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Sogg. e Scenegg.: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Ugo Chiti, Alessandro Benvenuti - Fotogr.: (panoramica/a colori) Cristiano Pogany - Mus.: Patrizio Fariselli - Montagg.: Sergio Montanari - Dur.: 102' - Produz.: Maura International Film , Penta Film
Interpreti e ruoli
Enrico Montesano (Fabio), Alessandro Benvenuti (Franco), Daniela Poggi (Viviana), Novello Novelli (Aureliano), Emy Kay (Katerina), Giuliano Ghiselli (Adelmo), Evelina Gori (Luisa), Gisella Sofio, Bruno Vetti, Cristina Casini
Soggetto
A Prato muore Aureliano un ricco industriale tessile: a ciascuno dei due figli, Fabio e Franco, interessa l'azienda o quanto meno la maggioranza azionaria e la prima lotta è a vantaggio di Franco, che rileva il due per cento lasciato dal padre ad una sua antica amante. I fratelli sono molto diversi: laureato, più attraente e cattivo Franco; più semplice, ma altrettanto astuto Fabio, il quale non solo sa parare i colpi, ma altri ne sa organizzare per parte sua. La lotta è accanita. La Finanza si presenta in forze un giorno a verificare registri e fatture e Fabio riesce a salvare l'azienda, perché ha nascosto in un telaio in disuso le scritture contabili veritiere. I due non si danno tregua: c'è un adulterio, poi Franco viene sequestrato, arriva prima una richiesta di miliardi, indi un suo orecchio, per cui Fabio finisce con il vendere la sua ricca collezione di francobolli. Porta lui stesso di notte la valigetta coi soldi del riscatto, ma qui scopre che è stata tutta una menzogna e allora comincia l'inseguimento fra i due fratelli, con tappe fra i boschi dedicate a pugni e forti legnate. Contusi e semingessati Fabio e Franco finiscono nella stessa stanza d'ospedale a litigare per alcune ciliegie.
Valutazione Pastorale
Film più che modesto questo girato da Alessandro Benvenuti, che è anche uno dei ben quattro sceneggiatori, oltre ad essere interprete. Una storia, tra la commedia e la farsa, di gusto e sapori strapaesani. I toni sono ultracaricati e coloriti; addirittura incredibili le parolacce e l'alluvione di espressioni triviali. Fratelli perversi, si dice, ma per definire due personaggi ed il loro astio inveterato non bastano certo gli insulti. Come capita spesso per imprese del genere, mentre l'inizio sembra nascondere qualche gustosa promessa (le questioni ereditarie sono da sempre redditizie in cinema e teatro), il seguito traballa e annoia. D'altro canto, pur tenendo conto dell'andazzo farsesco e di qualche spunto ambiziosamente ancorato al surreale, non c'è nulla e nessuno in cui si intraveda qualcosa di valido. Gli interpreti si arrangiano. Non molto convinto, né convincente, il Fabio di Enrico Montesano.