Novità in piattaforma tra “Being the Ricardos”, “Don’t Look Up”, “Emily in Paris” e il doc “Tina”

lunedì 3 Gennaio 2022
Un articolo di: Sergio Perugini

A Natale non è solo il cinema a mettere in campo titoli di grande richiamo. Anche le piattaforme, infatti, si contendono il favore del pubblico tra film e serie Tv. E proprio di questo si occupa il punto Cnvf-Sir, con una panoramica sulle principali hit: su Prime Video il biopic “Being the Ricardos” firmato Aaron Sorkin; su Netflix la commedia satirica “Don’t Look Up” di Adam McKay e la seconda stagione della stilosa serie “Emily in Paris”; infine, su Sky e Now il doc “Tina” dedicato alla regina del rock Tina Turner.

“Being the Ricardos” (Prime Video)
Molti forse ricordano l’attrice hollywoodiana Lucille Ball per le esilaranti commedie di respiro familiare “12 metri d’amore” (1953) e “Appuntamento sotto il letto” (1968). Negli Stati Uniti la Ball è una vera diva, ricordata come una delle pioniere della commedia tra cinema, Tv e radio; la sua grande popolarità si deve soprattutto al piccolo schermo negli anni ’50, quando produce e interpreta la sitcom “I Love Lucy” (1951-57) insieme al marito Desi Arnaz. E proprio attorno a quel celebre show, che per diversi anni è stato incoronato programma più visto d’America, è dedicato il film “Being the Ricardos” scritto e diretto dal premio Oscar Aaron Sorkin (“Codice d’onore”, “The Social Network” e “Il processo ai Chicago 7”). A interpretare la Ball è Nicole Kidman, mentre il marito cantante di origini cubane è Javier Bardem.
La storia. Il film ricostruisce una settimana di lavorazione della sitcom “I Love Lucy”, dalla lettura dei copioni alle prove generali in studio fino al giorno della registrazione con il pubblico. Una settimana densa di accadimenti non solo a livello professionale per la coppia Ball-Arnaz, ma anche per gli accesi scontri personali. A rendere il clima ancor più teso è l’improvviso calo di popolarità della Ball, dovuto alle infamanti accuse di comunismo. Sono infatti gli anni della “caccia alle streghe”, in cui opera la Commissione per la repressione delle attività antiamericane sotto la guida dell’influente senatore Joseph McCarthy.
Con grande classe Sorkin ci porta nel cuore dell’America anni ’50, componendo uno sguardo tra scena e retroscena di una delle coppie comiche più celebri del tempo, offrendo inoltre un affondo sulla dura stagione del maccartismo e il clima di terrore nel mondo del cinema e della cultura tutta. Seppure racconti uno degli show comici più noti, appunto “I Love Lucy”, il film “Being the Ricardos” è uno sguardo introspettivo piuttosto dolente e drammatico, l’istantanea di una crisi professionale e personale; uno sguardo, comunque, di grande atmosfera sulla Hollywood del tempo, giocato tra fascino e malinconia. Ottima l’intesa tra la Kidman e Bardem – soprattutto la Kidman conferma una grande versatilità e intensità –, come pure i comprimari J.K. Simmons e Nina Arianda. Dal punto di vista pastorale “Being the Ricardos è consigliabile, problematico e per dibattiti.

“Don’t Look Up” (Netflix)
Si tratta di uno dei film più attesi dell’anno, che la piattaforma Netflix ha rilasciato il 24 dicembre: è “Don’t Look Up”, una commedia nera, una satira feroce sulla nostra società, sulle derive della politica e dell’informazione, tra media e social. A scrivere e dirigere il film è il premio Oscar Adam McKay – suoi sono “La grande scommessa” (2015) e “Vice” (2018) – ma a dare risonanza all’operazione è soprattutto il cast stellare, in testa i premi Oscar Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Cate Blanchett e Mark Rylance. La storia. Due astronomi scoprono che una cometa si sta per abbattere sulla Terra, calcolando una collisione in circa sei mesi. Allarmati si attivano per contattare il governo degli Stati Uniti. Nessuno sembra però prendere sul serio i loro calcoli; esasperati i due si affidano a una popolare trasmissione Tv…
Ricorrendo a una delle paure catastrofiche più diffuse, ossia la minaccia di un meteorite contro il nostro pianeta, dunque lo scenario di un’apocalisse contemporanea, Adam McKay costruisce una divertente, e al contempo irriverente, black comedy che mette in stato d’accusa la politica, interessata solamente al proprio tornaconto in una schizofrenica campagna elettorale permanente, e il mondo del giornalismo, avvitato in un’informazione morbosa e spettacolarizzata. Ancora, sul banco degli imputati ci sono i potenti tycoon proprietari di media e piattaforme, che influenzano la politica per un profitto fuori controllo. Nell’insieme “Don’t Look Up” convince per la scommessa su un cast di primo piano, che si mette in gioco con grande ironia e talento. La carica di denuncia satirica che fa McKay è valida e interessante, rischiando però di deragliare qua e là tra l’irritante e il grottesco. Nonostante alcuni pregi, il film non appare del tutto compatto, preda anche di lungaggini (143 minuti). “Don’t Look Up” è consigliabile, problematico e per dibattiti.

“Emily in Paris” (Netflix)
Corre sempre lungo binario tra “Il diavolo veste Prada” (2006) e la serie “Chiami il mio agente!” (dal 2015): parliamo della seconda stagione della seguitissima serie Tv Netflix “Emily in Paris”, ideata e prodotta da Darren Star, autore di serie cult come “Beverly Hills 90210” e “Sex and the City”. Dopo il successo raccolto nell’autunno 2020, Lily Collins torna per una seconda stagione nei panni dell’americana Emily Cooper, volata da Chicago a Parigi per lavorare da Savoir, influente società di marketing francese. Un viaggio dove (dis)avventure di lavoro e amorose si fondono in un mix brillante ed esilarante. Sia chiaro, si tratta di una serie leggera, leggerissima, che mette a tema lo scontro culturale tra società americana e francese (un po’ come “Ted Lasso” in casa AppleTv+), aggiungendo una generosa dose di rom-com, di commedia con striature romantiche, insieme a diffuse suggestioni tra mondo della moda e cartoline paesaggistiche ed enogastronomiche. Nell’insieme, un cocktail piacevole e coinvolgente che si apprezza più per la sua freschezza che per la sua sostanza. “Emily in Paris 2” è consigliabile, semplice, indicato per un pubblico adulto.

“Tina” (Sky e Now)
Che meraviglia il documentario “Tina” sulla regina del rock Tina Turner! Diretto dai registi premio Oscar Daniel Lindsay e T.J. Martin, il film è stato presentato in prima mondiale al Festival di Berlino nel 2021. Accompagnato da una lunga intervista alla cantante nella sua casa in Svizzera, insieme alle testimonianze di artisti come Angela Bassett, Oprah Winfrey, Katori All, Kurt Loder e Roger Davis, il doc “Tina” ci conduce in un viaggio a tappe alla scoperta delle origini della cantante (nata Anna Mae Bullock) a Nutbush in Tennessee, dal matrimonio con il musicista Ike Turner alla scelta del nome d’arte Tina Turner e l’ascesa nel mondo della musica. Come prevedibile, il film dedica non poca attenzione al rapporto con Ike, tra pubblico e privato, terminato rovinosamente con un divorzio dopo percosse e violenze ai danni della cantante. Tina Turner è omaggiata per il suo essere una grande donna, oltre che una grande artista, per la sua resilienza e capacità di riscatto: si è scrollata di dosso le ceneri di un matrimonio violento agguantando con una disperata energia rock un futuro nella musica a partire dagli anni ’80, raggiungendo un successo planetario anni ’90 in poi.
Il documentario “Tina” ha un taglio introspettivo, mescolando immagini di repertorio e interviste, con performance musicali da brivido. A essere onesti, qualche raccordo musicale in più sarebbe stato ancor più gradito, ma nell’insieme le grandi hit ci sono tutte: “River Deep. Mountain High”, “Proud Mary”, “What’s Love Got to Do with It”, “Private Dancer” e soprattutto “The Best”. Il documentario giunge sino ai nostri giorni, alla prima del musical a lei dedicato a Broadway nell’autunno del 2019, dove la leggenda del rock brilla ancora con la sua luce abbagliante. “Tina” è un film accurato, raffinato e suggestivo, che convince e persino commuove; dal punto di vista pastorale è di certo consigliabile, problematico e per dibattiti.

Articolo disponibile anche sulla piattaforma dell’Agenzia SIR

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