Grazie ragazzi

Valutazione
Brillante, Consigliabile, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Carcere, Dialogo, Donna, Educazione, Emarginazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Giustizia, Il comico, Lavoro, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Povertà, Solidarietà, Teatro
Genere
Commedia, Drammatico
Regia
Riccardo Milani
Durata
117'
Anno di uscita
2023
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Grazie ragazzi
Distribuzione
Vision Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Tratto dal film "Un triomphe" di Emmanuel Courcol, la sceneggiatura è firmata da Michele Astori, Riccardo Milani
Fotografia
Saverio Guarna
Musiche
Andrea Guerra
Montaggio
Patrizia Ceresani, Francesco Renda
Produzione
Carlo Degli Esposti, Nicola Serra, Mario Gianani, Lorenzo Gangarossa. Casa di produzione: Palomar, Wildside, Vision Distribution, Sky, Prime Video e Teodora Film

Interpreti e ruoli

Antonio Albanese (Antonio), Fabrizio Bentivoglio (Michele), Sonia Bergamasco. (Laura), Vinicio Marchioni (Diego), Giacomo Ferrara (Aziz), Giorgio Montanini (Mignolo), Andrea Lattanzi (Damiano), Nicola Rignanese (Ettore), Imma Piro (Giudice), Gerhard Koloneci (Christian), Bogdan Iordachioiu (Radu), Liliana Bottone (Marianna)

Soggetto

Velletri, Roma oggi. Antonio è un attore teatrale che sbarca il lunario tra piccoli ruoli e il doppiaggio di film a luci rosse. È nelle secche della vita, senza troppi slanci verso il futuro. Il regista Michele, un amico di vecchia data, gli propone di dirigere un laboratorio teatrale in carcere, formando alcuni detenuti senza esperienza. Dopo qualche esitazione Antonio accetta, sotto lo sguardo vigile della direttrice della casa circondariale Laura. Prova dopo prova, Antonio ritrova l’entusiasmo nel suo lavoro e propone loro il testo di Beckett “Aspettando Godot”...

Valutazione Pastorale

Riccardo Milani non sbaglia un colpo. Più passa il tempo, più si coglie una traiettoria ben precisa del suo cinema come pure della serialità che ha diretto (“Una grande famiglia”, “È arrivata la felicità”): storie di respiro sociale, con tutta la gamma di sfumature problematiche correlate, declinate lungo il tracciato della tradizione della commedia all’italiana. Racconti brillanti, tragicomici, che strappano il sorriso e offrono non poche suggestioni sul nostro presente. Per citare alcuni suoi riusciti titoli: “Scusate se esisto!” (2014), “Come un gatto in tangenziale” (2017, 2021) e “Corro da te” (2022). Ultimo arrivato è “Grazie ragazzi”, prodotto da Palomar e Wildside, in collaborazione con Sky, Teodora Film e Prime Video. Il film è il remake del francese “Un triomphe” (2020) di Emmanuel Courcol, ma soprattutto è il racconto di una storia vera avvenuta quasi quarant’anni fa in Svezia: l’esperienza di un laboratorio teatrale in un carcere per la messa in scena di “Aspettando Godot” del Premio Nobel Samuel Beckett. Insieme allo sceneggiatore Michele Astori, Milani lo ha riadattato tenendo conto del contesto italiano e scegliendo come attore capofila Antonio Albanese, che ha messo in campo un ventaglio di sfumature convincenti, tra note dolenti e lampi comici irresistibili. La storia. Velletri, Roma oggi. Antonio (Albanese) è un attore teatrale che sbarca il lunario tra piccoli ruoli e il doppiaggio di film a luci rosse. È nelle secche della vita, senza troppi slanci verso il futuro. Il regista Michele (Fabrizio Bentivoglio), un amico di vecchia data, gli propone di dirigere un laboratorio teatrale in carcere, formando alcuni detenuti senza esperienza. Dopo qualche esitazione Antonio accetta, sotto lo sguardo vigile della direttrice della casa circondariale Laura (Sonia Bergamasco). Alle prove si presenta solo una manciata di detenuti: Aziz (Giacomo Ferrara), Mignolo (Giorgio Montanini), Damiano (Andrea Lattanzi) e il temibile Diego (Vinicio Marchioni); a questi si aggiunge l’aiutante di scena Radu (Bogdan Iordachioiu). Prova dopo prova, Antonio ritrova l’entusiasmo nel suo lavoro e propone loro il testo di Beckett “Aspettando Godot”. Una scommessa forse azzardata, che però cambierà la vita di tutti… “Grazie ragazzi” è un film che funziona, conquista tra battute brillanti, ben inanellate, e riverberi sociali dolenti. A ben vedere la commedia sembra avere quasi due o tre atti. Una prima parte richiama immediatamente il poetico film dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani “Cesare deve morire” (2012) – Leone d’oro al Festival di Berlino – ma subito dopo “lo supera": lì veniva raccontato il percorso di messa in scena teatrale del “Giulio Cesare” di William Shakespeare a Rebibbia, sino al debutto; in “Grazie ragazzi” si va oltre raccontando la prima, le repliche e persino la tournée nei teatri del Centro Italia. Poi il finale, che affascina e spiazza, con una suggestione aulica e un retrogusto di diffusa amarezza che però non riveleremo. Il film è di certo riuscito, coniugando alto e basso, realismo e dinamiche da commedia brillante. La regia di Milani si sente nella sua agilità e solidità, come pure la presenza di un buon copione vivace. A dare corpo all’opera sono poi gli attori, tutti molto validi, di grande mestiere: accanto al già citato capocomico Antonio Albanese tengono bene il passo Sonia Bergamasco, Fabrizio Bentivoglio e Vinicio Marchioni. Ottimi! Infine, non va dimenticato che “Grazie ragazzi” è un’opera che mette a tema la vita nelle carceri, il bisogno di vedere tali strutture non solo come luoghi di detenzione ma (soprattutto) come spazi di recupero, di cambiamento. Un cambiamento che può partire dalla cultura, dall’arte, dal teatro, un cambio di rotta esistenziale che apre alla salvezza. Il testo “Aspettando Godot”, tra i punti di riferimento del teatro dell’assurdo, funziona dunque bene nel film come cassa di risonanza della condizione dei detenuti: esistenze in perenne attesa che il tempo passi e si schiuda per loro una possibilità altra. Che arrivi Godot! Nelle sale italiane in 450 copie con Vision Distribution, il film “Grazie ragazzi” risulta una bella proposta di intrattenimento e al contempo di riflessione. Consigliabile, brillante, per dibattiti.

Utilizzazione

Indicato per la programmazione ordinaria e adatto per approfondimenti sul valore della cultura, dell'arte, nel percorso formativo e di riscatto nelle carceri.

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