America Latina

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Cronaca, Dolore, Donna, Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Male, Matrimonio - coppia, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Psicologia, Violenza
Genere
Dramma psicologico, Thriller
Regia
Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo
Durata
90'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Francia, Italia
Titolo Originale
America Latina
Distribuzione
Vision Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo
Fotografia
Paolo Carnera
Musiche
Verdena
Montaggio
Walter Fasano
Produzione
Lorenzo Mieli, Elena Recchia, Guido De Laurentiis. Casa di produzione: The Apartment, Vision Distribution, Le Pacte

Il film è stato presentato in Concorso alla 78a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2021)

Interpreti e ruoli

Elio Germano (Massimo Sisti), Astrid Casali (Alessandra Sisti), Massimo Wertmuller (padre di Massimo), Sara Ciocca (bambina), Filippo Dini (Roberto), Carlotta Gamba (Laura Sisti), Federica Pala (Ilenia Sisti)

Soggetto

Latina oggi, Massimo Sisti è un dentista quarantenne con una solida attività e una buona posizione economica; ha una grande casa dove vive con la moglie Alessandra e le due figlie. Una cartolina apparentemente felice. Qualcosa però non va: un giorno Massimo scende in cantina e trova una ragazza segregata. Tra sconcerto e paura, l’uomo prova a fare chiarezza sull’accaduto…

Valutazione Pastorale

Classe 1988, i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo firmano il loro terzo lungometraggio dopo l’esordio con “La terra dell’abbastanza” (2018) e “Favolacce” (2020), vincitore dell’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura al Festival Berlino. Con “America Latina” tornano dunque a indagare le periferie dell’umano e del Paese, componendo un racconto di grande tensione e sofferenza, che attinge alle pagine più tristi e feroci della cronaca contemporanea. La storia: Latina oggi, Massimo Sisti (Elio Germano) è un dentista quarantenne con una solida attività e una buona posizione economica; ha una grande casa dove vive con la moglie Alessandra (Astrid Casali) e le due figlie. Una cartolina apparentemente felice. Qualcosa però non va: un giorno Massimo scende in cantina e trova una ragazza segregata. Tra sconcerto e paura, l’uomo prova a fare chiarezza sull’accaduto… L’orizzonte sociale e umano del film si tinge dei colori più lividi e dolenti. I fratelli D’Innocenzo compongono un’istantanea sulla famiglia cupa, cupissima, persino delirante. Lo spettatore segue l’incedere di Massimo/Germano, un uomo che vive un’esistenza di discreto benessere, legato alla sua famiglia, che piomba improvvisamente in una vertigine di angoscia soffocante. Chi è stato a rapire la giovane? Come è stato possibile? E perché si trova in casa sua? Tutte domande che si pone e cui cerca di dare risposta passando in rassegna in primis i componenti della sua famiglia, poi gli amici e legami più prossimi fino ad arrivare a indagare se stesso, i suoi inspiegabili vuoti di memoria. Con un registro stilistico-narrativo di certo sperimentale e in cerca di un cinema vigoroso e non accomodante, i D’Innocenzo seguitano con i loro ritratti sociali ad alto tasso di violenza e turbamento; i due autori sembrano prediligere sguardi indagatori negli angoli più nascosti dell’essere umano, là dove dimorano fragilità, insicurezze e ossessioni. Un cinema senza dubbio coraggioso che però rischia di ripetersi e regalare suggestioni alla lunga monocolori. Ci si interroga, infatti, sul senso di questo guardare l’uomo deragliare nel Male, uno sguardo dove non trovano posto sentimenti o lampi di speranza. Riconoscendo, dunque, ancora una volta il notevole talento interpretativo di Elio Germano, che si cala nuovamente in un personaggio sfaccettato ed estremo, non si può non registrare nel film un andamento un po’ claudicante. La sceneggiatura dei D’Innocenzo è volutamente sfumata ed enigmatica, per suscitare pathos crescente e diffuso; il problema è che non giunge solo il pathos ma emergono anche i momenti irrisolti del racconto, in un certo senso le incongruenze, che tolgono alla fine compattezza all’opera. Da lodare è la fotografia, così seducente nelle sue atmosfere fosche, algide. I due registi dimostrano una precisa idea di cinema, che però deve ancora trovare gli orizzonti della piena maturità. Dal punto di vista pastorale “America Latina” è complesso, problematico e per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Indicato per un pubblico adulto per la complessità dei temi in campo.

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