Il colore viola

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Abusi sui minori, Adolescenza, Amore-Sentimenti, Dolore, Donna, Educazione, Emarginazione, Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Fede, Libertà, Matrimonio - coppia, Omosessualità, Povertà, Razzismo, Solidarietà, Violenza
Genere
Drammatico - musicale
Regia
Blitz Bazawule
Durata
141'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
The color Purple
Distribuzione
Warner Bros
Soggetto e Sceneggiatura
Marcus Gardley
Fotografia
Dan Laustsen
Musiche
Kris Bowers
Montaggio
Jon Poll
Produzione
Harpo Films, Amblin Entertainment, Scott Sanders Productions

Basato sul romanzo "Il colore viola" di Alice Walker e sul musical teatrale di Marsha Morman

Interpreti e ruoli

Fantasia Barrino (Celie Harris Johnson), Phylicia Mpasi (Celie da giovane), Taraji P. Henson (Shug Avery), Danielle Brooks (Sofia), Colman Domingo (Albert "Mister" Johnson), Corey Hawkins (Harpo Johnson), Halle Bailey (Nettie Harris da giovane), Ciara (Nettie Harris), Aunjanue Ellis (Mama), Louis Gossett jr. (Ol' Mister Johnson), David Alan Grier (Samuel Avery)

Soggetto

Stati Uniti, Georgia, 1909. La schiavitù è stata abolita, le leggi razziali no. Celie,14 anni, orfana di madre, vive con la sorella Nettie e il padre Alfonso, alcolizzato e violento. L’uomo ha abusato della ragazza mettendola incita due volte. Quando Celie partorisce il secondogenito, esattamente come aveva fatto con la prima figlia, le porta via il bambino. Poco dopo la costringe a sposare Albert, un contadino molto più grande di lei. Mister, così si fa chiamare, l’ha sposata perché faccia da serva a lui e ai suoi tre figli. E come tale la tratta. È innamorato della cantante jazz Shug Avery e non ne fa mistero, e per di più le impedisce di vedere la sorella Nettie a cui Celie è legatissima. Una vita di soprusi a cui porta un po’ di sollievo l’amicizia con Sofia e l’amore per Shug.

Valutazione Pastorale

“Il colore viola” (The color Purple”) è tratto dall’omonimo romanzo epistolare di Alice Walker, Premio Pulitzer nel 1983. La prima trasposizione cinematografica è del 1985: alla regia Steven Spielberg, interpreti Whoopi Goldberg, Danny Glover e Oprah Winfrey. Il film ottenne 11 candidature ai Premi Oscar, non riuscendo però a portare a casa alcuna statuetta; la Goldberg, tuttavia, per la sua intensa performance, si aggiudicò il Golden Globe. Vent’anni dopo il romanzo diventa un musical a Broadway. Ed è proprio dal musical che il regista, cantautore e produttore discografico ghanese Blitz Bazawule (nel 2020 ha girato “Black Is King” insieme a Beyoncé) parte per realizzare questa nuova versione cinematografica, decisamente in continuità con la precedente, anche perché Oprah Winfrey e Steven Spielberg, ne sono i produttori e la stessa Goldberg è presente in un cameo. Nel romanzo la vicenda è raccontata attraverso le lettere che Celie scrive a Dio, e mentre Spielberg ricorreva alle voci fuori campo per rendere la struttura del romanzo, qui sono le canzoni, le coreografie a ritmare i sogni e i pensieri della protagonista. La storia. Stati Uniti, Georgia, 1909. La schiavitù è stata abolita, le leggi razziali no. Celie (Fantasia Barrino, che ne aveva vestito i panni a Broadway),14 anni, orfana di madre, vive con la sorella Nettie (Halle Bailey, la Sirenetta nel live-action della Disney) e il padre Alfonso (Deon Cole), alcolizzato e violento. L’uomo ha abusato della ragazza mettendola incita due volte. Quando Celie partorisce il secondogenito, esattamente come aveva fatto con la prima figlia, le porta via il bambino. Poco dopo la costringe a sposare Albert (Colman Domingo), un contadino molto più grande di lei. Mister, così l’uomo si fa chiamare, l’ha sposata perché faccia da serva a lui e ai suoi tre figli. E come tale la tratta. È innamorato della cantante jazz Shug Avery (Taraji P. Henson) e non ne fa mistero, e per di più le impedisce di vedere la sorella Nettie a cui Celie è legatissima. Una vita di soprusi a cui porta un po’ di sollievo l’amicizia con Sofia (Danielle Brooks, stesso personaggio a Broadway e candidata agli Oscar 2024), ribelle, determinata e ironica moglie del suo figliastro Harpo, e l’amore per Shug (qui, a dire il vero, un po’ più approfondito rispetto alla versione di Spielberg, ma comunque delicato: un bacio o poco più). “Il colore viola” è una saga familiare intessuta di violenze, soprusi, dolore, ma anche di fede, compassione, espiazione, perdono e redenzione. È il faticoso percorso verso la consapevolezza di sé, il riscatto, la libertà di una donna straordinaria, che non mette mai in discussione la sua fede, e scrive a un Dio che “vuole condividere le cose belle e che si incazza se si passa davanti al colore viola in un campo qualunque e uno non ci fa caso”. Il tutto raccontato al ritmo di blues, jazz, ragtime e gospel, tra canzoni e coreografie di qualità che danno sicuramente un tocco di leggerezza, realismo magico e scorrevolezza al film, ma che rischiano di depotenziarne la drammaticità e la forza della denuncia. Semplicemente straordinarie le interpreti, Fantasia Barrino in testa, che avrebbe meritato di entrare tra le candidate ai prossimi Oscar. La colonna sonora del film è stata prodotta da Quincy Jones, oltre che da Larry Jackson e Scott Sanders. Al suo interno sono inclusi pezzi firmati da artisti famosissimi, tra cui Missy Elliott, Jennifer Hudson e Alicia Keys. “Il colore viola” è complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito. Per i temi in campo, il film si rivolge a un pubblico adulti e di adolescenti accompagnati.

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