CATTIVA

Valutazione
Accettabile-riserve, Complesso, Dibattiti
Tematica
Malattia
Genere
Drammatico
Regia
Carlo Lizzani
Durata
98'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
CATTIVA
Distribuzione
U.I.P.
Soggetto e Sceneggiatura
Furio Scarpelli, Francesca Archibugi Furio Scarpelli
Musiche
Armando Trovaioli
Montaggio
Franco Fraticelli

Sogg.: Furio Scarpelli - Scenegg.: Furio Scarpelli, Francesca Archibugi - Fotogr.: (panoramica/a colori) Daniele Nannuzzi - Mus.: Armando Trovaioli - Montagg.: Franco Fraticelli - Dur.: 98' - Produz.: P.A.C. Produzioni Atlas Consorziate

Interpreti e ruoli

Giuliana De Sio (Emilia Schmidt), Julian Sands (Gustav), Erland Josephson (Brekner), Milena Vukotic (Annette), Didi Perego, Francesca Ventura, Stefano Lescovelli, Massimo Venturiello, Flaminia Lizzani

Soggetto

la giovane signora Emilia Schmidt, di origine italiana, conduce in Svizzera col marito e un figlioletto all'inizio dei '900, un'esistenza agiata, in apparenza serena, ma dà ogni tanto qualche inatteso segno di squilibrio. Ricoverata in una lussuosa clinica di Zurigo, viene diagnosticata come schizofrenica, per il suo comportamento: è presa da improvvise crisi di collera, rifiuta il cibo, si ostina a non parlare. Viene perciò definita " cattiva". Il primario professor Brokner la sottopone senza risultato alle cure tradizionali, opponendosi alle richieste di Gustav, un giovane medico della sua équipe, che si offre di curarla con metodi freudiani. Quando finalmente Gustav ottiene di tentare con Emilia la nuova via della psicanalisi, indagando sulla sua parentela, le sue conoscenze e il suo passato, si vede circondato dalla diffidenza e dal biasimo di tutto lo scandalizzato personale della clinica, al punto che il primario ritiene di doverlo trasferire ad altro reparto, ingiungendogli di non entrare più nella camera di Emilia. Gustav, convinto d'essere sulla giusta via, fa in modo d'incontrare la signora al di fuori della camera vietata, sempre spiato e ostacolato dal personale, fino a rischiare il licenziamento. È quindi costretto a desistere, finchè l'allarmante peggioramento di Emilia non induce il primario a consentire alla nuova terapia, che dà risultati insperati: Emilia si va riprendendo e può lasciare la clinica, non certo completamente guarita, ma sbloccata dalle sue nevrosi e fiduciosa nella promessa di Gustav di continuare a seguirla in avvenire.

Valutazione Pastorale

rifacendosi allo studio di Jung, "Il caso della signorina E.", che espone gli interventi terapeutici dello studioso su una delle prime pazienti da lui curate col metodo della psicanalisi, Lizzani conduce il suo racconto filmico quasi alla maniera di un insolito giallo, volto a scoprire le cause della nevrosi che affligge la protagonista e a fargliele prendere coscienza, superando la naturale "rimozione" di ricordi penosi da lei inconsciamente messa in atto per istintiva difesa: il suicidio del padre, l'allontanarsi di un amico coetaneo che si era innamorato di lei, la morte della sua bambina non sufficientemente vigilata. Avvenimenti che hanno generato in lei angoscia e senso di colpa. Il film mette in evidenza la riprovazione e lo scandalo con cui i benpensanti del tempo reagirono alla nuova terapia, ma soprattutto la pazienza, la costanza e il tratto rispettoso e umano con cui il giovane Gustav vince le ritrosie e le furiose reazioni di Emilia, inducendola gradatamente ad aprirsi a lui e a guardare in faccia i fatti e le persone che hanno causato il suo squilibrio, pur descrivendo poi piuttosto sbrigativamente il passaggio di lei verso la normalità. Le maniere suasive e carezzevoli del giovane medico verso la sua paziente rasentano il tenero, andando comunque oltre il necessario distacco professionale, ma senza comprometterlo, a motivo della interpretazione alquanto atona di Julian Sands, non sempre convincente nel suo ruolo. Tematicamente debole nell'indicare nella psicanalisi la panacea delle frustrazioni, i rimorsi, le nevrosi tanto diffuse in questi anni fortemente carenti di principi e valori cui ancorare la vita, il film appare quasi un elegante paravento al vuoto esistenziale che ne è quasi sempre il sottofondo e la causa reale.

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