#RomaFF13. Il punto sui film del nono giorno: “A Private War”, “American Animals” e “Three Identical Strangers”

venerdì 26 Ottobre 2018
Un articolo di: Sir-Cnvf

Nono giorno di proiezioni all’Auditorium Parco della Musica, venerdì 26 ottobre. Tre film nel programma di oggi della Festa del Cinema, tre storie vere: il biopic “A Private War” di Matthew Heineman sulla giornalista Marie Colvin, il thriller “American Animals” di Bart Layton e il documentario “Three Identical Strangers” di Tim Wardle. Il punto del Sir e della Commissione nazionale valutazione film della Cei (Cnvf).

“A Private War”
È il ritratto intenso e asciutto della giornalista statunitense Marie Colvin il film “A Private War” firmato Matthew Heineman, che ripercorre l’ultimo decennio di missioni della reporter di guerra fino alla morte a Homs, nel conflitto siriano, il 12 febbraio 2012. Il film prende le mosse dall’articolo di Marie Brenner sulle colonne della rivista “Vanity Fair” dal titolo “Marie Colvin’s Private War”. A interpretare la giornalista è l’attrice britannica Rosamund Pike; nel cast ci sono anche Jamie Dornan e Stanley Tucci.
“La vita di Marie Colvin – commenta Massimo Giraldi, presidente della Cnvf – è riproposta attraverso i momenti più incalzanti e rischiosi che il mestiere le faceva vivere. Non essendosi mai sottratta ai rischi della guerra, Marie ha affrontato a viso aperto il pericolo della morte pur di dare la notizia, di accendere un faro sulle vite tragiche dei civili di guerra. Marie ha scelto di restare dalla parte degli ultimi, di coloro che sono chiamati a subire le conseguenze dei conflitti e che non hanno voce per ribellarsi. Una grido che Marie ha raccolto e amplificato con coraggio”.
“Un film decisamente potente e intenso – aggiunge Sergio Perugini, segretario della Cnvf – per il racconto delle pagine di guerra recente in Medio Oriente, ma soprattutto per la lucida fotografia della vita della reporter, sempre zaino in spalla e taccuino in mano. Una professione così amata dalla donna, che però le ha sottratto affetti e vita privata. Marie portava con sé gli orrori della guerra, i volti degli innocenti, da cui non riusciva a liberarsi e che costituivano in lei la molla per andare avanti. Straordinaria l’interpretazione della Pike, che si candida ai principali riconoscimenti della stagione: aderisce al ruolo con verità, realismo e sofferenza. Toccante”.
Dal punto di vista pastorale, il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.

“American Animals”
È stata una tra le rapine più imprevedibili della storia americana quella raccontata nel film “American Animals”, scritto e diretto da Bart Layton. La vicenda: due amici, Spancer (Barry Keogan) e Warren (Evan Peters), cresciuti nella provincia americana del Kentucky, decidono di tentare il furto di un raro libro custodito nel campus universitario. Organizzano così un piano d’azione nei minimi dettagli, ma qualcosa non va come stabilito.
“Il motivo fondamentale che spinge questi due giovani alla rapina – osserva Giraldi – è quello di provare a se stessi la capacità di superare i limiti. Questa storia di sfide personali e con la società viene messa in scena dal regista Layton con uno sguardo serrato e incalzante, talvolta recuperando i ritmi della suspense spionistica. Il meccanismo narrativo è ben congeniato nonché disseminato di sorprese continue; l’autore usa la macchina da presa con abilità e dinamismo. Nell’insieme, il film riesce a mantenere un ritmo compatto fino alla fine, sorretto da un cast di ottimo livello”.
Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e problematico.

“Three Identical Strangers”
Si tratta di un documentario di inchiesta, “Three Identical Strangers”, firmato Tim Wardle. È la ricostruzione minuziosa di un caso di cronaca nell’America del 1980: tre perfetti sconosciuti di 19 anni, Edward, Robert e David, si ritrovano casualmente colpiti dall’aspetto identico. Si scoprono ben presto gemelli, separati alla nascita da un istituto in fase di adozione. Quello che sembrava il lieto fine di una disavventura, in realtà schiudeva un orizzonte ben più articolato e dai risvolti inquietanti.
“Un doc dal ritmo incalzante – rileva Perugini – che mostra con accuratezza, tra filmati audiovisivi d’epoca, docufiction e interviste, il ritrovamento di questi tre gemelli da adulti. Nodo centrale del racconto è la separazione in culla dei fratelli, frutto non di scelte dettate da logiche d’adozione bensì per un crudele esperimento scientifico sulle dinamiche relazionali e sociali negli Usa degli anni ‘60. I tre gemelli, insieme a un non identificato numero di casi simili, sono stati oggetto di una ricerca scientifica condotta in gran segreto, che ha fatto della vita umana un asettico campo di sperimentazione; uno studio disseminato da disumanità e orrore. Un documentario importante, sorprendente e dalla regia puntuale”.
Dal punto di vista pastorale, il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Articolo originale pubblicato su Agenzia Sir


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