
Orig.: Italia (1998) - Sogg. e scenegg.: Claudia Florio - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luciano Tovoli - Mus.: Luis Bacalov - Montagg.: Claudio Cutry - Dur.: 100' - Produz.: Sergio Castellani e Carlos Pasini-Hansen per Film Master Film.
Interpreti e ruoli
Jonathan Pryce (Mark), Susan Lynch (Corinna), Claudia Gerini (Michela), Enrico Silvestrin (Tino), Alessandra Acciai (Fiammetta), Brian Protheroe (prof. Walker)
Soggetto
Due ragazze, Michela e Corinna, dividono un appartamento: Michela è attrice, Corinna fa la fotografa. Nella convivenza tra amiche, fatta di lavoro precario e spese sempre impellenti, entra all'improvviso un personaggio indefinibile. Dice di chiamarsi Mark Walker e di essere uno storico dell'arte famoso perchè specializzato nel riconoscere i falsi d'autore. Il professore dice di essere alla ricerca di una ragazza che reciti con lui un copione fatto di frasi non immediatamente comprensibili. Dopo una esplicita richiesta e in cambio di una buona somma, Corinna accetta il ruolo e, seguendo le istruzioni dell'uomo, comincia ad impersonare una certa Fiammetta. I due si vedono più volte e Tino, il fidanzato di Corinna, spinto dalla gelosia, comincia ad indagare. Dopo il loro ultimo incontro in un locale, Mark e Corinna/Fiammetta si baciano e lui le da appuntamento a casa sua. Lei il giorno dopo si presenta, lui si mostra sorpreso, lei lo bacia. A questo punto il passato di Mark riemerge: é un bibliotecario che ha ucciso la moglie, ha cercato di farla rivivere ma ormai, vinto da rimorso e dall'affetto che dimostra Corinna, perde l'equilibrio e a sua volta si toglie la vita. Corinna esce dalla casa. Un bambino le dice: "E' un gioco".
Valutazione Pastorale
Dice Claudia Florio: "Oggi la gente ha una gran voglia di credere ai falsi. Ma il falso per perfetto che sia non può sottrarsi al suo destino di surrogato. L'opera d'arte non è bella soltanto in sé ma anche perché rappresenta un momento della storia. Se sotto il profilo estetico non esiste nessuna differenza tra un lavoro autentico e un falso, ne esiste invece moltissima se noi siamo consapevoli di trovarci di fronte ad un falso". Si dovrebbe dedurre da queste note che il tema centrale della vicenda è quello del rapporto tra verità e falsità, fatto calare dall'opera d'arte alla vita quotidiana. Il professore, che distingue le tele false da quelle vere, non riesce a fare altrettanto nelle vicende della vita, o meglio capisce troppo tardi che non ci sono surrogati ad una persona, che ha un'esistenza unica e irripetibile. Il gioco di rifrazione del doppio, dello specchio, della maschera incombe sul copione con tutta la sua importanza e rilevanza. La regista lo regge solo in parte, dopo un po' resta imbrigliata in formalismi visivi e in cerebralismi sparsi che rendono l'insieme blando e poco incisisivo. Qualche buono spunto e altri passaggi irrisolti e un po' tirati via inducono, dal punto di vista pastorale, a valutare il film come discutibile, e problematico almeno quanto ai temi che emergono. UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si consiglia per proiezioni mirate, nelle quali sia possibile far emergere gli elementi di interesse che la storia propone.