DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES

Valutazione
Complesso, Problematico, dibattiti
Tematica
Famiglia, Libertà, Male, Metafore del nostro tempo, Morte, Potere, Tematiche religiose
Genere
Grottesco
Regia
Jaco Van Dormael
Durata
113'
Anno di uscita
2015
Nazionalità
Belgio, Francia, Lussemburgo
Titolo Originale
Le tout nouveau testament
Distribuzione
I wonder pictures
Musiche
An Pierle
Montaggio
Hervè De Luze

Orig.: Belgio/Francia/Lussemburgo (2015) - Sogg. e scenegg.: Jaco Van Dormael, Thomas Gunzig - Fotogr.(Panoramica/a colori): Christophe Beaucarne - Mus.: An Pierle - Montagg.: Hervè De Luze - Dur.: 113' - Produz.: Jaco Van Dormael, Terra Incognita Films - 19^ edizione TERTIO MILLENNIO FILM FESTIVAL 2015, IN RASSEGNA.

Interpreti e ruoli

Benoit Poelvoorde (Dio), Pili Groyne (èa), Martine (la figlia di Dio), Francois Damiens (Catherine Deneuve), Yolande Moreau (Frabncois), Laura Verlinden (la moglie di Dio), Serge Lariviere (Aurelie), Didier De Neck (Marc), Romain Gelin (Jean Claude), Marco Lorenzini . (Willy)

Soggetto

Ea, ragazzina di 11 anni, vive a Bruxelles e racconta la propria storia, dicendo di essere figlia di Dio, uno odioso, antipatico e dedito a rendere miserabile l'esistenza degli uomini. Per uscire da una situazione insostenibile, Ea si appropriarsi di nascosto del computer del padre e ne approfitta per inviare a tutti gli esseri umani un sms con la data della rispettiva morte. In più sceglie come collaboratore il barbone Victor e lo incarica di prendere appunti per scrivere un 'nuovo' Nuovo Testamento...

Valutazione Pastorale

Si parte con una domanda che porta all'inevitabile coinvolgimento dello spettatore: cosa faremmo se venissimo all'improvviso a sapere anno, giorno e ora esatti della nostra morte? L'interrogativo forse è fin troppo diretto e inquietante, se andando avanti Jaco Van Dormael, regista e cosceneggiatore, avverte il bisogno di prenderne in qualche modo le distanze. Il sistema al quale il sulfureo autore belga ricorre è quello di virare subito da un impossibile realismo ad un caleidoscopio di immagini grottesche e scombinate (vedi all'inizio le giraffe a spasso per Bruxelles fino allo scimpanzé scelto dalla Deneuve) dentro le quali si agita un dio irascibile e bilioso, facilmente messo in scacco dalla figlia adolescente. Lasciata libera di sfogarsi, la ragazzina apre il tappo della tirannia paterna e lascia uscire il caos. E' il momento in cui Van Dormael dà libero sfogo a invenzioni, eccessi, immagini miste e stucchevoli tra visionarietà, lirismo, kitsch e toni sopra le righe. Confermando allo stesso tempo di essere del tutto lontano da un approccio riflessivo e aderente alla profondità della tematica teologica. In lui prevale il gusto della sbandamento, della sorpresa irrazionale, della descrizione di un mondo (e di un cinema) finalizzato a estrarne i succhi beffardi, stonati, irriverenti. Fa bene a citare come riferimento Ferreri e la decostruzione secca e perfida dell'esistenza che caratterizza molti suoi film. Meno azzeccata appare la citazione di Fellini, perché del riminese manca del tutto lo sguardo di apertura e di compassione sulla miserie umane. Prevale il divertissement, che non tocca la verità e la bellezza delle figure e dei testi evangelici e non evita il rischio che il racconto cada in momenti di stanca e giri un po' a vuoto su stesso. Poco serio e poco stimolante, un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come complesso, problematico e da affidare a dibattiti.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo conto del taglio particolare della storia e delle suggestioni stilistiche da affidare a qualche riflessioni per una migliore comprensione e per evitare inopportuni equivoci.

Le altre valutazioni

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