AVALON **

Valutazione
Accettabile, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Barry Levinson
Durata
125'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
AVALON
Distribuzione
Columbia Tri Star Films Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Barry Levinson e Scenegg.: Barry Levinson
Musiche
Randy Newman
Montaggio
Stu Linder

Sogg.: e Scenegg.: Barry Levinson - Fotogr.: (panoramica/a colori) Allen Daviau - Mus.: Randy Newman - Montagg.: Stu Linder - Dur.: 125' - Produz.: Mark Johnson, Barry Levinson

Interpreti e ruoli

Armin Mueller-Stahl (Sam Krichinsky), Elizabeth Perkins (Anna Kaye), Joan Plowright (Eva Krichinsky), Aidan Quinn (Jules Kaye), Leo Fuchs (Hymie Krichinsky), Lou Jacobi (Gabriel Krichinsky), Kevin Pollak (Izzy Kirk), Elijan Wood (Michael Kaye)

Soggetto

nel 1914 emigra a Baltimora dalla natìa Polonia un baldo giovane ebreo: è Sam Krichinsky che, insediatosi nel quartiere di Avalon, comincia a lavorare tappezzando pareti di carte a fiori. L'America appare come la terra promessa: tutti gli immigrati europei si fanno appena possibile raggiungere da mogli, figli e cugini e ben presto anche i Krischinsky sono numerosi, sempre attaccati alle loro tradizioni e validi lavoratori. Gli anni trascorrono: Sam, il più conservatore, si trasferisce con la moglie Eva da Avalon in periferia, dapprima un po' squallida, poi sempre più curata e ricca di verde, per vivere con il figlio Jules il quale è diventato un bravissimo giovane, con la nuora Anna ed il simpatico nipotino Michael. Tutta la "famiglia" si incontra spesso e nessuno manca nel "giorno del ringraziamento" per la rituale tavolata: ci sono Hymie, William, Gabriele e Nathan (fratelli di Sam e i loro parenti). I più giovani, sia pur rispettosi delle tradizioni, intraprendono nuove attività: americanizzati i loro cognomi, Jules comincia ad entrare in affari insieme al cugino Izzy. I due mettono su un negozio di televisori; poi Izzy - più svelto e spregiudicato - suggerisce di affidarsi allo slogan ed alla pratica commerciale della garanzia del prezzo più basso, per battere la concorrenza. In seguito, malgrado mutui e debiti, i giovani hanno un grosso magazzino zeppo non solo di televisori, ma di elettrodomestici (che cominciano a tirare sul mercato). I nonni si occupano volentieri dei nipotini, Eva borbotta un po' finché un giorno arriva a Baltimora Simka, fratello sconosciuto della donna, con moglie e bambina polacche anche loro, tutti già in un campo di internamento tedesco. I nuovi immigrati scelgono, però, di lavorare in una "farm", ma alle riunioni dei Krichinsky sono presenti anch'essi. La vita scorre nei suoi ritmi quotidiani, con piccoli eventi anche semplici, gioie, a volte battibecchi e contrattempi vari. Anna è incinta di David e, quando questi vedrà la luce, Sam ed Eva se ne andranno da soli in un altro alloggio. In occasione della festa del 4 luglio, Jules ed Izzy inaugurano il loro nuovo negozio, ma questo va a fuoco. Il piccolo Michael, che ama molto i fiammiferi, così come il cugino Teddy i petardi, era andato negli scantinati per fare uno dei loro giochetti imprudenti. Egli, consigliato dal nonno, trova il coraggio di accusarsi con il padre del disastro. In realtà si è trattato di un corto circuito al quarto piano, ma intanto tutto è andato distrutto nel rogo. Jules e Izzy superate le difficoltà con duro lavoro riprendono la loro attività, mentre Eva ha un semplice malore e muore quietamente. Sam, ormai solo si trasferisce in un cronicario, dove Michael - ormai uomo fatto - porta un bimbetto, suo figlio, a conoscere il bisnonno. Ha il nome di Sam, lo stesso del vecchio polacco emigrato negli Stati Uniti, che ora vive di ricordi.

Valutazione Pastorale

nessun dubbio che il risultato di questa saga familiare sia più che gratificante. C'è nel soggetto e nella regia di Barry Levinson una grande amabilità nel seguire gli eventi anche i più semplici della vita quotidiana. Così come la sceneggiatura dello stesso Levinson arricchisce di note ora tenere, ora francamente allegre o bizzarre un affresco, che nello scorrere del tempo trova la propria ragione principale. Difficile portare avanti perfino i normalissimi battibecchi dei vecchi Krichinsky con arpeggi delicati e sorridenti. Tutto, incendio incluso, è visto e valutato con occhio tollerante ed amichevole, senza mai lasciarsi condizionare dalla assoluta normalità di avvenimenti e situazioni. Anche la morte della nonna Eva appare nella sua quiete come qualcosa che appartiene al tempo, una scadenza triste, ma scontata, una tappa inevitabile da annotare nella storia familiare. I problemi degli immigrati che a suo tempo invasero l'America come se fosse la terra promessa proveniendo da tutte le Nazioni d'Europa e concorrendo a formare ed irrobustire il corpo stesso della giovane società di quel Continente, con l'apporto delle varie culture, della intelligenza e della stessa forza di lavoro, costituisce il sottofondo del film e la sua cornice. In questo l'ambientazione appare assai curata anche nei minimi dettagli. Anche il culto delle tradizioni, il rispetto per certe forme e determinati valori, oltre che il pegno dei vincoli affettivi trovano nel film una degna raffigurazione. Se qualcosa difetta ad un'opera che pure è raccontata molto bene è la forza creativa tradotta in logica tensione drammatica. L'incendio del magazzino non basta a tanto; così come appare impossibile e vagamente assurdo, che della Prima Guerra Mondiale non si senta ad Avalon una sola eco e che della Seconda i segni consistano soltanto nella svastica di un aeroplanino di cartone con cui gioca Michael, oltre che nella presenza e nei penosi ricordi dei nuovi arrivati dalla Polonia. Comunque, il film di Levinson è di notevole finezza e si vede con piacere. Da aggiungere ai pregi della cornice, la scelta di musiche datate (si va dal mitico Al Jolson alle canzoni di Ira Gershwin, Noble, Gillespie e Bing Crosby) ed un cast importante a cominciare da Sam (il bravissimo Armin Mueller-Stahl) e Gabriel (il pungente e colorito Lou Jacob).

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