Presentato alla 18a Festa del Cinema di Roma (2023)
Interpreti e ruoli
Anne Parillaud (Ariane), Giulio Base (Pietro)
Soggetto
Francia, 1974. Ariane assume lo sceneggiatore Pietro per scrivere un copione cinematografico basato sul romanzo di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto” da inviare al regista Luchino Visconti. Per concentrarsi meglio sul lavoro si isolano in una villa di campagna.
Valutazione Pastorale
Giulio Base è un regista imprevedibile. Dopo una serie di titoli – “Bar Giuseppe” (2019), “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma” (2021) - che è giusto definire “diversissimi”, o meglio, mai uguali a se stessi, per temi, argomenti e collocazione temporale, eccolo presentare alla Festa di Roma 2023 “À La recherche”, film di produzione italiana, recitato interamente in francese. Si tratta di un vero e proprio esempio di “cinema da camera”: al centro ci sono Pietro (Giulio Base) e Ariane (Anne Duperey), il rapporto che li lega è all’apparenza molto intenso e scorrevole, in realtà qualcosa di più profondo getta un’ombra tra loro. I due trascorrono del tempo nella villa in campagna di lei: l’obiettivo è lavorare ad una riduzione cinematografica del romanzo capolavoro di Marcel Proust, quel “Alla ricerca del tempo perduto”, impresa contro la quale da sempre si sono arenati tanti sceneggiatori e registi. Procedendo a sbalzi, la storia acquista forza dall’essere ambientata negli anni ’70: il dialogo varia dall’elezione di Valéry Giscard d'Estaing all’Eliseo, ai commenti sulla sinistra francese, a chi si sta dimostrando più o meno coerente con le dichiarazioni di voto. Il confronto a poco a poco si accende, si surriscalda, cinema e politica finiscono per salire in cattedra ed essere dominanti. La figura di Luchino Visconti in particolare finisce per prevalere in un contesto in cui i due diventano il prototipo di una "lei" padrona dominante e di un "lui" relegato ad essere un mero esecutore di ordini. Attraverso un dialogo secco, stringato, vivacizzato da una dialettica accesa e appuntita, il film ondeggia tra umori incerti e incostanti, attimi di pausa e scene di rabbia reciproca. Lo svolgimento in un unico ambiente riesce a creare quella dinamicità che troppo a lungo era rimasta nascosta. Questa imprevista compattezza nasce dalla altalenante prova di Giulio Base e da quella forte e umorale di Anne Duperey, ancora in piena forma come ai tempi di “Nikita” di Luc Besson (1990). Ulteriore prova che conferma Giulio Base quale autore inclassificabile. “À La recherche” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria per affrontare temi quali politica, cinema, lavoro, e per riflettere sulla precarietà dei sentimenti e della storia.