MOSTRA DI VENEZIA 2014 – Entra nel vivo l’edizione n° 71 – Passati 2 film italiani in concorso

domenica 31 Agosto 2014
Un articolo di: Redazione

Cominciano a passare sugli schermi del Lido i titoli previsti nel cartellone principale dell’edizione 71 della Mostra del Cinema di Venezia. Nell’ordine: “Anime nere” di Francesco Munzi (Italia) ; “3 Coeurs” di Benoit Jacquot (Francia); “Manglehorn” di David Gordon Green (Stati Uniti); “Loin des hommes” di David Oelhoffen (Francia); “The Cut” di Fatih Akin (Turchia); “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo (Italia).  Primo film italiano a scendere in concorso, “Anime nere” è una tragica calata nell’inferno della malavita contemporanea.  Si parte da uno scenario europeo per arrivare in Italia, prima a Milano, poi in Calabria. Qui, dentro zone inesplorate dell’Aspromonte si consuma il destino di tre fratelli e delle loro famiglie- Destino a poco a poco più fosco e crudo, che parte da difficili equilibri di fiducia e finisce in una resa dei conti originata da sospetti,invidia, vendette, Non c’è dubbio che Munzi fa grande sforzo per gettare sulla vicenda uno sguardo capace di uscire da confini ristretti per approdare ad una shakespeariana ‘settimana dei morti’ che significa entrare nel buio di un oscuro e inarrestabile desiderio di regolamento dei conti. Le immagini sono livide e angosciose, la fotografia cala luoghi e immagini nel non ritorno dell’assenza di pacificazione. Tragedia esistenziale, modello Il Padrino e Francis Ford Coppola: scrittura e montaggio però si fermano sulla soglia del cambio di prospettiva tra etica e morale. Le anime restano nere, la luce resta spenta. La denuncia è sufficiente?

Bello il melò “3 Coeurs”, deliziosa variante sul tema del caso e del destino; uno scherzo ma estremamente serio. “Manglehorn” sarebbe stato un buon titolo senza Al Pacino e senza le sue pretese di monopolizzare il copione, togliendo spazio a ruoli e situazioni di contorno. Emotivamante e civilmente ispirato, l’altro francese “Loin des hommes” di David Oelhoffen, torna ad affrontare la guerra d’ Algeria, con il nobile proposito di vincere le ostilità con amicizia e rispetto della diversità. Delusione su tutta la linea per “The Cut”, infelice escursione nella memoria del genocidio armeno. Akin sbaglia tempi, modi, copione, attori, quasi tutto. Complicato, insieme provocatorio e un po’ furbo, il nuovo film di Saverio Costanzo parla di coppia, di maternità, di donna e di donne, scandisce i termini di una dolorosa querelle marito/moglie sui modi di crescita del figlio, chiudendo su un doppio finale, certo tragico e forse consolatorio. Ma tutto resta in bilico, e Costanzo  infierisce sui suoi personaggi sia come sceneggiatore (lasciandoli allo scontro frontale) sia come regista (inquadrature con grandangolo che mortificano figure e ambienti.


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