Venezia75. Il punto sui film del quarto giorno. “Peterloo”, “Suspiria” e “Frères Ennemis”

L’opera inglese di taglio storico-sociale “Peterloo” di Mike Leigh, l’horror italiano “Suspiria” targato Luca Guadagnino e il poliziesco franco-belga “Frères ennemies” (“Cold Enemies”) di David Oelhoffen: sono i tre film europei oggi in gara al Festival. Il punto sulle proiezioni con Sir e Cnvf

sabato 1 Settembre 2018
Un articolo di: Sir-Cnvf

Tre film europei oggi in gara alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia: l’opera inglese di taglio storico-sociale “Peterloo” di Mike Leigh, l’horror italiano “Suspiria” targato Luca Guadagnino e il poliziesco franco-belga “Frères ennemies” (“Cold Enemies”) di David Oelhoffen. Il punto sulle proiezioni con il Sir e la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Cei, direttamente dal Festival di Venezia.

“Peterloo”
Classe 1943, Mike Leigh è uno dei volti più solidi della cinematografia inglese, vincitore dei massimi riconoscimenti tra Cannes e Venezia (Leone d’oro nel 2004), nonché più volte nominato agli Oscar. A Venezia quest’anno ha presentato “Peterloo”, che rievoca il massacro di Manchester nel 1819, quando una folla di 60mila persone riunita per chiedere più diritti, sostegno contro la povertà e maggiore libertà democratica viene brutalmente messa a tacere con il sangue dalle forze governative. “Il film – commenta Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e giurato del premio cattolico Signis al Festival – merita senza dubbio attenzione per la grande ricostruzione storica compiuta da Leigh, autore anche della sceneggiatura, attento a riproporre lo spirito dell’epoca ma anche a sottolineare con maestria nodi problematici della società di oggi: la condizione degli ultimi che la politica sembra guardare con distrazione o indifferenza”.
“Il film – aggiunge Sergio Perugini, segretario Cnvf e anche lui giurato del premio Signis – colpisce per l’accuratezza della messa in scena, nonché per una regia presente e solida, con una direzione sapiente del cast. Un grande autore come Leigh non si può non apprezzare, soprattutto se portatore di un importante messaggio sociale; spiace però registrare una lunghezza forse eccessiva (154’) e una costruzione narrativa più da piccolo schermo; di certo, quello di alto profilo targato Bbc”. “Peterloo” è denso di temi da approfondire per dibattiti e, dal punto di vista pastorale, può essere considerato consigliabile, problematico.

“Suspiria”
Dopo “Io sono l’amore” e “A Bigger Splash”, Luca Guadagnino torna in concorso a Venezia per presentare un progetto ambizioso: la rilettura del classico del cinema horror “Suspiria”, firmato da Dario Argento nel 1977. Guadagnino affida la nuova versione del film a due interpreti ricorrenti nel suo immaginario, l’attrice premio Oscar Tilda Swinton e la giovane star hollywoodiana Dakota Johnson. La storia in breve: in una nota accademia di danza in Germania, diretta da Madame Blanc (Swinton), arriva la ballerina Susie (Johnson). L’atmosfera si fa subito densa di tensioni, sospetti e misteri.
“Questo remake di Guadagnino – afferma Giraldi – non si distacca troppo dall’originale, restando imbrigliato nella stessa dimensione horror, ma senza la capacità di fare un vero film di genere come Argento. Guadagnino, infatti, resta aderente alla ricerca di un film d’autore, che però non riesce a decollare per le troppe suggestioni narrative e visive. Attrici in parte, soprattutto la Swinton, ma non riescono a migliorare il livello del film”.
Dal punto di vista pastorale, “Suspiria” – in quanto horror – è complesso, problematico e da gestire con attenzione per i minori.

“Frères Ennemis”
Ha partecipato a Venezia nel 2014 con “Loin des hommes” il regista David Oelhoffen. Quest’anno è tornato al Lido con il thriller “Frères ennemis”, interpretato da Matthias Schoenaerts e Reda Kateb. La storia: Francia oggi, Driss e Manuel sono amici di infanzia, cresciuti nelle periferie multietniche parigine. Driss è diventato un poliziotto, nella sezione antidroga, mentre Manuel guida una gang di spaccio locale. Quando una resa di conti nel mondo dello spaccio rischia di travolgere Manuel, Driss fa di tutto per salvarlo, aprendogli la porta della collaborazione con la giustizia.
“Oelhoffen – nota Giraldi – è un regista che ha una chiara e riconoscibile capacità di racconto, in grado di sapersi cimentare in generi cinematografici diversi. In ‘Frères ennemis’ mette in scena un serrato poliziesco, dalla tensione costante. In più, il film rivela un approfondimento sulla condizione delle periferie francesi, spazio spesso che inghiotte le giovani vite in criminalità. I due attori, soprattutto Schoenaerts, imprimono convinzione e credibilità alla storia”.
“Oltre alla carica di denuncia sociale, nella più ampia cornice del film di genere – aggiunge Perugini – emerge il tema del dilemma tra due amici fraterni, che condividono gli stessi luoghi, gli stessi ricordi, ma esistenze ormai diverse. C’è il desiderio di salvare l’altro, tra slanci di solidarietà e sacrificio, così come la sempre ricorrente polarizzazione bene-male, l’urgenza di una scelta di campo. Un film che funziona, ma forse non in maniera incisiva”.
Dal punto di vista pastorale, va considerato complesso e problematico, interessante da proporre per dibattiti.

Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR


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