AMLETO ***

Valutazione
Accettabile-riserve, Complesso
Tematica
Teatro
Genere
Drammatico
Regia
Franco Zeffirelli
Durata
132'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
AMLETO
Distribuzione
Penta Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Christopher De Vore, Franco Zeffirelli tratto dall'opera teatrale di William Shakespeare
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Richard Marden

Sogg.: tratto dall'opera teatrale di William Shakespeare - Scenegg.: Christopher De Vore, Franco Zeffirelli - Fotogr.: (normale/a colori) David Watkin - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Richard Marden - Dur.: 132' - Produz.: Dyson Lovell

Interpreti e ruoli

Mel Gibson (Amleto), Glenn Close (Gertrude), Alan Bates (Claudio), Iam Holm (Polonio), Helena Bonham Carter (Ofelia), Nathaniel Parker (Laerte), Stephen Dillaine (Orazio), Paul Scofield, Sean Murray, Michael Maloney, Trevor Peacock. John Mc. Enery

Soggetto

il principe di Danimarca, Amleto, torna al castello di Elsinore per la morte improvvisa del re suo padre. Impietrito dal dolore, mentre assiste al funerale del re, Amleto non può far a meno di notare che sua madre Gertrude ostenta un dolore fittizio, visibilmente consolata dal fratello del defunto, il nuovo re Claudio. Sopraffatto dall'angoscia e dal dubbio, il principe dapprima si isola in un cupo silenzio, pur osservando, non visto, fra stupito e incredulo, le cene e le feste che si svolgono a corte nonostante il lutto, e in particolare le effusioni sentimentali della madre col nuovo re. A colmare le sue angosce è l'amico Orazio, che insieme a due scudieri, asserisce d'aver visto e sentito parlare lo spettro del defunto re. Frattanto, ad appena due mesi dalla morte del marito, la regina Gertrude passa a nozze col re Claudio, fra musiche, danze e festeggiamenti che esasperano l'angoscia del principe Amleto, fin quasi a indurlo al suicidio. A fermarlo è proprio lo spettro del padre, che gli narra la propria fine ad opera del perfido fratello, il quale gli ha versato in un orecchio nel sonno un veleno mortale, al fine di aver via libera alla propria passione per la regina, e di impadronirsi del trono. Si fa tuttavia promettere dal figlio di non macchiarsi con la vendetta, ma di lasciarla al cielo. Amleto cerca conforto nell'amore della giovane Ofelia, figlia di Polonio, consigliere del re e sorella dell'animoso Laerte. Ma la fanciulla innamorata è stata duramente dissuasa dal padre dal corrispondere alle attenzioni del principe, al punto di vedersi costretta a promettergli di rinunciare a lui. Ritenendola d'accordo con gli altri cortigiani, non resta ad Amleto che fingersi pazzo, per meglio smascherare i delitti e il marciume della corte. Dopo un incontro-trappola con lei, organizzato dal re Claudio e da Polonio, per verificare se causa della pazzia di Amleto sia l'amore apparentemente non corrisposto per Ofelia, il principe la umilia e l'insulta. Anche due ex compagni di studi, Rosencrantz e Guildstern, vengono inviati dal re a indagare sulla presunta pazzia di Amleto, al fine di indurlo a seguirli in Inghilterra. L'arrivo di una compagnia di attori offre frattanto al principe l'occasione di smascherare il re: li farà recitare la scena dell'avvelenamento. Lo spettacolo dà modo ad Amleto d'insultare nuovamente la pur amata Ofelia, ma anche di aver conferma che il re è colpevole della morte di suo padre, essendosi eccessivamente emozionato durante la rappresentazione dell'avvelenamento. Nel corso di un duro confronto con la madre - alla quale confida la finta pazzia - mentre le rinfaccia la passione per l'ignobile Claudio, Amleto avverte un movimento sospetto dietro un arazzo dove Polonio si è celato a spiare. Si scaglia a spada sguainata in quella direzione, trafiggendolo attraverso l'arazzo e trascinandone poi via il cadavere. Il fatto induce il re ad accelerare la partenza con la nave di Amleto per l'Inghilterra, dove ha già predisposto la sua uccisione. La partenza dell'amato getta nella disperazione Ofelia, che, sconvolta per la morte del padre si suicida gettandosi in un fiume. Ma durante un arrembaggio di pirati, Amleto, che ha sostituito la lettera al re d'Inghilterra contenente il decreto della propria morte con un'altra, che decreta invece la morte dei latori, Rosencrantz e Guiderstern, riesce a saltare a bordo dell'altra nave e a riapprodare in Danimarca mentre si sta svolgendo il funerale di Ofelia. Presso la tomba di costei il principe Amleto proclama il suo amore per la sventurata giovane e ha un alterco con Laerte. Questi dapprima crede che Polonio sia stato assassinato da Claudio, il quale invece indica in Amleto il colpevole e concorda con lo stesso Laerte la maniera di attuare una duplice vendetta: viene deciso un duello-trappola, una sfida Laerte-Amleto, durante la quale Claudio offrirà al principe una coppa di vino avvelenato; per conto suo il figlio di Polonio intingerà nel veleno la sua spada. Nelle fasi de

Valutazione Pastorale

tralasciando le implicanze politiche presenti nella tragedia di Shakespeare, Zeffirelli riesce a rappresentare con asciuttezza ed efficacia il complesso dramma di Amleto pur senza tradirne il significato originale: riduce con misura dialoghi e monologhi, ridimensiona intellettualismi e virtuosismi verbali, e va all'essenziale. La tematica shakespeariana della lotta all'inganno e alla corruzione sotto l'incombere della morte ne emerge quindi - pur ridotta quanto a concentrazione e profondità dalle esigenze dei linguaggio per immagini - con l'immediatezza e l'evidenza indispensabili a chi voglia rendere attento lo spettatore agli eterni conflitti dello spirito umano. Fra le situazioni che si accalcano, compaiono e scompaiono nell'alone della morte, rimane la presa di coscienza di un ordine superiore. La morte infatti chiude ogni più travagliato processo d'intrighi, ogni groviglio di passioni e di ambizioni, ogni furia di efferati delitti. L'eroe non deve cercarla né temerla - come appunto fa Amleto. E la terribile esperienza del male, scavando abissi d'inquietudine nelle coscienze anche più refrattarie, obbliga a discendere nei meandri più inesplorati dell'essere, facendo presentire l'esistenza del metafisico, reso quasi palpabile dalla figura di Ofelia, l'innocenza che adombra il mistero che incombe su ogni vita terrena e, irradia la dignità e lo splendore interiore dell'uomo. Suggestive le scenografie di Dante Ferretti, che ricostruiscono gli inquietanti interni della rude reggia di Elsinore; fantasiosi e austeri i costumi; prestigiosi gli interpreti, soprattutto Mel Gibson, un Amleto inconsueto, scattante e virile, che riesce a coniugare dolore e rabbia, dubbio e determinazione, a differenza di altri Amleto - pur apprezzabili - del passato teatrale e cinematografico, che hanno interpretato la tradizione di un principe pallido ripiegato su se stesso e tormentato dal dubbio e dall 'indecisione. Particolarmente drammatiche le scene del violento confronto di Amleto con la regina Gertrude, e quelle della folIìa dolce di Ofelia e dei suoi funerali. Narrativamente serrato e sostenuto da ottimo ritmo, il film offre occasioni di riflessione e di avvicinamento ai grandi temi shakespeariani, in particolare ai più giovani, meno disposti al silenzio meditativo di quanto non lo siano state le passate generazioni. Le riserve sono dovute alla scabrosità e alla violenza dell'argomento.

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