2 GIORNI A NEW YORK

Valutazione
Futile, grossolanità
Tematica
Famiglia, Lavoro, Matrimonio - coppia, Sessualità
Genere
Commedia
Regia
Julie Delpy
Durata
91'
Anno di uscita
2014
Nazionalità
Belgio, Francia, Germania
Titolo Originale
2 Days in New York
Distribuzione
Officine UBU
Musiche
Julie Delpy
Montaggio
Isabelle Devinck

Orig.: Francia/Germania/Belgio (2012) . Sogg. e scenegg.: Julie Delpy, Alexia Landeau con la collaborazione di Alexandre Nahon - Fotogr.(Panoramica/a colori): Lubomir Bakchev - Mus.: Julie Delpy - Montagg.: Isabelle Devinck - Dur.: 91' - Produz.: Scott Franklin, Julie Delpy, Ulf Israel, Hubert Toint, Jean Jacques Neira.

Interpreti e ruoli

Julie Delpy (Marion), Chris Rock (Mingus), Albert Delpy (Jeannot), Alexia Landeau (Rose), Alexandre Nahon . (Manu), Dylan Baker (Ron), Kate Burton (Bella), Vincent Gallo (se stesso)

Soggetto

Marion, fotografa francese, vive ora a New York con Mingus, giornalista radiofonico, e con i due figli nati dalle rispettove unioni precedenti. In occasione della nuova mostra di Marion, dalla Francia arrivano nella Grande Mela il padre Jeannot, la sorella Rose con il fidanzato Manu, ex di Marion. Nei due giorni che seguono, la vita nella casa di Marion e Mingus diventa particolarmente confusionaria e imprevedibile. Incomprensioni, equivoci, tensioni creano un clima teso e nervoso...

Valutazione Pastorale

Nel 2007 con "2 giorni a Parigi" Julie Delpy aveva esordito come regista. I modi incerti, i toni da lezioncina ripetuta a memoria che avevano caratterizzato quell'esordio si ripetono qui, con l'aggravante di una moltiplicazione quanto mai inopportuna di verbosità espressive e di banalità psicologiche. Quella che si concentra nell'appartamento di Marion e Mingus dovrebbe essere la radiografia di un nucleo familiar disfunzionale e multiculturale: risultato di una società priva di confini e di punti di riferimento. Il guaio è che questa libertà di atteggiamenti è solo apparente, capace solo in realtà di adagiarsi su un quadro di fondo di insopportabile logorroicità verbale, di umorismo arido, spesso stupido, talvolta infantile fino alla stupidità. La metafora di una profonda incomunicabilità regge fino a quando l'azione non si chiude in se stessa, diventando incapace di fare passi avanti per restare chiusa nell'autocompiacimento. Il copione arranca, tirato per i capelli con battute non di rado triviali, che (nemmeno ai tempi di una certa goliardia da caserma) attengono ad argomenti corporali e dintorni. Ne risulta un quadro che poteva avere qualche spunto interessante ma resta soffocato dalla propria insistenza artificiosa. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come futile e segnato da grossolanità. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con molta attenzione per la presenza di una comicità greve e pesante. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

Le altre valutazioni

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