MADAME BOVARY

Valutazione
Discutibile, Scabrosità
Tematica
Letteratura
Genere
Drammatico
Regia
Claude Chabrol
Durata
140'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Francia
Distribuzione
Academy Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Claude Chabrol tratto dal romanzo "Madame Bovary" di Gustave Flaubert
Musiche
Matthieu Chabrol
Montaggio
Monique Fardoulis

Sogg.: tratto dal romanzo "Madame Bovary" di Gustave Flaubert - Scenegg.: Claude Chabrol - Fotogr.: (panoramica/a colori) Jean Rabier - Mus.: Matthieu Chabrol - Montagg.: Monique Fardoulis - Dur.: 140' - Produz.: MK2 Produetions, C.E.D. Productions, FR3 Films Productions, Paris

Interpreti e ruoli

Isabelle Huppert (Emma Bovary), Jean-Francois Balmer (Charles Bovary), Christophe Malavoy, Jean Yanne, Lucas Belvaux, Christiane Minazzoli

Soggetto

Emma, giovane ed irrequieta figlia di un agricoltore francese, sposa il dottor Charles Bovary. Questo matrimonio, malgrado la bontà e le premure di un marito fedele e affezionato, e la nascita di una bambina, Berthe, va in crisi. Sempre annoiata, un pò altezzosa, amante dei begli abiti e insofferente dell'uggia familiare, Emma accetta con speranza che Charles si trasferisca a Thionville. Conosciuto l'assistente di un notaio, Leon, flirta con lui; partito Leon per Parigi, resta affascinata dai modi e dalle insidiose parole del marchese Rodolphe Boulanger e ne diviene l'amante. Charles continua ad adorare la moglie, che nel frattempo è caduta nelle grinfle di un ricco commerciante di stoffe, strozzino e ricattatore. Poiché Madame Bovary ama il lusso, i debiti contratti con costui (per suo consiglio lei è riuscita perfino a farsi rilasciare dal marito una procura) conducono Emma al disastro. Con provvedimento del Tribunale, su richiesta del creditore i beni del dottore vanno sotto sequestro. Rodolphe, che a suo tempo si era rifiutato di portare Emma a Parigi con sé, rifiuta ora di darle del denaro per impedire l'esecuzione. Frattanto ricompare Leon da sempre innamorato ed Emma cede anche a lui andando spesso in carrozza a Rouen (sotto il pretesto che in teatro si dà l'opera), con il consenso del consorte, ignaro della tresca. Anche al giovane Emma, disperata chiede un prestito, ma non ne ottiene che vaghe promesse. Assillata dagli eventi e respinta dagli amanti, Emma induce un apprendista che lavora in farmacia a darle dell'arsenico. E non le resta che il suicidio, davanti al marito sbigottito e incredulo che ancora l'ama teneramente.

Valutazione Pastorale

davvero desolante la fine cinematografica di quest'opera anche se la trasposizione in parola ha alcuni precedenti mentre una volta di più appare irrisolto il problema del passaggio dalla pagina scritta all'immagine. Mancano al personaggio di Emma e al suo disordinato comportamento l'approfondimento psicologico, nonché quelle anticipazioni all'epoca rivoluzionarie su certa sofferenza della donna, sul suo bisogno di autonomia, sulle evasioni da un contesto familiare e sociale non di rado frustrante e opprimente. L'umana storia di Emma, uscita dalle suggestioni del romanzo per affrontare sul piano delle immagini e dei ritmi cinematografici il gusto di oggi, l'analisi e tutto il "ben altro" che la odierna condizione femminile sollecita ed offre al presente, diventa un uggioso racconto. Il tentativo fallito con voce fuori campo e banalità varie, contava soprattutto sulla partecipazione di Isabelle Huppert, di cui bisogna pur dire che bellissima non è, né memorabile, troppo esangue ed asettica per sostenere i significati di quelle evasioni sconsiderate e la passionalità che il personaggio esige. Ambientazione e clima appaiono di felice, quasi puntigliosa, ricostruzione. Strepitose le stoffe e la fattura degli abiti di Madame.

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