ABC AFRICA

Valutazione
Discutibile, ambiguità
Tematica
Aids, Bambini, Donna, Povertà-Emarginazione
Genere
Documentario
Regia
Abbas Kiarostami
Durata
84'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Iran
Titolo Originale
Abc Africa
Distribuzione
Bim Distribuzione
Montaggio
Abbas Kiarostami

Orig.: Iran (2001) - Coordinatore progetto: Ramin Rafirasme - Cameraman: Seifollah Samadian - Montagg.: Abbas Kiarostami - Dur.: 84' - Produz.: Abbas Kiarostami, Marin Karmitz.

Soggetto

Uganda, marzo 2000. Su richiesta dell'IFAD, il Fondo Internazionale per lo sviluppo Agricolo delle Nazioni Unite, Abbas Kiarostami e il suo operatore Seifollah Samadian arrivano a Kampala. Eccoli in giro con le loro telecamere digitali. Nelle strade ad essere inquadrati sono i volti di tante centinaia di bambini, i cui genitori sono morti di AIDS. La musica è un momento collettivo importantissimo. Vengono intervistate alcune anziane, tra cui Benedetta, 72 anni e 11 figli morti di AIDS. Una voce commenta che la Chiesa cattolica si occupa di tante altre cose ma proibisce l'uso del preservativo. Nell'ospedale dei bambini c'é un corpicino avvolto in un lenzuolo e portato via. Altri bambini in una scuola all'aperto intonano una canzone molto cadenzata. Viene poi intervistata una coppia di austriaci arrivati in città per adottare un bambino. Questa gente quasi sempre disperata viene aiutata ad organizzarsi. Vengono formati i nuclei che confluiscono nei raggruppamenti. Dalla radio in macchina arrivano altre notizia sul Vescovo dell'Uganda. I coniugi austriaci con la bimba adottata salgono sull'aereo e fanno ritorno a casa.

Valutazione Pastorale

Kiarostami stesso ammette: "Se chiedessimo all'IFAD il motivo per cui hanno scelto me, probabilmente risponderebbero perchè ho lavorato con e per i bambini per più di vent'anni. A dire la verità, non avevo alcuna esperienza di Africa, se non per quello che avevo letto sui giornali e visto in televisione(...) Bisogna tenere presente che ho visitato solo l'Uganda e, anche lì, solo una parte del Paese...". In queste dichiarazioni sono già evidenti i limiti dell' operazione. Limiti che, é evidente, non riguardano la valutazione sull'entità del problema ma l'approccio al problema stesso. In sostanza il paradosso dell'operazione è che, nata per dare visibilità internazionale ad una tragedia umana e sociale di vasta portata, non riesce a restituirne per intero il dolore, l'angoscia e insieme la necessità di cercare soluzioni più incisive. Forse il lavoro fatto su commissione ha dentro di sè limiti oggettivi, parte male, finisce per inquadrare e riferire solo quello che fa l'ente commissionante, non si allarga a visioni più ampie. Si ha infatti sempre la sensazione che Kiarostami giri intorno a poche, ben individuate situazioni: il ritratto della città è limitato, non si parla del ruolo delle autorità cittadine, si dice male solo del Vescovo, si insiste sul tema dei soldi e del risparmio come operazione benefica e azzeccata, non si fa cenno al perchè dell'assenza di uomini e mariti, non si dice niente della guerra che da anni attanaglia l'Uganda con migliaia di vittime. Insomma lo sguardo di Kiarostami è parziale, indeciso tra reportage e spettacolo, per fare informazione (limitata) perde di vista la possibilità di far riflettere sul dolore umano, non si apre a visioni di salvezza più profonda, fa apparire l'Ifad come un organismo che vuole comunque rimanere ad agire da solo. Per tutti questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, sembra non riuscito, meritevole senz'altro perchè ripropone la realtà di una tragedia assoluta ma carente nel non offrire un quadro esauriente dei motivi che l'hanno determinata. Film dunque da valutare come discutibile, con molte ambiguità. UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in proiezioni mirate, come spunto per occuparsi di una delle tante zone disagiate del mondo, e per parlarne, sia pure con i limiti della operazione sopra ricordati.

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