HUMAN TRAFFIC

Valutazione
Inaccettabile, negativo
Tematica
Amicizia, Famiglia, Giovani, Sessualità
Genere
Commedia
Regia
Justin Kerrigan
Durata
95'
Anno di uscita
2000
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
Human traffic
Distribuzione
Medusa Film
Musiche
Robi Mello, Matthew Herbert
Montaggio
Patrick Moore

Orig.: Gran Bretagna (1999) - Sogg. e scenegg.: Justin Kerrigan - Fotogr.(Panoramica/a colori): David Bennett - Mus.: Robi Mello, Matthew Herbert - Montagg.: Patrick Moore - Dur.: 95' - Produz.: Allan Niblo, Herbert McCourt.

Interpreti e ruoli

John Simm (Jip), Shaun Parkes . (Koop), Lorraine Pilkington

Soggetto

Jip, Koop, Nina, Lulù, Moff: cinque ragazzi aspettano l'arrivo del week end. Siamo a Cardiff, e ciascuno di loro si presenta guardando dentro la m.d.p. Chi più chi meno tutti lavorano, ma ora bisogna organizzare la sera, e sopratutto, la notte del sabato. Purtroppo anche altri problemi incombono. Jip consuma molte droghe ma ora é preoccupato al pensiero che troppi stupefacenti possano renderlo impotente. Lulù ha vari ragazzi, i quali a loro volta non disdegnano altre avventure, a insaputa di lei. Koop e Nina stanno insieme ma lui ad un certo punto sospetta che lei abbia altri ragazzi e l'idillio finisce. Moff é il figlio di un ispettore di polizia e vorrebbe darsi atteggiamenti 'seri'. La sera tutti entrano in un locale, e qui cominciano a ricordare il 1991, quando quel posto si chiamava Tom Tops. Uno dice: "Vorrei che gli extraterrestri mi rapissero dal pianeta Cardiff". Arriva il giorno dopo. Nel pomeriggio, il gruppo é come al solito al bar. Qui Moff annuncia solennemente che vuole finirla con la droga. Si sente la frase: "E' un mondo pazzo, ma sono fiero di farne parte".

Valutazione Pastorale

Sciatto e inconcludente, questo ritratto di 'gioventù perduta' gallese contemporanea fa capire subito i suoi veri obiettivi: dietro il consueto paravento dell'indagine sociologica, delle situazioni colte dal vero, del linguaggio 'autentico', il film é solo l'occasione per mettere insieme il peggio delle abitudini giovanili, ammantandolo di stucchevole compiacimento, di noiosa 'normalità', di irritante snobismo qualunquista. L'opera prima è anche ben girata, ma non offre la benché minima occasione per fermarsi un momento a riflettere su ciò che si vede: tutto scorre all'insegna della banalità e dell'ammiccamento, non c'é mai dramma, il quadro del 'tutto é lecito' deve servire da stimolo per creare immediata imitazione e veicolare il tipo di vita che si vede. Un prodotto pericoloso, dunque, per il suo tono livellante e privo di attenzione per i valori dell'individuo. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come inaccettabile, e costantemente di tono negativo. UTILIZZAZIONE: il film é da escludere dalla programmazione ordinaria. Da sconsigliare è l'utilizzo anche in occasione di proposte su ritratti di gioventù europea fine anni Novanta.

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