IL CLUB DEI SUICIDI

Valutazione
Discutibile, Ambiguità
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
James Bruce
Durata
86'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
THE SUICIDE CLUB
Distribuzione
International Film Company
Soggetto e Sceneggiatura
Susan Kougell, Carl Capotorto tratto dal romanzo di Robert Stevenson
Musiche
J. Aaron Diamond
Montaggio
Jaes Bruce, Keith W. Rouse

Sogg.: tratto dal romanzo di Robert Stevenson - Scenegg.: Susan Kougell, Carl Capotorto - Fotogr.: (normale/a colori) Frank Prinzi - Mus.: J. Aaron Diamond - Montagg.: Jaes Bruce, Keith W. Rouse - Dur.: 86' - Produz.: Mames Bruce

Interpreti e ruoli

Mariel Hemingway (Sasha), Robert Joy (Michael), Madeleine Potter (Nancy), Michael O'Donoghue (Mervin), Anne Lange (Catherine), Sullivan Brown (Brian), Keith Berger (Attendant n° 1), Tom Cayler, Larry Henry

Soggetto

Sasha, una ricca ereditiera, ha subito un grave choc a causa del suicidio del fratello, che si è ucciso davanti a lei. La ragazza, uscita dalla clinica in cui è stata curata, continua a comportarsi in modo stravagante; viene perciò avvertita dall'avvocato suo tutore che continuerà a ricevere la solita somma di denaro, solo se dimostrerà di comportarsi saggiamente. Ma Sasha, che ha sofferto fin da bambina per la mancanza dei genitori, ed era legatissima al fratello, non riesce a ritrovare il suo equilibrio. Inutilmente il suo giovane amante Michael cerca di distrarla. Successivamente Sasha incontra un affascinante giovanotto di colore, Cam, che la invita ad un misterioso party, abbandonando Michael adirato. La festa si svolge nella lussuosa ed isolata villa di Nancy, la misteriosa sorellastra bianca di Cam, legata a lui da violenti rapporti di odio e amore. Fra molti invitati mascherati, la festa si svolge in una lugubre atmosfera, e ha il suo culmine in una partita a carte, in cui i partecipanti giocano la vita: il vincitore è colui che riceve l'asso di picche, e vince in realtà la "fortuna" di essere ucciso da un altro giocatore. Poiché Nancy è gelosa di Sasha e lei è in pericolo, Cam la fa fuggire. Tornata da Michael, Sasha riceve un nuovo invito alla villa misteriosa e lo accetta, perché anche se è inorridita per ciò, che ha visto, è però morbosamente attirata dall'atmosfera di morte, che regna nella villa. Giunti al gioco delle carte, Sasha riceve l'asso di picche, e, davanti alla certezza di morire, sente rinascere in sè l'attaccamento alla vita, perciò fugge, inseguita dai guardiani. Intanto Michael, venuto per salvarla, la cerca, e Cam elimina alcuni degli assassini inseguitori. Mentre Nancy si uccide col veleno, Sasha, correndo fra sale e giardini, si scontra con Michael, e lo colpisce involontariamente a morte con un coltello, che ha in mano per difendersi. Dopo quella tragedia, Sasha è ridotta come un automa, e vive su di una sedia a rotelle, accudita come una bambina.

Valutazione Pastorale

ispirato molto liberamente al racconto di Stevenson (di cui prende solo l'idea iniziale del club coi suoi riti sinistri), questo film presenta in realtà la storia di un caso clinico, quello della protagonista, Sasha, vittima di due successive nevrosi, la prima causata dal suicidio del fratello, avvenuto davanti a lei, e la seconda dall'involontaria uccisione del proprio amante. Sasha, già segnata nell'infanzia dalla mancanza dell'affetto dei genitori, e in seguito, dalla vita fatua e dissipata che conduce, tipica di una ragazza troppo ricca e viziata e priva di valori morali, non può trovare in sè la forza di reagire per uscire dalla disperazione totale in cui è precipitata: non ha il soccorso della fede, e non ha vicino il calore di un vero affetto, è rimasta ormai sola al mondo, ricca e inerte su di una sedia a rotelle. Il film ha due buone sequenze fra loro analoghe, quella iniziaie e quella finale, che ci presentano efficacemente la situazione della protagonista: dapprima si odono dei rumori piuttosto confusi, poi si distingue la voce fuori campo, che chiarisce i fatti accaduti, mentre la camera da presa inquadra solo il volto immobile, quasi pietrificato, della ragazza. Peccato che il resto dell'opera non si regga altrettanto abilmente: luci misteriose e costumi barocchi vorrebbero dargli un tono magico, ma non ci riescono, e l'insieme è molto freddo. La Hemingway è poi talmente dura e inerte come attrice che non può far provare simpatia e compassione per il suo personaggio. Comunque nella troppo romanzesca vicenda c'è una notevole dose di ambiguità.

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