Everything Everywhere All at Once

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amore-Sentimenti, Anziani, Dialogo, Donna, Educazione, Emarginazione, Emigrazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Fantascienza, Giovani, Male, Matrimonio - coppia, Metafore del nostro tempo, Omosessualità, Politica-Società, Potere, Rapporto tra culture, Solidarietà
Genere
Azione, Commedia, Drammatico, Fantastico, Psicologico
Regia
Daniels - Daniel Kwan e Daniel Scheinert
Durata
139'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Everything Everywhere All at Once
Distribuzione
I wonder pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Fotografia
Larkin Seiple
Musiche
Son Lux. Si segnala anche il brano originale "This is a Life" firmato da Ryan Lott, David Byrne e Mitski
Montaggio
Paul Rogers
Produzione
Daniel Kwan, Daniel Scheinert, Anthony e Joe Russo, Mike Larocca, Jonathan Wang. Casa di produzione: A24, AGBO, IAC Films, Year of the Rat

Il film ha ottenuto il maggior numero di candidature (11 in tutto compresa quella di miglior film) alla 95ma edizione dei Premi Oscar, gli Academy Award 2023

Interpreti e ruoli

Michelle Yeoh (Evelyn Wang), Jonathan Ke Quan (Waymond Wang), Stephanie Hsu (Joy Wang), Jamie Lee Curtis (Deirdre Beaubeirdre), James Hong (Gong Gong), Tallie Medel (Becky Sregor)

Soggetto

Stati Uniti oggi, Evelyn e il marito Waymond, di origini cinesi ma da tempo nel Paese a stelle e strisce, gestiscono una tipica lavanderia a gettoni. Gli affari non vanno poi così bene e temono l’appuntamento del controllo delle tasse, con l’intransigente ispettrice Deirdre. A complicare le cose sono le turbolenze in casa…

Valutazione Pastorale

“Un film sulla compassione nel caos”. Lo definiscono così i registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert, noti come il duo Daniels, parlando di “Everything Everywhere All at Once”, titolo che si è imposto con sorpresa nell’autunno 2022 e ora in corsa per principali riconoscimenti della stagione, Oscar in testa con ben 11 candidature compresa quella per il miglior film. Ha già vinto due Golden Globe: quello per la miglior attrice Michelle Yeoh (iconica interprete del film “La tigre e il dragone”) e per l’attore non protagonista Jonathan Ke Quan (toccante il suo ringraziamento, ricordando l’esordio folgorante da bambino sul set di Steven Spielberg con “Indiana Jones e il tempio maledetto” del 1984, seguito subito dopo da “I Goonies” del 1985, rimasto poi fermo per decenni). “Everything Everywhere All at Once” del duo Daniels è un film singolare e affascinante, probabilmente debitore dell’universo creativo di “Matrix”, di quel mix di fantastico, futuristico e filosofico, come pure del cinema dei fratelli Anthony e Joe Russo (i registi degli “Avengers”, qui in veste di produttori). Un’opera che usa l’elemento della follia e del Multiverso per raccontare una storia minuta, basilare: il recupero del dialogo in una famiglia finita nelle secche della sedentarietà. Come sottolineano sempre i registi: “È un film su una madre che impara ad ascoltare la propria famiglia nel bel mezzo del caos più totale”. La storia. Stati Uniti oggi, Evelyn (Michelle Yeoh) e il marito Waymond (Jonathan Ke Quan), di origini cinesi ma da tempo nel Paese a stelle e strisce, gestiscono una tipica lavanderia a gettoni. Gli affari non vanno poi così bene e temono l’appuntamento del controllo delle tasse, con l’intransigente ispettrice Deirdre (Jamie Lee Curtis, magnifica!). A complicare le cose sono le turbolenze in casa: Evelyn è sotto pressione per la non facile gestione del padre anziano Gong Gong (James Hong), per la scoperta che il marito intende chiederle il divorzio e perché i rapporti con la figlia ventenne Joy (Stephanie Hsu) sono ai ferri corti, non riuscendo ad accettarne l’omosessualità. Durante la riunione con il fisco, Evelyn viene catapultata in una girandola di universi paralleli… Si rimane spiazzati, lietamente spiazzati, da “Everything Everywhere All at Once”. Si tratta di un film visionario, ilare e contorto, che mostra tutta la sua bellezza nell’approdo finale. È un viaggio vorticoso nella mente della protagonista Evelyn e dei suoi cari, un viaggio che si accosta al Multiverso di casa Marvel (“Doctor Strange” in testa) ma anche alla menzionata tetralogia “Matrix”. Il film è un fuoco d’artificio di suggestioni artistiche, filosofiche e cinematografiche, che i Daniels governano con talento ed evidente divertimento. Gli interpreti, tutti ottimi, stanno al gioco e danno spessore alle emozioni in campo. Splendida soprattutto la performance di Michelle Yeoh, capace di mantenere elevata l’intensità drammatica in un caleidoscopio di passaggi illogici e ammalianti. Al di là dell’eccesso narrativo, che talvolta incontra anche il grottesco, il film regala una profonda e originale lettura del bisogno di rimettere al centro il dialogo nei nostri rapporti, nel tessuto familiare. Basta la sola battuta pronunciata da Evelyn, “Diamoci una possibilità”, a imprimere realismo e poesia in un film che veleggia nel fantastico. Un’opera che affascina e conquista. Complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Adatto per la programmazione ordinaria e per ulteriori occasioni di dibattito. Per i temi e il linguaggio in campo, il film è indicato per adulti e per adolescenti accompagnati.

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