IL COLONNELLO CHABERT **

Valutazione
Accettabile, Realistico
Tematica
Guerra, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Yves Angelo
Durata
110'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
LE COLONEL CHABERT
Distribuzione
I.I.F.
Soggetto e Sceneggiatura
Jean Cosmos, Yves Angelo liberamente ispirato al romanzo di Honorè De Balzac
Musiche
Pierre Gamet, Gerard Lamps
Montaggio
Thierry Derocles

Sogg.: liberamente ispirato al romanzo di Honorè De Balzac - Scenegg.: Jean Cosmos, Yves Angelo - Fotogr.: (panoramica/a colori) Bernard Lutic - Mus.: Pierre Gamet, Gerard Lamps - Montagg.: Thierry Derocles - Dur.: 110' - Produz.: Jean-Louis Livi

Interpreti e ruoli

Gerard Depardieu (Colonnello Chabert), Fanny Ardant (Contessa Ferraud), Fabrice Luchini (Avvocato Derville), André Dussollier (Conte Ferraud), Claude Rich (Chamblin), Olivier Saladin, Maxime Leroux, Eric Elmosnino, Guillaume Romain, Patrick Bordier, Daniel Prevost, Jean Cosmos, Jacky Nercessian, Albert Delpy

Soggetto

dopo la sanguinosa battaglia di Eilau, in Prussia, il colonnello Chabert, ferito mortalmente, si libera a stento dalla fossa comune, e soccorso da contadini, viene ricoverato ad Eilsberg, dove i medici certificano il suo stato. Tornato in Francia, si rivolge ad un avvocato, Derville, per recuperare i suoi beni, ora ereditati dall'ex moglie, divenuta la sposa del conte Ferraud. Questi aspira alla carriera politica e riempie il suo salone delle feste di gente che promette di aiutarlo. La contessa incontra Chabert e lo ospita nella sua residenza di campagna, dove tenta di lesinare sulla restituzione dei beni che l'uomo pretende. La donna, un'ex "femme publique" salita in auge durante l'impero, è soprattutto interessata all'avvenire dei figli ed alla sua futura tranquillità. Dopo aver patteggiato la somma di denaro da restituire a Chabert, e trovatolo conciliante, convoca un notaio, che assegna la pensione annua pattuita all'ex ufficiale, a patto che però questi rinunci alla sua identità e sparisca per sempre dalla scena pubblica. Profondamente ferito ed offeso, l'uomo rinuncia a qualsiasi rivalsa economica, e con parole di disprezzo si congeda dalla donna che evidentemente ancora ama. Più tardi Derville svela al conte Ferraud della riapparizione di Chabert, e l'uomo, infuriato, decide, come consigliatogli da tempo dall'amico Chamblin, un nobile rifugiatosi in Inghilterra durante la Rivoluzione ed ora potente alla corte del re Luigi, di allontanare la moglie per sposare la figlia di un'influente personalità. La contessa si ritira in campagna, mentre Derville va a trovare Chabert, ospite di un convento di suore, dove trascorre gli ultimi anni travestito da frate.

Valutazione Pastorale

meditazione sulla morte e sulla gloria effimera delle vittorie, belliche o politiche, dell'uomo, e soprattutto sul suo egoismo e sulla sua grettezza, il film si avvale di immagini esteticamente preziose, con un ininizio dove la pietà per le vittime della battaglia si mescola alla straziata bellezza delle immagini di questo immenso campo innevato, regno della morte e del dolore. Qui termina la vita di Chabert, morto due volte, la prima quando viene ferito alla testa e sepolto in una fossa comune, da dove, come un neonato che si apra faticosamente strada verso l'esterno, riemerge a fatica. E la seconda morte, forse più dolorosa ed amara della prima, è quella che vede il suo amore, la donna che ha rallegrato i suoi giorni, strappata al bordello e riempita di ori e favori, rubata da un altro che la disprezza segretamente e non esiterà a disfarsene. Ma ciò che ferisce più profondamete il colonnello sopravvissuto a sé stesso, è l'incapacità della donna di uscire dal suo schema mentale che privilegia comunque gli interessi sui sentimenti. È il rifiuto del passato, la rimozione di ciò che è stato vissuto insieme dai due, che ferisce profondamente l'orgoglio dell'uomo, che Honorè De Balzac descrive come uno spettro dal volto affilato a cui Depardieu, qui alquanto fuori ruolo, non sa conferire un palpito passionale autentico, cosa che invece riesce a Fanny Ardant, qui più convincente che mai. Film denso di significati, con scenografie e fotografia di grande impatto e gusto, con comprimari bravissimi.

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