A PESO D’ORO *

Valutazione
Discutibile, Crudezze
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Beremènyi Gèza
Durata
110'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Ungheria
Titolo Originale
ELDORADO
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Beremènyi Gèza
Musiche
Dervas Ferenc
Montaggio
Losonci Teri

Sogg. e Scenegg.: Beremènyi Gèza - Fotogr.: (normale/a colori) Kardos Sàndor - Mus.: Dervas Ferenc - Montagg.: Losonci Teri - Dur.: 110' - Produz.: Hunnia Films Studio Vallalat

Interpreti e ruoli

Perjes Karoly (Monori), Pogany Judit (La Moglie di Monori), Eszenyi Fniko' (Marika), Andorai Peter (Berci), Balkai Géza (Secondo Marito di Marika), Toth Barbabas, Andras Papcsik

Soggetto

nei primissimi tempi del dopoguerra ungherese, Monori è il principe dei rigattieri e il re del mercato. Trafficone e violento, ma riconosciuto e rispettato da tutti, ha i magazzini sempre pieni di ogni bene che sia commerciabile, dagli orologi alle scarpe usate. Il suo culto è per l'oro e le relative leggi. La nascita di un nipotino maschio, datogli dalla figlia Marika (tornata con il marito da Vienna a guerra finita) lo rende felice. Ma Tibor è un genero buono a nulla, Monori lo detesta e lo allontana consegnandogli dell'oro; purchè si compri una casa e si installi altrove, lasciando il piccolo ai nonni, che lo possano assistere in tempi tanto tribolati. È ancora l'oro che sarà impiegato da Monori: un lingotto (più minacce esplicite), convincono un medico a salvare dalla difterite il nipote, mentre il flagello infuria a Budapest e già il bambino come molti altri è stato sbrigativamente sistemato all'obitorio. Poi vengono tempi duri, anche per i mercatini e i loro ras: l'inflazione aumenta, la roba sparisce e la valuta cartacea ha il sopravvento. L'uomo è accusato dal Partito di essere un profittatore, ma l'oro del fanatico è ben nascosto e introvabile. Poichè Marika, nel frattempo passata a nuove nozze, minaccia il padre di denunciarlo alle Autorità se non le viene restituito il figlio ormai grandicello, il commerciante cede alla richiesta. Poi nel 1956, l'anno con aneliti di libertà e, con ciò, rivoli di sangue ed i carri armati sovietici, Monori sente che i suoi lingotti sono il solo mezzo possibile per salvare il nipotino e mandarlo via dall'Ungheria in attesa di tempi migliori. Ne riempie uno zaino per il ragazzo e fugge con lui tra incendi e fucilate: ma un attacco di peritonite lo costringe ad un ricovero in ospedale. L'onnipotenza dell'oro si rivela inutile di fronte alla Morte che uccide Monori, mentre egli guarda negli occhi quell'erede tanto amato.

Valutazione Pastorale

storia di un uomo maneggione e violento, tutto astuzia e vitalità, testardamente convinto che il denaro può tutto e in ogni caso; storia della sua sconfitta miserevole ad opera del solo evento quello che tutti colpisce, nessuno escluso, spesso nella maniera più banale che si fa beffe anche di un possessore di molti lingotti. Il film non difetta di un cerio talento descrittivo, ma è in sostanza rozzo e spesso plateale. Per il loro taglio alcune scene richiamano moduli espressionisti, fino alla deformazione sghemba o grottesca dei volti e delle immagini. Colorito all'occorrenza, ma più spesso forzosamente colorato e crudo nei dettagli e nei toni. Storia concitata di affetti visceralmente sentiti, di stravolgimenti e angoscie personali e collettive, avente a cornici soprattutto i giorni della invasione sovietica di 35 anni or sono e, nello sfondo, il mito della onnipotenza dell'oro, il cui peso può molto, ma non tutto, quando la Morte incombe.

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