BARDO, la cronaca falsa di alcune verità

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amore-Sentimenti, Arte, Dolore, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Giustizia, Lavoro, Mass-media, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Morte, Politica-Società, Psicologia, Storia
Genere
Allegorico, Biografico, Commedia, Drammatico
Regia
Alejandro G.Inarritu
Durata
174'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Messico
Titolo Originale
BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades
Distribuzione
Netflix, Lucky Red
Soggetto e Sceneggiatura
Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone
Fotografia
Darius Khondjii
Musiche
Bryce Dessner, Alejandro G. Iñárritu
Montaggio
Alejandro G. Iñárritu, Mónica Salazar
Produzione
Alejandro González Iñárritu, Stacy Perskie. Casa di produzione: M Productions, Redrum, Netflix

In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2022)

Interpreti e ruoli

Daniel Gimenez Cacho (Silverio), Griselda Siciliani (Lucia), Ximena Lamadrid (Camila), Iker Sanchez Solano (Lorenzo), Andrés Almeida (Martin), Francisco Rubio (Luis)

Soggetto

Los Angeles, Silverio è un giornalista e documentarista di origini messicane che vive da anni negli Stati Uniti con moglie e figli. Quando riceve un importante riconoscimento in Messico decide di valicare il confine e ritornare nel suo Paese natale, attivando un flusso di ricordi ed emozioni...

Valutazione Pastorale

Ha vinto tutto o quasi il regista Alejandro G. Iñárritu, e con appena dieci lungometraggi. Forte di cinque Premi Oscar (tra cui due come miglior regista) e riconoscimenti al Festival di Cannes, torna alla Mostra di Venezia a otto anni da “Birdman” del 2014 (film d’apertura dell’edizione 71), mettendosi seriamente in corsa per il Leone d’oro. Con “BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades”, da lui diretto e scritto a quattro mani con Nicolás Giacobone – Iñárritu ne cura anche montaggio e musiche –, mette in campo un progetto ambizioso e imponente, dai richiami personali e al contempo legato alla memoria sociale del proprio Paese. In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia. La storia. Los Angeles, Silverio (Daniel Giménez Cacho) è un giornalista e documentarista di origini messicane che vive da anni negli Stati Uniti con moglie e figli. Quando riceve un importante riconoscimento in Messico decide di valicare il confine e ritornare nel suo Paese natale, attivando un flusso di ricordi ed emozioni. Rapsodico, lirico, onirico, a tratti delirante. Con “BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades” Iñárritu sembra rifarsi allo stile di racconto di Federico Fellini, in primis a “8½”, con richiami poi a “Giulietta degli spiriti” e “E la nave va”. Un torrenziale flusso di ricordi e suggestioni che in alcuni passaggi sembrano rifarsi al successo del compatriota Alfonso Cuarón, il suo struggente “Roma” (2018), come pure a “The Tree of Life” (2011) di Terrence Malick. A ben vedere, “BARDO” è ben altro ancora: un racconto che annoda frammenti del passato del regista con una storia di finzione che oscilla tra realismo e immaginazione, un groviglio di emozioni e allucinazioni. Come sottolinea l’autore: “Il tempo e lo spazio si intrecciano, e la narrazione che costituisce ‘la nostra vita’ non è molto più di un falso miraggio. (…) È la verità dell’emozione che io voglio ricercare, nell’enorme baule pieno di chimere che mi porto dietro”. Nell’insieme, “BARDO” è un’opera che stupisce per ambizione, regia e messa in scena; un film denso e imponente che rischia però di rimanere impigliato in un narcisismo espressivo poco controllato. Il talento di Iñárritu non si discute, la sua regia e la sua idea di cinema sono del tutto solide, lungimiranti, ma qui la linea del racconto rischia di scappare di mano, disarcionata da una lunghezza eccessiva (174’). Nel racconto tanti i temi di rilievo, a cominciare dalla famiglia, dal rapporto genitore-figlio, dall’esplorare il dramma di una genitorialità mutilata dalla perdita di un figlio appena nato e del complesso percorso di accettazione di tale tragedia. E ancora, una riflessione sul senso del cinema, del giornalismo e del forte dissidio culturale-identitario che corre sul confine tra Messico e Stati Uniti. Film complesso, problematico-poetico, per dibattiti.

Utilizzazione

Indicato per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito.

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