#RomaFF13. Il punto sui film del secondo giorno. “Il mistero della casa del tempo” e “Il vizio della speranza”

venerdì 19 Ottobre 2018
Un articolo di: Sir-Cnvf

La Festa del Cinema di Roma entra nel vivo della 13ª edizione. Presentati oggi l’avventura da brividi per ragazzi di matrice hollywoodiana “Il mistero della casa del tempo” (“The House with the Clock in its Walls”) di Eli Roth e il dramma sociale ambientato nelle periferie campane “Il vizio della speranza” firmato da Edoardo De Angelis. Ecco il punto sulle proiezioni del secondo giorno della Festa con il Sir e la Commissione nazionale valutazione film della Cei (Cnvf).

“Il mistero della casa del tempo”
È tratto dal romanzo per ragazzi “The House with the Clock in its Walls” – in Italia uscito con il titolo “La pendola magica” –, il primo di dodici volumi scritti tra il 1973 e il 2008 da John Bellairs (in verità metà dei romanzi è stata firmata da Brad Strickland, dopo la morte di Bellairs nel 1991). A questa avventura fantastica di taglio educational il regista Eli Roth ha impresso un risvolto da brivido.
Classe 1972, Roth si è imposto negli anni come regista, sceneggiatore, attore e produttore; il genere di riferimento è l’horror e tra i suoi titoli più noti si ricordano “Hostel” (2005), “Hostel 2” (2007) e il più recente “Knock Knock” (2015). Prendendo in mano il lavoro di Bellairs, sceneggiato da Eric Kripke, Roth da un lato ha cercato di disegnare visivamente un mondo di magia impreziosito da inserti comico-ironici, dall’altro ha recuperato la sua cifra da maestro del brivido per accostarlo al mondo dei ragazzi. Lo stesso regista ha infatti dichiarato: “Penso che ci si possa divertire e spaventare allo stesso tempo. Film come ‘Gremlins’ ed ‘E.T.’ lo hanno dimostrato”.
La storia: un bambino di 10 anni rimane orfano e si trasferisce dallo zio materno, Jonathan, nell’America degli anni ’50. Una casa ammantata di mistero e magia…
“Una grande fantasia – commenta Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film Cei – è quella che regala il regista Roth, dimostrandosi a proprio agio non solo nei meccanismi classici dei film di genere, ma anche nella capacità di costruire storie per tutti i tipi di pubblico, dai bambini agli adulti. Suggestiva è la confezione, con scenografie fantastiche ma verosimili, che regalano un coinvolgimento bello e ricco d’atmosfera”.
“Un thriller a misura di bambino – sottolinea Sergio Perugini, segretario Cnvf– dove al di là della cornice fantasy è possibile ritrovare temi importanti come il bisogno di famiglia, il rapporto padre-figlio (qui esplicitato con lo zio Jonathan, un irresistibile e assai bravo Jack Black), il desiderio di essere compresi e perdonati. Un fuoco d’artificio per l’occhio, ma anche una bella storia da vivere con emozioni e divertimento. Da sottolineare anche la sempre talentuosa e mai ripetitiva Cate Blanchett”.
Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, brillante e adatto a tutti i tipi di pubblico.

“Il vizio della speranza”
Nato a Napoli nel 1978, Edoardo De Angelis con una manciata di film si è imposto in breve tempo come regista-sceneggiatore solido e con una chiara impronta autoriale. Suoi sono “Mozzarella Stories” (2011), “Perez.” (2014) e l’acclamato “Indivisibili” (2016). È ora al cinema con “Il vizio della speranza”, dramma ambientato lungo il fiume Volturno in Campania tra forte degrado sociale e miseria umana, dove sboccia una inattesa luce di speranza dai richiami evangelici.
La storia: Maria (l’espressiva Pina Turco) è una giovane donna bloccata in un mondo senza futuro, costretta dalla malavita locale, Zi’Marì (sorprendente Maria Confalone), che gestisce un mercato nero di neonati, venduti da prostitute a madri pronte a pagarli. Tutto cambia quando Maria scopre di essere incinta…
“Dopo ‘Indivisibili’, prosegue la fotografia di De Angelis di una terra martoriata – sottolinea Giraldi –, una terra che il regista dimostra di conoscere molto bene e di restituire in tutte le sue drammatiche sfumature. L’autore rivela polso, capacità di graffiare ma anche poesia, mostrando uno stile maturo e incisivo. Forse qui De Angelis inciampa in qualche sbavatura, volendo accompagnare un po’ troppo lo spettatore verso la sua tesi, ma offre comunque una narrazione lucida e compatta”.
“Sotto il profilo narrativo – aggiunge Perugini – nel film troviamo molti temi attuali: lo sfruttamento della donna, della maternità, la condizione dispersa delle periferie, dove non c’è traccia né di Stato né di futuro. In questa landa desolata, disumana, ecco che si innesta un seme di riscatto, di speranza. Con l’arrivo del bambino, Maria desidera poter cambiare; si sveglia da quel torpore in cui arrancava e fa di tutto per dare la vita a quella creatura inattesa. De Angelis avvolge inoltre la narrazione di riferimenti cristologici, attualizzando l’immagine della natività”.
Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti, sia per i richiami sociali che religiosi.

Articolo originale pubblicato su Agenzia Sir


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