Orig.: Francia (1998) - Sogg.: dal romanzo di James Baldwin "Se la strada potesse parlare" - Scenegg.: Jean-Louis Milesi, Robert Guédiguian - Fotogr.(Panoramica/a colori): Bernard Cavalié - Mus.: brani di musica classica - Montagg.: Bernard Sasia - Dur.: 113' - Produz.:Gille Sandoz per Agat Films.
Interpreti e ruoli
Ariane Ascaride (Marianne), Christine Brucher (Francine), Gerard Meylan (Franck), Jean-Pierre Daroussin (Joel), Alexandre Ogou (Bébé), Laure Raust (Clim), Véronique Balme (Sophie), Patrick Bonnell (Jaime), Pierre Banderet (mr.D'Assas)
Soggetto
In un quartiere popolare di Marsiglia, Clim, bianca, e Bébé, nero, fin da piccoli hanno cominciato a vedersi e stare insieme. Oggi, poco più che adolescenti, si amano con molta convinzione. Quando Bébé, accusato di avere violentato una ragazza bosniaca, finisce in prigione in attesa del processo, Clim gli annuncia di essere incinta.Joel e Marianne, i genitori di Clim, dopo aver accolto con gioia la notizia, cominciano ad impegnarsi insieme all'altra figlia per dimostrare l'innocenza del ragazzo. Dall'altra parte, invece, i genitori di Bébé hanno reazioni diverse: Francine, la madre, ritiene che il carcere sia una prova divina che il figlio deve sopportare; Franck, il padre, é disilluso e cerca consolazione nell'alcool. Di fronte a tanti ostacoli, Marianne sceglie una soluzione drastica: affronta il viaggio fino a Sarajevo, parla con la donna violentata, la quale alla fine ammette che il colpevole non é Bébé. Quando la notizia arriva a Marsiglia, il ragazzo ottiene la libertà e può stare vicino a Clim in procinto di partorire. Ma Franck, all'improvviso, non regge alla tensione e muore stroncato da infarto.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una commedia che si muove tra realismo e documentarismo, con alcuni momenti meno riusciti che scadono un po' nella retorica. Il realismo dell'ambientazione ('esterni' tutti a Marsiglia)é asciutto, coglie bene le difficoltà fisiche della vita quotidiana di due famiglie popolari, restituisce il senso dell'importanza dei legami affettivi, della famiglia ma anche del quartiere e della strada come luoghi di socializzazione: si tocca il tono secco e quasi diaristico del documentario. La limpidezza di questa impostazione non riesce però a mantenersi compatta. Alcune crepe si aprono qua e là, quando il regista lascia la descrizione dei fatti e si mette a commentarli o a giudicarli: allora la spontaneità lascia il posto all'artificio, la 'realtà' troppo sottolineata sfocia nell' enfasi, affiora un certo populismo che diventa manicheismo quando l'autore ci vuol dire che solo in quei personaggi c'è il bene, e fuori di loro c'è il male. Sia l'argomento religioso sia i rapporti tra i due ragazzi sono affrontati sul piano visivo con qualche superficialità di troppo. Ora autentico, ora didascalico, il film tuttavia mantiene una sincerità di fondo che, dal punto di vista pastorale, lo fa valutare come discutibile: i momenti positivi e quelli negativi compngono un prodotto problematico che merita di essere affrontato in opportuni dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria,il film, anche a motivo di alcune sequenze del rapporto tra i due ragazzi, é da riservare a proiezioni mirate, come spunto di riflessione sui temi sopraindicati.