Punto streaming Cnvf-Sir: “Il principe cerca figlio” (Prime Video), “Fabio. Prendere o lasciare” (TimVision) e “Yes Day” (Netflix)

giovedì 18 Marzo 2021
Un articolo di: Sergio Perugini

Uscito a fine anni ’80 “Il principe cerca moglie”, firmato dal mitico John Landis – tra le sue opere basta richiamare solo due titoli: “The Blues Brothers” (1980) e il videoclip di “Thriller” (1983) di Michael Jackson – e con un Eddie Murphy nel momento d’oro, è diventato subito un cult movie che valica steccati generazionali. Ora su Prime Video c’è l’atteso seguito, “Il principe cerca figlio” (“Coming 2 America”), che giunge a oltre trent’anni di distanza. Di questo si occupa il “punto streaming” settimanale della Commissione nazionale valutazione film CEI e dell’Agenzia Sir. E ancora: su TimVision il doc sul tennista Fabio Fognini, “Fabio. Prendere o lasciare” di Giuseppe Marzo, parabola di caduta e riscatto di un campione; su Netflix la commedia per famiglie “Yes Day” di Miguel Arteta con Jennifer Garner ed Édgar Ramírez.

“Il principe cerca figlio”
Inarrivabile era inarrivabile. “Il principe cerca moglie” (“Coming to America”, 1988) di John Landis è uno di quei film degli anni ’80 che si vedono di continuo, entrato nell’immaginario comune come un cult di matrice comica. Si tratta di uno di quei film “sempreverdi” usati a rotazione nella programmazione della Tv lineare come attira pubblico. Come “Il principe cerca moglie” possiamo citare infatti dello stesso decennio capolavori come “I Goonies” (1985), “Una poltrona per due” (1983, sempre di Landis), “Dirty Dancing” (1987), non dimenticando di certo la saga “Indiana Jones” di Steven Spielberg. Poi il decennio si è chiuso con il botto, con due titoli ad alto tasso di romanticismo come “Pretty Woman” (1990) e “Ghost” (1990). Insomma, provare a fare il bis del “Principe cerca moglie” era impresa assai complicata.
Negli ultimi anni il progetto però ha preso piede, forte della presenza di Eddie Murphy (nel ruolo del principe Akeem, come pure di molti personaggi secondari in un riuscito gioco imitativo) e della spalla comica Arsenio Hall (l’amico fraterno Sammi). Piano piano il cast originario si è ricomposto quasi tutto: hanno detto sì infatti Shari Headley (Lisa, la donna amata da Akeem), James Earl Jones (re Joffy Joffer), John Amos (l’imprenditore Cleo McDowell) o interpreti di personaggi più periferici come Louie Anderson (Maurice).
Il film “Il principe cerca figlio” (“Coming 2 America”) con la regia di Craig Brewer – che ha lavorato già con Murphy nel 2019 in “Dolemite Is My Name” – è uscito su Prime Video nel 2021 a inizio marzo. E con un mix di emozioni allora ci si accosta al film: si avverte infatti una certo gioia nel partecipare a una rimpatriata tra “amici”, e nel contempo è forte il timore di vedere rovinato un cult… E allora diciamolo subito, senza troppi giri di parole: la cosa più riuscita è indubbiamente l’operazione reunion degli attori. Ci sono praticamente quasi tutti, e questo dona non poca emozione, cogliendo i segni del tempo sui loro volti, squadernando così la fantasia sull’evoluzione delle singole storie nei decenni. Per il resto, purtroppo, il film si spiaggia nelle secche di una banalità quasi imbarazzante. La cosa che più lascia interdetti è vedere una struttura narrativa così fragile e incerta, per non dire buttata via senza grande slancio di creatività o desiderio di approfondimento. La storia in due righe: Akeem ormai re, sposato con Lisa e con tre figlie, scopre di avere un primo figlio maschio concepito nel leggendario viaggio a New York, nel Queens… Se gli interpreti non perdono smalto, anzi, è il racconto che dunque deraglia. Non si tratta solo di un revival poco originale, è sconfortante difatti vedere un prodotto con delle potenzialità accontentarsi di una comicità di respiro corto e non poco gratuita, segnata da volgarità (non a caso la piattaforma Prima Video indica la visione per un pubblico dai 13 anni in su). Nel complesso, dal punto di vista pastorale il film “Il principe cerca figlio” è da valutare come consigliabile-semplice, segnato da superficialità.

“Fabio. Prendere o lasciare”
Per TimVision l’anno nuovo si è aperto con un documentario dedicato al mondo del tennis, a uno dei suoi campioni nel segno del tricolore italiano. Parliamo di “Fabio. Prendere o lasciare”, doc diretto da Giuseppe Marzo e dedicato al tennista sanremese Fabio Fognini, entrato nella top ten mondiale del circuito ATP (del 2019 è la vittoria al Masters di Monte-Carlo). Non si tratta però di un semplice biopic, bensì del racconto di un anno speciale: l’infortunio, l’operazione alle caviglie e il difficile ritorno sul campo, quando fuori in Italia e nel resto del mondo esplodeva la pandemia da Covid-19. L’incipit del documentario può apparire piuttosto semplice e basico, forse anche nel segno del già visto – si ricorda infatti il doc su Prime Video “Resurfacing” (2019), caduta e risalita del campion inglese Andy Murray –; man mano però che procede la narrazione si entra in partita con la storia, con il suo protagonista e il suo meraviglioso clan familiare-sportivo. È lì che emerge il bello della narrazione, vedere un campione che non lotta da solo per tornare a gareggiare, ma si trova sempre acconto la moglie, la nota tennista Flavia Pennetta (vincitrice degli US Open nel 2015,), i suoi due figli, come pure i genitori o il granitico allenatore Corrado Barazzutti. Vicino a Fognini ci sono anche tanti amici, soprattutto colleghi sportivi come il mitico Novak (Nole) Đoković, la tennista Francesca Schiavone, storica vincitrice del Roland Garros nel 2010, così come le glorie del calcio Javier Zanetti e Bobo Vieri.
Nel documentario, girato con stile realistico, scarno, emerge dunque un bel ritratto di Fognini, andando oltre i suoi noti temperamenti: si capisce sì che è un campione con talento, che ha ancora da dire sul campo, ma che soprattutto è un uomo risolto e amato, e che sa amare come pure essere prossimo ai suoi cari. “Fabio. Prendere o lasciare”, seppur dalla struttura lineare, regala belle emozioni, il racconto di un uomo chiamato a dimostrare la sua grandezza non solo sulla terra rossa ma anche nella vita. Dal punto di vista pastorale il doc “Fabio. Prendere o lasciare” è consigliabile, semplice e adatto per dibattiti.

“Yes Day”
Prendendo le mosse da un romanzo per ragazzi firmato da Amy Krouse Rosenthal con le illustrazioni di Tom Lichtenheld, arriva su Netflix la commedia per famiglie “Yes Day” diretta dal regista portoricano Miguel Arteta con protagonisti Jennifer Garner e Édgar Ramírez. La storia: la famiglia Torres è composta da Carlos ed Allison, genitori sulla quarantina con tre figli che vanno dalla prima infanzia all’adolescenza. Carlos ed Allison da giovani si sono innamorati condividendo viaggi avventurosi e piccole follie quotidiane; il loro motto era vivere la vita al massimo, non rinunciano a fare nuove esperienza. Da genitori, però, sono entrati nel regno del “No, non si può fare”, con un atteggiamento iperprotettivo verso i figli, che manifestano infatti non poca insofferenza. Per rimescolare le carte delle dinamiche familiari la coppia decide allora di concedere ai figli uno “Yes Day”, la possibilità di fare tutto quello che i ragazzi desiderano nell’arco di una giornata. E gli imprevisti sono prevedibilmente dietro l’angolo…
La commedia è senza dubbio simpatica e dal ritmo frizzante, adatta a un pubblico familiare allargato, muovendosi sullo stesso binario narrativo del riuscito “Wonder” (2017). Al centro del racconto temi anche importanti come il dialogo, la comprensione reciproca tra genitori-figli, il bisogno del gioco, dell’evasione oppure di manifestazioni di affetto, di slanci di tenerezza. Convincono pienamente le interpretazioni di Jennifer Garner e Édgar Ramírez, che si mettono al servizio della storia con grande duttilità e giocosità. Dal punto di vista pastorale, la commedia “Yes Day” è consigliabile, semplice e adatta per dibattiti.

Articolo disponibile anche su Agenzia Sir


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