Anteprima “Vanina” con Giusy Buscemi, in sala “May December” con le Premio Oscar Portman e Moore

sabato 23 Marzo 2024
Un articolo di: Sergio Perugini

La magia di Catania, della Sicilia, giocata tra luci e ombre. È uno degli elementi portanti della serie Tv “Vanina” diretta da Davide Marengo e scritta da Leonardo Marini, dai romanzi di Cristina Cassar Scalia. Si entra con grinta e fascino nella vita di Vanina Guarrasi, vicequestore della Mobile di Catania, chiamata a destreggiarsi in casi di criminalità e al contempo a fronteggiare le cicatrici dell’anima, legate alla morte del padre e alle ingerenze della malavita. Protagonista un’intensa Giusy Buscemi, in un ruolo che le offre un twist di carriera verso la maturità interpretativa. Prodotta da Palomar e Rti, la serie debutterà su Canale 5 dal 27 marzo. L’abbiamo vista in anteprima. Al cinema, invece, dal 21 marzo con Lucky Red c’è l’atteso ritorno del regista statunitense Todd Haynes con il dramma psicologico “May December”, in competizione al 76° Festival di Cannes. Protagoniste le Premio Oscar Natalie Portman e Juliane Moore in un “duello” recitativo affilato e incalzante. Un film che prende le mosse da un insidioso e problematico fatto di cronaca, che la regia acuta di Haynes governa con eleganza e fumosa ambiguità. Il punto Cnvf-Sir.

“Vanina” (Canale 5, 27.03)
“Sabbia nera (2018), “La logica della lampara” (2019), “La Salita dei Saponari (2020) e “Il Re del gelato” (2023). Sono i quattro romanzi di Cristina Cassar Scalia – editi da Einaudi – che compongono il primo ciclo di episodi della serie “Vanina”, in onda su Canale 5 dal 27 marzo. La Cassar Scalia, che di professione è medico oftalmologo, nel corso dell’ultimo decennio ha costruito un mondo narrativo siciliano di grande magnetismo, che si gioca sul binario del crime-poliziesco marcato da lampi di ironia e sentimento. L’autrice si muove chiaramente lungo il binario del maestro Andrea Camilleri. E a curare gli adattamenti non poteva dunque esserci nessun altro se con Carlo Degli Esposti con la sua Palomar: è il “papà” televisivo del cult “Il Commissario Montalbano”. Alla regia di “Vanina” è stato chiamato il valido Davide Marengo – sue le serie “Il cacciatore” e “Un’estate fa” –, mentre a curarne l’adattamento è lo sceneggiatore Leonardo Marini (“Màkari”, “Il Commissario Montalbano”). Tra i punti di forza di “Vanina” c’è la protagonista Giusy Buscemi (“DOC”, “Un passo dal cielo”), in un ruolo che fa la differenza di una carriera. Nel cast Giorgio Marchesi, Dajana Roncione, Corrado Fortuna e Claudio Castrogiovanni.

La storia. Catania, Vanina Guarrasi a trentasei anni è già vicequestore della Mobile di Catania, a capo della Omicidi. Ha compiuto una brillante e rapida carriera a Palermo, dove però le minacce della malavita l’hanno spinta a spostarsi. Vanina morde la vita, insonne e famelica, pronta a non lasciarsi scappare nulla. È dura, ironica, sfuggente e testarda. A tormentarla è la morte del padre, l’ispettore Giovanni Guarrasi, ucciso dalla mafia, ma anche l’amore per il magistrato Paolo Malfitano che ha scelto però di abbandonare…
“C’è una Vanina ‘leggera’ – indica lo sceneggiatore Marini – che vuole finalmente godersi la vita, che vuole divertirsi e non vuole più rinunciare alla propria giovinezza, e c’è di contro una Vanina segnata da un evento che finora ha di fatto deciso tutto il suo destino. Questo suo essere scissa, irrisolta, fra luce e tenebra, fra allegria e malinconia, è alla base del fascino e della ricchezza umana di Vanina”.


Una bella sorpresa “Vanina”. La serie corre veloce, serrata, tra dinamiche da crime e poliziesco, secondo un canovaccio rodato che va dal citato “Montalbano” a “Squadra Antimafia”. A questo però si aggiungono lampi di ironia frizzante, pagine di sentimento e suggestioni paesaggistiche che schiantano. La città di Catania, infatti, il mondo irrequieto e barocco della Sicilia, sono un potente elemento di attrazione della storia. Certo, perno del racconto è la sua protagonista, Vanina Guarrasi, personaggio che coniuga velocità e introspezione, ribellione e sacrificio, fame di vita e malinconia bruciante. Una poliziotta che va a caccia della verità in maniera testarda e ostinata, ma non come eroina solitaria: Vanina ha una squadra che la segue, la rispetta, la protegge nelle sue “follie”. È amata per il suo essere sempre così sfrontata ma mai inopportuna. È coraggiosa, fin troppo, ma l’unico territorio da cui scappa sono i sentimenti, di cui ha paura, perché ha già sofferto troppo per abbandoni, voluti e non. E qui, la serie trova le sue corde più belle, dolenti, fosche e struggenti. Nell’insieme, risulta ottima la partenza della serie, tra regia, interpretazioni – lo sguardo della Buscemi buca! – e soprattutto la messa in scena, che valorizza l’orizzonte catanese. Da sottolineare le musiche di Santi Pulvirenti e Tommy Caputo. Serie consigliabile, problematica, per dibatti.

May December, L to R: Julianne Moore as Gracie Atherton-Yoo with Natalie Portman as Elizabeth Berry. Cr. François Duhamel / Courtesy of Netflix

“May December” (Cinema, 21.03)
Ai recenti Academy Awards correva per la statuetta di miglior sceneggiatura originale, firmata da Samy Burch. Parliamo del nuovo acuto e sfidante film di Todd Haynes, “May December”, autore statunitense che si è imposto per titoli complessi ed enigmatici come “Lontano dal paradiso” (2002), “Io non sono qui” (2007), “Mildred Pierce” (2011, miniserie) e “La stanza delle meraviglie” (2017). Con “May December” – al cinema con Lucky Red – Haynes si confronta con un chiacchierato e insidioso fatto di cronaca americano: la vicenda di un’insegnante che ha avviato una relazione con un giovane minorenne. Il film ha come protagoniste due attrici maiuscole, le Premio Oscar Natalie Portman e Julianne Moore. Accanto a loro il giovane in ascesa Charles Melton.

La storia. Stati Uniti, Elizabeth (Portman) è una nota attrice che sta preparando il suo nuovo film. Si reca in Georgia per incontrare Gracie (Moore), cinquantenne protagonista di un scandaloso fatto di cronaca avvenuto vent’anni prima: una relazione con il giovane studente delle medie Joe, per la quale venne incriminata per abusi sui minori. Tempo dopo, calmata la bufera giudiziaria e con la maggiore età del ragazzo, Gracie e Joe si sono sposati e hanno formato una famiglia. A vent’anni di distanza, Elizabeth è interessata a farne un film, così trascorre del tempo con la coppia cercando di approfondirne la storia e gli aspetti psicologici. Il problema è che la sua presenza suscita tensioni, frantumando silenzi e rimossi…
“La storia sobbolliva di un’ambiguità morale e narrativa – spiega il regista Haynes – che, in un film, avrebbe coinvolto lo spettatore (…). Oltre ad essere del materiale estremamente avvincente, il progetto mi ha fornito l’opportunità tanto attesa di lavorare con Natalie Portman – per innescare il vortice riflessivo di un’attrice che interpreta un’attrice – e come se questo non bastasse, di porla accanto a Julianne Moore nel ruolo feroce e imperscrutabile di Gracie”.

May December. (L to R) Natalie Portman as Elizabeth, Julianne Moore as Gracie, Todd Haynes (Director) on the set of May December. Cr. François Duhamel / Courtesy of Netflix

“May December” è un film complicato da maneggiare, di certo virato sui toni ombrosi. Alla base c’è un fatto di cronaca, che già dalle premesse manifesta tutta la sua problematicità: una famiglia che si forma a partire da un abuso, dalla relazione di una donna adulta con un preadolescente. Il regista Haynes, che ha mestiere e una chiara marca stilistico-narrativa, non si è ovviamente limitato a una narrazione piana, ma al contrario ha costruito un fumoso e intenso racconto psicologico. Un duello al femminile, un dilemma morale, dai riverberi artistici: le citazioni vanno da “Eva contro Eva” a molti titoli di Ingmar Bergman. Il fatto di cronaca sembra scivolare quasi in secondo piano, “depotenziato”, perché tutto si gioca nel dialogo composto e feroce tra Elizabeth e Gracie, tra l’attrice hollywoodiana pronta a vampirizzarne la storia per fini di scena, e la donna che ha commesso un reato raccontandolo però al mondo come un atto di “incolpevole” e incontrollabile amore. Lo spettatore si perde così nei cunicoli della trama, ma soprattutto nei tornanti dell’animo delle due protagoniste. Un film sfidante dal punto di vista morale, che affascina soprattutto per la regia e le interpretazioni di livello, un po’ meno per l’impianto del racconto: una asettica dissezione psicologica di un legame nato su un terreno inappropriato. Film complesso, problematico, per dibattiti.

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