E’ SOLO LA FINE DEL MONDO

Valutazione
Complesso, Problematico, dibattiti *
Tematica
Famiglia, Teatro
Genere
Drammatico
Regia
Xavier Dolan
Durata
95'
Anno di uscita
2016
Nazionalità
Canada, Francia
Titolo Originale
Juste la fin du monde
Distribuzione
Lucky Red
Musiche
Gabriel Yared
Montaggio
Xavier Dolan

Orig.: Canada/Francia (2016) - Sogg. e scenegg.: Xavier Dolan dall'omonimo testo teatrale di Jean Luc Lagarce (1990) - Fotogr.(Panoramica/a colori): André Turpin - Mus.: Gabriel Yared - Montagg.: Xavier Dolan - Dur.: 95' - Produz.: Nancy Grant, Xavier Dolan, Sylvain Corbeil, Nathanael Karmitz, Michel Merkt - 69^ FESTIVAL DI CANNES 2016 , GRAN PREMIO DELLA GIURIA.

Interpreti e ruoli

Gaspard Ulliel (Louis), Nathalie Baye (la mamma di Gaspard), Léa Seydouk (Suzanne), Vincent Cassel (Antoine), Marionne Cotillard . (Catherine)

Soggetto

Dodici anni dopo, Louis, giovane scrittore di successo, torna nella casa natale per rivedere la famiglia e comunicare loro una importante notizia...

Valutazione Pastorale

Nato a Montreal nel 1989, esordiente a venti anni con "J'ai tuè ma mere", autore di altri quattro titoli nel periodo 2010-2015, Xavier Dolan, enfant prodige del cinema contemporaneo, conferma un non comune talento visivo ed espressivo con questo "E' solo la fine del mondo". Ispirandosi, come già aveva fatto per "Tom à la ferme" (2013), ad un testo teatrale, Dolan si confronta con un soggetto che richiama, alla lontana, il "Teorema" pasoliniano. Nel senso di un individuo (ma qui è uno di famiglia...) che torna a casa, porta sconvolgimento e costringe ad un rimescolamento delle carte parentali. In più Louis arriva con una notizia che vorrebbe comunicare con grande urgenza. A turno comincia a parlare con il fratell, con la sorella, con la mamma, con la moglie del fratello. Ma il discorso resta continuamente interrotto, travolto da divagazioni, da una girandola di parole, di commenti sovraesposti, di isterismi imprevisti, di nervosismo dilagante. A segnare uno stato di equilibrio precario e evanescente. Più che mai, la famiglia si dimostra quell 'inferno che i detrattori da sempre hanno disegnato. Ma qui c'è un sovrappiù di tristezza, di amarezza, di delusione non eliminabile. E dopo tante schermaglie e colpi bassi, Louis, capito che è destinato a non avare ascolto, si allontana, solo come quando è arrivato. C'è tanta lucida negatività in questo pamphlet girato da Dolan in punta di penna di una disperazione quasi assoluta. Eppure, per quanto lo scorrere dell'azione, stupendamente costretta nei limiti di quinte teatrali lasci affacciare l'impressione di una indifferenza dell'autore rispetto a quello che racconta, il dramma resta solido e convincente. E il film conferma l'impressione di un regista preso da furiosi cambi di atteggiamento e da profonde crisi di umore. Capace dei trattare in modo del tutto imprevedibile il tema del cambio di identità ("Laurence Anyways"), come il destino crudo e solitario di un ragazzo lasciato solo a gestire la sua imminente morte. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare con qualche attenzione in programmazione ordinaria. Da proporre in occasioni mirate per affrontare con profondità la imprevedibile poetica di Dolan autore moderno e non privo di contraddizioni.

Le altre valutazioni

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