A L’ATTAQUE!

Valutazione
Accettabile-riserve, Problematico, dibattiti
Tematica
Famiglia, Lavoro, Matrimonio - coppia, Politica-Società
Genere
Commedia
Regia
Robert Guediguian
Durata
90'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
A l'attaque!
Distribuzione
Istituto Luce
Musiche
Jacques Menichetti
Montaggio
Bernard Sasia

Orig.: Francia (2000) - Sogg. e scenegg.: Jean-Louis Milesi, Robert Guédiguian - Fotogr.(Panoramica/a colori): Bernard Cavalié - Mus.: Jacques Menichetti - Montagg.: Bernard Sasia - Dur.: 90' - Produz.: Robert Guédiguian, Michel Saint-Jean, Gilles Sandoz.

Interpreti e ruoli

Ariane Ascaride (Lola), Frédérique Bonnal (Marthe), Patrick Bonnel (Henri), Jacques Boudet (Pepe Moliterno), Jean-Pierre Darroussin (Jean-Do), Pierre Banderet (sig. Moreau), Christine Brucher (sig.ra Moreau), Alain Lenglet (Nils), Gerard Meylan (Gigi), Laetitia Pesenti (Vanessa)

Soggetto

Il sipario si apre su due sceneggiatori che, alla ricerca di una storia che li soddisfi, puntano l'attenzione su una famiglia operaia dell'Estaque. A Pepé Moliterno, il nonno, è affidata la cura del piccolo nipote Giuseppino. La mamma Lola, figlia di Moliterno, ha perso il marito Nicholas, dopoché questi aveva fatto acquistare con un prestito bancario il garage in cui è sorta una officina meccanica. Qui lavorano Gigi, fratello di Lola, e il cugino Jean-Do. Questi due svolgono anche un lavoro di manutenzione presso una ditta di trasporti che però da mesi non li paga e che manifesta l'intenzione di chiudere e trasferirsi in Marocco. Mentre Marthe, la moglie di Gigi, ha una relazione con l'uomo che era stato a suo tempo proprietario del garage, a Lola è affidato il compito di tenere i contatti con la banca e cercare di rinviare il più possibile i pagamenti delle rate del garage. Durante queste frequentazione il direttore della banca si invaghisce di lei e arriva a chiederle di sposarlo. Lola non è convinta, ma la situazione peggiora quando Gigi e Jean-Do, messi alle strette dalla banca, non trovano di meglio che fare irruzione notturna in casa del direttore della ditta di trasporti per farsi pagare gli arretrati. La polizia li arresta, ma la famiglia rincara la dose: il direttore viene rapito e sequestrato in casa Moliterno. La notizia arriva in televisione. Tutto il quartiere si riunisce, parteggia per la famiglia che, alla fine, ottiene quanto richiesto. Per le strade è festa grande. Così completato, il copione partecipa al premio per la migliore sceneggiatura, ma non vince. Uno sceneggiatore dice all'altro: "Sei troppo estremista". Cala il sipario.

Valutazione Pastorale

Il francese Guédiguian non rinuncia ai propri temi prediletti (come in "Marius e Janette" o in "La ville est tranquille") ma stavolta li inserisce in una cornice che dà spazio all'idea del cinema nel cinema. Forse per stemperare la carica solitamente arrabbiata delle storie, il regista offre il primo piano a due sceneggiatori che, come è inevitabile, stanno 'inventando' una storia. Quella che vediamo è dunque solo finzione, favola, non realtà. E come tale viene respinta al concorso perché 'troppo estremista'. Ma é davvero così? E' evidente che per Guédiguian non c'é niente di falso: i Moliterno sono il prototipo di tutte quelle famiglie che non solo hanno difficoltà a sbarcare il lunario ma che vengono vessate da situazioni di sfacciata prepotenza. La denuncia è quindi ancora una volta netta e precisa, ma affidata ad un racconto che si allarga ad altre emozioni e sensazioni: scavalcando le asciuttezze del realismo, nella storia c'è spazio per divertimento, dramma, ironia, momenti romantici e agrodolci. Qualche passaggio scivola sopra le righe e la poetica del regista, sempre un po' 'a tesi', crea inevitabili passaggi che sanno di didascalico. Film nell'insieme intelligente, spigliato e furbo, una fiaba bella sulle lotte sociali, sulle volgarità di certi strati popolari, sul sorriso che vince il pianto. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, con riserve per qualche eccesso sopra ricordato, senz'altro problematico e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in situazioni mirate, per avviare riflessioni sui temi del lavoro, della famiglia, del cinema nel cinema.

Le altre valutazioni

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