In uscita “Ghostbusters. Minaccia glaciale”, “Coincidenze d’amore”, “E la festa continua!”

sabato 13 Aprile 2024
Un articolo di: Sergio Perugini

Quarant’anni, è il tempo trascorso dal primo, folgorante, “Ghostbusters. Acchiappafantasmi”, uscito nel 1984. Il film è uno dei titoli evocativi del decennio a marcia pop-fantastico di Hollywood, quello che ha regalo sogni ancora scintillanti: basta citare “E.T.”, “I Goonies”, “Indiana Jones” e “Star Wars”. Nei cinema dall’11 aprile arriva un altro capitolo della saga, che promette nuova linfa creativa ma anche un omaggio al cult anni ’80: è “Ghostbusters. Minaccia Glaciale” diretto da Gil Kenan, che conta su nuove star come Paul Rudd, Carrie Coon e Finn Wolfhard insieme alle “vecchie glorie” dallo smalto mai appannato come Bill Murray, Dan Aykroyd ed Ernie Hudson. In sala anche il ritorno della regina delle rom-com “a stelle e strisce”, Meg Ryan: l’attrice dirige e interpreta “Coincidenze d’amore”, adattamento del testo teatrale di Steven Dietz. In duetto con la Ryan David Duchovny, in un film che si gioca tra flusso di ricordi e cura delle fratture dell’anima. Infine, dalla 18a Festa del Cinema di Roma in sala c’è “E la festa continua!” di Robert Guédiguian, raffinato racconto di respiro sociale sul confine tra dramma e commedia brillante, puntellato da sentimento. Protagonista Ariane Ascaride, musa-moglie di Guédiguian, in un ruolo acuto ed elegante. Il punto Cnvf-Sir.

Janine (Annie Potts), Peter (Bill Murray), Ray (Dan Aykroyd) and Winston (Ernie Hudson) in Columbia Pictures’ GHOSTBUSTERS: FROZEN EMPIRE.

“Ghostbusters. Minaccia Glaciale” (Cinema, 11.04)
“If There’s Something Strange / In Your Neighborhood / Who Ya Gonna Call? / Ghostbusters!”. Sono i primi versi dell’ormai celebre brano di Ray Parker Jr. che nel 1984 faceva da colonna sonora al film “Ghostbusters. Acchiappafantasmi” diretto da Ivan Reitman, su copione degli attori Dan Aykroyd e Harold Ramis. A quarant’anni di distanza, in un’operazione tra “reboot” e omaggio nostalgico, esce targato Sony Pictures “Ghostbusters. Minaccia glaciale” (“Ghostbusters: Frozen Empire”) diretto da Gil Kenan e prodotto da Jason Reitman, figlio dello scomparso Ivan e già regista del capitolo “Ghostbusters: Legacy” (2021). È un film di respiro avventuroso-fantastico che riesce nella difficile operazione di preservare lo spirito dell’opera originaria e al contempo di aprirsi a un nuovo pubblico, a nuove esigenze narrative. Nel cast troviamo le stelle della Hollywood contemporanea come Paul Rudd, Carrie Coon, Finn Wolfhard (lanciato dalla serie “Stranger Things”) e Mckenna Grace insieme ai veterani Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson e Annie Potts.

La storia. La famiglia Spengler – Callie, Trevor, Phoebe e Gary – si trasferisce a New York, per occupare la storica sede degli Acchiappafantasmi, l’ex caserma dei pompieri. Lì ritroveranno anche i fondatori del celebre team tra cui Ray Stantz e Peter Venkman. All’orizzonte si profila una nuova, pericolosa, minaccia: da un artefatto storico riprende vita un demone che minaccia di annientare la città sotto strati di ghiaccio…
Il film di Gil Kenan funziona tra spassosi richiami ai primi due titoli anni ‘80, con gli irresistibili Bill Murray, Dan Aykroyd ed Ernie Hudson ancora splendidamente in campo, e nuovi simpatici personaggi come pure accattivanti linee di racconto. Con un po’ di fatica iniziale a livello narrativo – il copione stenta un po’ a trovare il giusto passo –, progressivamente l’impianto trova ritmo, regalando una grande avventura formato famiglia, capace di conquistare nuove generazioni e dare un twist di giocosa malinconia agli spettatori della prima ora. “Ghostbusters. Minaccia glaciale” è un racconto vorticoso e divertente, per un pubblico amante del fantastico, mai sazio delle atmosfere trascinanti degli anni ’80. Una delizia brillante! Consigliabile, semplice, per dibattiti.

“Coincidenze d’amore” (Cinema, 11.04)
Bentornata Meg Ryan. La regina della commedia sentimentale brillante, lanciata da “Harry, ti presento Sally…” (1989) di Rob Reiner su copione di Nora Ephron e resa intramontabile dai successivi “Insonnia d’amore” (1993) e “C’è posta per te” (1998), sempre della Ephron, dopo un lungo periodo di silenzio e distanza dal set ha trovato un copione giusto non solo da interpretare ma anche da dirigere. È “Coincidenze d’amore” (“What Happens Later”), che prende le mosse dal testo teatrale “Shooting Star” (2008) di Steven Dietz personalizzandolo nella direzione della commedia sentimentale dalle sfumature malinconiche. Un film che la Ryan dedica all’amica scomparsa Nora Ephron, cui deve i titoli più belli in carriera. Due i protagonisti in scena, la Ryan e David Duchovny (“X-Files”).

La storia. Stati Uniti, inverno. In uno scalo si ritrovano casualmente dopo due decenni Willa e Bill. I due, un tempo innamorati, oggi hanno vite segnate da affanni e irrisolti familiari. Willa è in aeroporto per andare a incontrare una persona con cui vuole riconciliarsi, Bill è in viaggio per lavoro, ma il pensiero è a casa, rivolto alla figlia con cui ha un dialogo scarno. Un’inaspettata tempesta di neve blocca i voli e concede a Willa e Bill un secondo tempo nella loro esistenza, un’opportunità per guardarsi indietro e forse riappacificarsi…
Meg Ryan, durante la pandemia, ha individuato una storia intima, un passo a due esistenziale. Per lei è l’occasione d’oro per tornare al cinema che conosce meglio, quello che ha esaltato le sue qualità interpretative, giocate sulla linea di confine tra ironia e malinconia. Qui fa del suo meglio per vivacizzare un incontro-dialogo tra due ex innamorati, oggi cinquantenni dalla vita spiaggiata. Il film è un flusso di ricordi, di coscienza, direzionato tra la seduta psicanalitica e il processo di riparazione dalle sofferenze, di guarigione delle cicatrici. È l’opportunità, realistica e anche un po’ magica, di sistemare gli errori del passato e tornare a guardare il domani con fiducia.
“Coincidenze d’amore” non gira alla perfezione, appesantito da dialoghi fiume che qua e là appaiono freddi, troppo ragionati e poco intessuti di pathos autentico; il film è imperfetto e lungo nello svolgimento, ma nel complesso non si può non riconoscere alla Ryan lo sforzo nel confezionare una storia sofisticata alla maniera di Nora Ephron, di cui oggi a Hollywood si sente tanto la mancanza: le rom-com odierne sono intessute per lo più di banalità e volgarità. Pertanto, è proprio il caso di dire ben tornata Meg Ryan, anche se il film non è a fuoco e incede faticosamente. La direzione però è quella giusta. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

“E la festa continua!” (Cinema, 11.04)
Chiudiamo le uscite della settimana con un titolo di cui ci siamo già occupati durante la 18a Festa del Cinema di Roma: “E la festa continua!” (“Et la fête continue!”) di Robert Guédiguian, di cui si ricordano i recenti “La casa sul mare” (2017) e “Gloria mundi” (2019). L’autore francese è abile nel comporre dei ritratti di comunità, sguardi sociali su periferie e storie di vita ai margini, giocati sempre tra malinconia, ironia e denuncia.
La storia. Marsiglia, oggi. L’infermiera Rosa, prossima alla pensione, è un punto di riferimento nel quartiere, occupandosi di chi versa in condizioni di disagio. Pronta a candidarsi alle elezioni amministrative, Rosa rimane spiazzata dalla (ri)scoperta dell’amore: conosce un libraio in pensione che le rivolge tenerezze dimenticate…

Guédiguian compone un’opera densa di temi e diritti, intessuta da un raffinato racconto sentimentale. “E la festa continua!” ruota attorno al personaggio di Rosa, che il regista ha cesellato ancora una volta per la moglie-musa Ariane Ascaride, attrice di grande fascino ed eleganza. Rosa è capofila in una comunità-quartiere di ultimi, che ascolta e stimola alla resilienza; è una “pasionaria” con il sorriso, che si muove tra le corsie dell’ospedale o nelle vie di Marsiglia determinata ad attivare un cambiamento. Una donna che non si arrende allo status quo, e su cui poggia saldo anche un articolato equilibrio familiare. Attraverso il personaggio Guédiguian tratteggia anche le sfumature di un amore adulto, tra due sessantenni, che si autorizzano a provare ancora emozioni. Un’opera di impegno civile che volteggia tra ironia e poesia. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

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