Herself. La vita che verrà

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Bambini, Donna, Emarginazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Giustizia, Politica-Società, Solidarietà, Violenza
Genere
Drammatico
Regia
Phyllida Lloyd
Durata
97'
Anno di uscita
2021
Nazionalità
Regno Unito
Titolo Originale
Herself
Distribuzione
Bim
Soggetto e Sceneggiatura
Clare Dunne, Malcolm Campbell
Fotografia
Tom Comerford
Musiche
Natalie Holt
Montaggio
Rebecca Lloyd
Produzione
Rory Gilmartin, Ed Guiney, Sharon Horgan. Case di produzione: Element Pictures, BBC Films, Merman Films, British Film Institute, Screen Ireland

Presentato alla 15a Festa del Cinema di Roma in collaborazione con la sezione Alice nella Città (2020), il film sarà disponibile in sala distribuito da Bim

Interpreti e ruoli

Clare Dunne (Sandra ), Ian Lloyd Anderson (Gary), Harriet Walter (Peggy), Conleth Hill (Aido), Dmitry Vinokurov (Dariusz), Rebecca O'Mara (Grainne), Cathy Belton (Jo), Aaron Lockhart (Tomo), Molly McCann (Molly), Ruby Rose O'Hara (Emma), Ericka Roe (Amy)

Soggetto

Sandra è una trentenne inglese madre di due bambine, costretta a trovare una nuova sistemazione dopo le violenze subite dal marito. Sandra si mette in testa di costruire una casa da sola e forte della sua tenacia, e soprattutto grazie a un gruppo di amici solidali che incontra lungo il cammino, il progetto riesce a decollare…

Valutazione Pastorale

C’è molto del cinema di Ken Loach nel nuovo film della regista britannica Phyllida Lloyd, “Herself. La vita che verrà”. L’autrice della commedia musicale “Mamma Mia!” (2008) e del biopic “The Iron Lady” (2011) cambia passo narrativo e si confronta con un bagno di realtà, una storia che pedina il reale senza renderlo però bruciante. In “Herself” la Lloyd esplora infatti il dramma delle violenze domestiche ai danni delle donne, mettendo in scena un percorso di attraversamento dal buio alla luce, dal dolore al riscatto. Muovendosi sul soggetto dell’attrice irlandese Clare Dunne, “Herself” ci racconta la storia di Sandra (Dunne), una trentenne che vive con le sue bambine e il marito Gary (Ian Lloyd Anderson). Dopo l’ennesima aggressione domestica, la donna riesce a denunciare il marito e a trovare una sistemazione provvisoria per lei e le figlie. Sandra fa molti lavori pur di garantire il prima possibile alle sue bambine un ritorno alla normalità. Nonostante i sacrifici, però, la coperta è sempre corta e i soldi non bastano per un affitto dignitoso. Sandra si mette allora in testa di costruirsi una casa da sola, seguendo il progetto di un architetto di abitazioni a basso costo; e grazie all’aiuto della sessantenne Peggy (Harriet Walter), che le mette a disposizione una porzione del terreno della sua casa, Sandra si lancia in questa impresa… Alla Festa del Cinema di Roma la proiezione di “Herself” è condivisa insieme alla sezione autonoma e parallela Alice nella Città, proprio perché oltre alla carica di denuncia nel film si ritrova un respiro educational, uno sguardo di crescente speranza. La regista Phyllida Lloyd parte con il racconto dai toni asciutti, molto vicini appunto al cinema di Ken Loach (“Io, Daniel Blake”) come pure dei fratelli Dardenne (“Due giorni, una notte”), cantori per eccellenza della condizione di affanno degli ultimi, tra lavoro che manca e ostacoli disumani posti dalla burocrazia. Vediamo infatti entrare in scena la figura di Sandra come una giovane madre, più volte percossa dal marito, che prova a uscire da sola dalla palude della disperazione, ma il sistema sociale accanto a lei appare insensibile alle non poche difficoltà che la donna vive. Sandra di fatto è sola. Man mano che la narrazione procede, i toni perdono quella ruvidezza inziale e il racconto svolta verso un dramma teso al riscatto personale-familiare. Insomma, siamo più dalle parti del cinema realtà dai toni poetici alla Uberto Pasolini (“Still Life”, “Nowhere Special”). Sandra, infatti, si getta nel progetto della costruzione di una casa e inaspettatamente accanto a lei intervengono persone diverse, ugualmente in affanno, che si mettono in gioco con un agire solidale. La donna mette così insieme una piccola comunità che non solo costruisce una casa, ma si rimette in piedi nella vita. La regista Phyllida Lloyd dirige la storia con bella incisività e convincente tensione. Dal punto di vista pastorale il film “Herself” è consigliabile, problematico e adatto certamente per dibattitti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni per affrontare il tema della violenza sulle donne e della crisi socio-economica attuale. L'opera offre uno sguardo positivo, educativo, sul bisogno di prossimità e solidarietà, di condivisione.

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