HIMALAYA-L’infanzia di un capo

Valutazione
poetico, Raccomandabile, Adatto per dibattiti
Tematica
Metafore del nostro tempo, Tematiche religiose
Genere
Metafora
Regia
Eric Valli
Durata
104'
Anno di uscita
2000
Nazionalità
Francia, Gran Bretagna, Nepal, Svizzera
Titolo Originale
Himalaya
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Musiche
Bruno Coulais
Montaggio
Marie

Orig.: Francia/Gran Bretagna/Svizzera/Nepal (1999) - Sogg. e scenegg.: Eric Valli, Olivier Dazard - Fotogr.(Scope/a colori): Jean-Paul Merisse, Eric Guichard - Mus.: Bruno Coulais - Montagg.: Marie-Josephe Yoyotte - Dur.: 104' - Produz.: Jacques Perrin.

Interpreti e ruoli

Thilen Lhondup (Tinlé), Karma Wangiel (Passang), Gurgon Kyap (Karma), Lhapka Tshamchoe . (madre di Passang)

Soggetto

Alture del Dolpo, nella zona nord-ovest dell'Himalaya. Venuto a conoscenza della morte del figlio, Tinlè, anziano e stanco, pensa che il colpevole possa essere Karma, figura ambiziosa all'interno del gruppo. Per reazione, prende l'iniziativa di organizzare in prima persona la carovana di yak che come ogni anno deve mettersi in movimento per il trasporto del sale. Ciò avviene contro il volere di Karma, che vede schierarsi dalla parte di Tinlè tutti gli anziani e il nipotino Passang. Alla fine si muovono tutti insieme e prendono il sentiero del lago, quello detto 'dei demoni'. Tormente di neve rendono impossibile il cammino. Quando rimangono viveri solo per quattro giorni, molti chiedono di fermarsi ma Tinlé vuole arrivare al passo. A questo punto il vecchio capisce che è il momento di passare a Karma la fascia del comando e gli dice che un uomo riceve gli ordini da Dio. Subito dopo Tinlé accusa un malore, si ferma ma in breve muore. Il piccolo Passang dice che il vecchio va atrovare il padre suo nel paradiso di Buddha.

Valutazione Pastorale

Una cornice decisamente insolita questa proposta dal francese Valli, che è andato a girare in esterni nei posti descritti, ha utilizzato persone del luogo e insieme ha avuto l'accortezza di non rinunciare ad una impeccabile veste professionale. Non si tratta insomma di un film povero o girato in economia. Il viaggio di un gruppo di uomini attraverso gli spazi di una natura impervia e spesso ostile é guardato con l'occhio del narratore che mentre tocca il realismo lo supera per gettarsi nell' epos. Lungo le cadenze di una sorta di 'western' nepalese si snoda il destino di una civiltà antichissima sottoposta ai contrasti tra vecchie e nuove generazioni. Ne deriva una dimensione atemporale della Storia con molti riferimenti a temi biblici: l'idea di una società che si muove, il capo che incarna un carisma, il cammino come esodo, il rapporto tra regole sociali e trascendenza. E' indubbio che i motivi dominanti sono di tipo religioso: la volontà di dipingere l'invisibile, la capacità di perdere il conto del tempo, l'orgoglio dei giovani, il desiderio del nuovo. Nella dialettica fra tradizione e innovazione, il racconto diventa una sorta di documentario dell'anima, metafora della presenza dello spirituale nella vita quotidiana di ciascuno. Film ricco dunque, denso di motivi forti: da valutare, dal punto di vista pastorale, come raccomandabile, poetico nella suggestione delle immagini, e da approfondire in dibattiti.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e opportunamente ripreso in occasioni mirate per coglierne magari con più calma e attenzione le molte sfumature e indicazioni positive.

Le altre valutazioni

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