuto nel tempo appuntamento fisso per il Natale.

“Piccolo Lord”
Dal romanzo di formazione di Frances Hodgson Burnett il regista Jack Gold ha diretto nel 1980 “Il piccolo Lord” (“Little Lord Fauntleroy”) con Rick Schroder e Alec Guinness. Con atmosfere tipicamente britanniche e ambientazioni nella ricca campagna inglese, vediamo l’incontro-scontro tra un anziano nobiluomo, il conte di Dorincourt, indurito dalla vita e dalle sofferenze e il giovane nipote Cedric di sette anni, orfano di padre. La tenerezza e l’entusiasmo del ragazzo incrineranno la corazza del nonno, che riscoprirà così la bellezza della vita condivisa. Dal cinema inglese arriva un racconto classico e positivo, dalla confezione rigorosa e dai risvolti educational.

“SOS Fantasmi”
Nel 1988 il regista statunitense Richard Donner realizza “SOS fantasmi” (“Scrooged”) rivisitazione in chiave comica, con atmosfere tra il pop e il mistery, del racconto natalizio di Charles Dickens “Canto di Natale” (“A Christmas Carol”). Protagonista è Bill Murray all’apice della notorietà, dopo il successo “Ghostbusters” nel 1984. L’attore interpreta il personaggio di Francis, un manager di un network televisivo molto influente; seppure circondato da successo e fama, l’uomo vive un’esistenza avara di sentimenti. La notte di Natale tre fantasmi lo aiuteranno a ricentrare il senso della propria vita, dando luogo a gag tragicomiche. Simpatico film dall’umorismo esilarante e grottesco, un racconto sul Natale, che evidenza il desiderio di riscatto e il bisogno di condivisione della vita.

“Mamma, ho perso l’aereo”
Chris Columbus è un regista americano esperto in racconti di formazione per ragazzi. Tra i suoi film si ricordano “Mrs. Doubtfire” (1993), “L’uomo bicentenario” (1999) e i primi due capitoli cinematografici della saga di “Harry Potter” (2001-2002). Il primo vero successo internazionale della sua carriera arriva però con la commedia “Mamma, ho perso l’aereo” (“Home Alone”) del 1990, storia del bambino Kevin dimenticato a Natale a casa dalla numerosa famiglia, partita da Chigago per Parigi. Kevin è chiamato ad affrontare la casa vuota e la minaccia di due ladri pronti a svaligiarla; il bambino darà sfogo al suo ingegno per mettere una serie di ostacoli sul cammino dei malviventi. Un film scoppiettante, con pennellate di tenerezza legate soprattutto alle dinamiche familiari e al bisogno di ritrovarsi. Un cambio di passo nel racconto del Natale nel cinema americano del anni ’90. “Si tratta di una briosa commedia dal ritmo sostenuto e con qualche spunto spiritoso e gradevole. Il film è piuttosto curato: c’è l’atmosfera natalizia, ma non in dosi stucchevoli come in altri lavori del genere” (Valutazione pastorale della Commissione nazionale valutazione film CEI, Cnvf.it).

“The Family Man”
Con “The Family Man” (2000) si approda negli anni Duemila ma il modello narrativo resta però ancora quello dell’opera di Charles Dickens, “Racconto di Natale”. Il film diretto da Brett Ratner, con Nicolas Cage e Tea Leoni, propone infatti la vicenda di Jack, talentuoso manager di Wall Street, che negli anni ha voltato le spalle all’amore e alla famiglia per la carriera. La sua esistenza è senza dubbio confortevole, ma priva di valori e sentimenti. Grazie all’aiuto di un angelo, Jack sperimenterà una vita “altra”: sposato con il primo amore Kate e padre di due figlie, con un’esistenza tranquilla in una tipica famiglia americana del ceto medio. Inizialmente un incubo, che diviene poi un percorso di riscatto. “La famiglia recupera un ruolo di pienezza e di completamento delle singole individualità. Tutto è facile e comprensibile, forse anche un po’ scontato e in qualche passaggio un po’ ingenuo. Ma alla fine si tratta di una commedia piacevole e senza troppe pretese” (Valutazione pastorale della Commissione nazionale valutazione film CEI, Cnvf.it).

“Nativity”
La regista statunitense Catherine Hardwicke, specializzata in film su adolescenti inquieti come “Thirteen. 13 anni” (2003) ma anche fantasy quali “Twilight” (2008), nel 2006 si cimenta nella regia di “Nativity” (“The Nativity Story”), una rilettura della venuta di Gesù con stile a metà tra classico e innovativo. Sceneggiato da Mike Rich, il film è incentrato sui due anni precedenti la nascita di Gesù, dall’incontro tra Maria e Giuseppe alla visita dei Magi. La regista, forte della sua matrice realista, imprime un taglio narrativo semplice ma non banale, del tutto misurato. L’opera ha “la capacità di non proporre facili (e spesso furbe) operazioni di stravolgimento, ma di rinnovare la tradizione con occhio moderno” (Valutazione pastorale della Commissione nazionale valutazione film CEI, Cnvf.it). Dal punto di vista pastorale il film è raccomandabile e poetico.

“Gli eroi del Natale”
Non poteva di certo mancare nelle nostre dieci proposte anche l’animazione, uno dei generi più ricorrenti nei racconti sul Natale. Nel 2017 è uscita una fiaba animata sulla venuta di Gesù dal taglio simpatico e singolare, “Gli eroi del Natale” (“The Star”) di Timothy Reckart. L’originalità del racconto risiede infatti nella scelta di mostrare la Natività attraverso lo sguardo degli animali del tempo. Un racconto allegro e festoso che vuole celebrare la vera rivoluzione dell’umanità, declinato in un colorato paesaggio e con una colonna sonora adeguata; nel film non mancano riferimenti e suggestioni alla Lettera enciclica “Laudato si’” (2015) di papa Francesco. Un storia dolce e divertente per un pubblico familiare. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e nell’insieme semplice.

“Dickens. L’uomo che inventò il Natale”
Prende le mosse dal racconto di Les Standiford il film “L’uomo che inventò il Natale” (“The Man Who Invented Christmas”) di Bharat Nalluri. Questa volta l’attenzione non va al personaggio dickensiano Ebenezer Scrooge, bensì al suo creatore, lo scrittore inglese Charles Dickens, ritratto al momento di un blocco creativo e in cerca di un’idea originale da consegnare al proprio editore. Protagonista, nei panni dello scrittore, è il popolare interprete britannico Dan Stevens, mentre a raffigurare la fisionomia di Scrooge c’è il veterano Christopher Plummer. “Una storia bella e commovente che comincia dalle pagine del libro e si trasferisce interamente nelle immagini del film. Mantenendo autenticità e coerenza, rimane solo un po’ dolciastro nel finale. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e certamente poetico” (Valutazione pastorale della Commissione nazionale valutazione film CEI, Cnvf.it).

Articolo originale pubblicato su CEINews.it


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