GIOVANNI FALCONE *

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico, Dibattiti
Tematica
Mafia, Politica-Società
Genere
Drammatico
Regia
Giuseppe Ferrara
Durata
124'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
GIOVANNI FALCONE
Distribuzione
Columbia Tri Star Films Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Armenia Balducci, Giuseppe Ferrara
Musiche
Pino Donaggio
Montaggio
Ruggero Mastroianni

Sogg. e Scenegg.: Armenia Balducci, Giuseppe Ferrara - Fotogr.: (panoramica/a colori) Claudio Cirillo - Mus.: Pino Donaggio - Montagg.: Ruggero Mastroianni - Dur.: 124' - Produz.: Clemi Cinematografica

Interpreti e ruoli

Michele Placido (Giovanni Falcone), Giancarlo Giannini (Paolo Borsellino), Anna Bonaiuto (Francesca Morvillo), Massimo Bonetti (Ninni Cassarà), Nello Rivié (Chinnici), Giovanni Musy (Tommaso Buscetta), Paolo De Giorgio (Zucchetto), Pietro Biondi, Gianfranco Barra, Marco Leto, Ivana Monti

Soggetto

il Giudice Giovanni Falcone, nel corso di un decennio dall'81 al '92 svolge la sua missione contro lo strapotere della mafia. All'inizio, come collaboratore del Giudice Rocco Chinnici (ed ancora nella scia della uccisione del Generale Dalla Chiesa), Falcone ipotizzò l'esistenza di un "terzo livello" della famigerata "Cupola", ed un progetto che prevedeva radicate collusioni tra i boss mafiosi (i Corleonesi, i Greco, i Riina ed altri) con importanti uomini politici. Ucciso Chinnici, Falcone continua la sua pericolosa indagine, collabora con altri Magistrati (Paolo Borsellino e Ninni Cassarà), interroga i grandi pentiti (Buscetta emigrato in America, Calderone, Mannoia, Contorno), avanza nel labirinto degli interrogatori e dei fascicoli giudiziari, contatta i potentissimi fratelli Salvo, apre piste rischiose, fa confronti e deduzioni, valuta dettagli e documenti, mentre in Sicilia continuano gli assassinii. Dopo il maxi processo alla mafia, il pool antimafia viene smantellato e a capo del Tribunale palermitano è destinato è destinato il Giudice Meli. Falcone che pensa ad una superprocura, viene contestato da una parte dei colleghi (Geraci) e dell'opinione pubblica (la sua conferenza alla Università di Pavia), mentre da tempo circolano nomi di uomini politici alla ribalta (lo stesso Presidente Andreotti, il noto parlamentare democristiano Sergio Lima poi ucciso in strada a rivoltellate -, il Ministro per la Giustizia Martelli, il Ministro Ruffini, il Sindaco di Palermo Cincimino). Nella profonda e limacciosa palude creatasi il Sicilia per gli oscuri legami tra mafia, affari e politica, in un clima di sospetti e di realtà evidenti, di coperture a scandalosi interessi, di pentiti veri o sedicenti (e quindi fuorvianti per dichiarazioni e testimonianze tutte da verificare), si aggirano anche mezze figure, "corvi" grafomani (le lettere anonime contro Falcone) e misteriosi personaggi come l'onnipotente "dottore" (forse uno dei servizi segreti?). Poi Falcone viene destinato a prestare servizio al Ministero, quale Direttore Generale per gli affari penali. Non è tanto una promozione, quanto piuttosto un modo per liberarsi in loco di un uomo diventato scomodo e pericoloso per tutti i poteri coalizzatisi contro la sua azione tenace. Già vi è stato un attentato premonitore (l'esplosivo collocato, malgrado la sorveglianza della Polizia, sulla spiaggia accanto alla villetta di Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo, magistrato anch'essa). Falcone è rimasto pressoché isolato (lo sostenevano solo Paolo Borsellino ed il suo nuovo capo Caponnetto). Infine la strage di Capaci (Falcone, Francesca e gli agenti di scorta), con una esplosione accuratamente preparata, preceduta e seguita da puntuali telefonate. Seguirà a suo tempo un'altra esplosione, in cui perderà la vita anche Paolo Borsellino.

Valutazione Pastorale

sempre difficile formulare ipotesi insidiose attenendosi ai fatti ed agli eventi nello stile e con i ritmi della cronaca. Altrettanto difficile, dal punto di vista della scrittura, organizzare e scegliere un materiale documentario che sia veritiero o probante, senza cedere a forzature o peggio a intenzioni di parte. Giuseppe Ferrara, regista di "Cento giorni a Palermo" e di "Il caso Moro", uomo senz'altro mestiere e di passione civile, ci ha provato e ci propone due ore di indagini, uno spaccato drammatico oltre ogni dire, un contenitore di verbali, di interrogatori e di allusioni, a descrivere vita, carriera e morte del Giudice Falcone. Troppo vicini nella memoria sono i fatti e ancora aperti dolorosamente lutti e ferite, perché quel terribile decennio siciliano possa tradursi in spettacolo, ricostruendo, sottacendo, alludendo e così via filmando. La pura cronaca poco e male si addice ad una rivisitazione che, nell'imperativo dell'equilibrio e della totale oggettività, esige il metodo della storia, lungi dalle facili suggestioni della attualità. A parte tanti dettagli del lavoro di Ferrara, anche se realisticamente incontrastabili ed umanamente laceranti, si avverte a monte di tutto una sorta di malessere, di disagio verso personaggi ancora troppo vivi nella memoria collettiva e con essi i loro comportamenti, le loro voci. Con questo non si vuole dubitare della nuda realtà degli accadimenti: si vuole solo affermare che, laddove più si insiste nel verosimile (il contenuto di certe telefonate), il documento non acquista forza, ma curiosamente la perde, inducendo riserve, anziché sicurezza. Con conseguenze anche sull'impatto emotivo. Dieci anni di una terribile storia all'italiana carica di intrighi, omertà ed assassinii spietati, in larga misura avvolta ancora nel mistero dei veri mandanti al vertice.

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