Interpreti e ruoli
Clara Couturet (Mehdia), Ziad Jallad (Ahmed), Rifaat Tarabay (Ibrahim), Darina Al Joundi (Leila), Kawsie Chandra (Koussouma), Carol Abboud (Salwa), Ghina Daou (Sales Rep)
Soggetto
Libano, oggi, Ahmed rifugiato siriano, e Mehdia, immigrata etiope che lavora come domestica, vivono un amore clandestino scambiandosi baci nelle strade di Beirut. Lei cerca di allontanarsi dai suoi datori di lavoro; lui affetto da una misteriosa malattia, si guadagna da vivere vendendo materiali di riciclo…
Valutazione Pastorale
“Dirty Difficult Dangerous” del regista franco-libanese Wissam Charaf, al suo secondo lungometraggio dopo “Tombé Du Ciel” del 2016, racconta la storia d’amore fra Ahmed, un rifugiato dalla Siria, affetto da una misteriosa malattia, che sbarca il lunario rivendendo materiali di recupero e Mehdia, una ragazza etiope che lavora come domestica presso una famiglia che la tratta come una schiava. Charat affronta temi importanti quasi in silenzio, senza alzare la voce né fare proclami. E tuttavia la denuncia dei propri diritti è chiara e forte, anche senza parole: è nei fatti, nella vita difficile dei due ragazzi nella impossibilità di trovare un momento di tranquillità. Quando decidono di fuggire senza un orizzonte davanti, i protagonisti Ahmed (Ziad Jallad) e Mehdia (Clara Couturet) si guardano ma i loro occhi si rincorrono inutilmente: non sanno quale futuro li aspetta. Eppure, la situazione è purtroppo evidente. L’uomo e la donna sono soli contro tutti, esseri umani abbandonati nelle periferie di un mondo impazzito. Una solitudine che rimane nella mente e nel cuore di chi entra nei problemi e vuole fare ogni tentativo prima di rinunciare a portare la necessaria solidarietà. “Dirty Difficult Dangerous”, Premio Label Europa Cinemas a Venezia 79 come Miglior Film Europeo, è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film non ha bisogno di tante parole per dichiarare i propri obiettivi: quelli della dignità e della civiltà in cui merita di vivere ogni essere umano. Indicato per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito.