Sogg.: liberamente ispirato al romanzo "Le voleur d'enfants" di Jules Supervielle - Scenegg.: Dominique Garnier, Christian De Chalonge - Fotogr.: (panoramica/a colori) Bernard Zitzemann - Mus.: Lluis Llach - Montagg.: Anita Fernandez, Christiane Lack - Dur.: 110' - Co-Produz.: Gica, Paris; International Dean Film, Dean Film, Starlet Film, Roma; Lotus Film, Madrid
Interpreti e ruoli
Marcello Mastroianni (Philemon Bigua), Angela Molina (Desposoria), Michel Piccoli (Armand), Virginie Ledoyen (Gabrielle), Loic Even (Joseph), Nada Strancar (Rose), Daniel Martin (Roberto), Cecile Pallas, Gabriele Tinti, Massimo Giuliani
Soggetto
nel 1925, il cinquantenne Philemon Bigua, ricco colonnello argentino esiliato politico a Parigi, non potendo avere figli per la sterilità della moglie Desposoria si appropria di ragazzi che vede in difficoltà familiari. Affettuoso ma autoritario, conduce l'irrequieta comunità come un piccolo esercito, confezionando lui stesso per i ragazzi tutti di età fra i quattro ed i diciassette anni (il più grande è l'irrequieto Joseph) abbigliamenti di foggia militare. Quando l'amico illusionista Armand, caduto in miseria, gli affida la pur amata figlia sedicenne Gabrielle, prima donna della comunità, costei si rivela una adescatrice in grado di mettere a dura prova il suo ruolo di padre: Philemon, pur sedotto, resiste giungendo addirittura a fare testamento ed a tentare, senza esito, il suicidio. Depresso, Bigua risorge alla vita quando apprende che Gabrielle è incinta di Joseph. Il desiderio di Philemon finalmente si avvera: per la prima volta un bambino nascerà in famiglia e proprio sulla nave che lo riporta insieme alla sua grande famiglia in Argentina.
Valutazione Pastorale
curatissimo nell'ambientazione e nei costumi e pregevole per la fotografia e la regia, il film è godibile ed è denso di segni e simboli da decifrare in un fitto gioco allusivo che sembra voler suggerire una lettura al di sopra delle vicende del protagonista alla continua rincorsa di sogni impossibili. Tutto preso dal folleggiare della numerosa nidiata di "Figli rubati", che gli sbucano dappertutto, si insinuano negli angoli più impensati e ne combinano candidamente d'ogni colore, il colonnello Bigua, sembra dimenticare che il più grandicello, Joseph, già ginnasiale, non è più un bambino. Quando poi capita in casa la sedicenne Gabrielle, in un sottile crescendo di malizia femminile, Bigua è più preoccupato di salvaguardarla dagli ammiratori esterni, che dal "figlio" maggiore, che immagina assiduamente alle prese col greco e la filosofia. Quando infine, sulla nave che riporta in Argentina i due coniugi e la numerosa "figliolanza", Gabrielle dà alla luce la sua creatura, Desposoria è intensamente partecipe dell'evento e convinta che quella sia veramente creatura sua, perché non "rubata", ma in qualche modo "fatta in casa". Le riprese in esterno ci sono, sono incantevoli, come la corsa dell'adolescente-angelo, inseguita come in un sogno dall'ansimante colonnello Bigua lungo un pendìo erboso; la fuga notturna verso casa del piccolo Antoine alla ricerca di una madre che lo ignora, e il suo guardingo ritorno alla dimora del colonnello che lo ama; i continui appostamenti e pedinamenti del colonnello, che spia ragazzini da rubare; la rissa nel parco di anonimi pretendenti che si contendono Gabrielle. Discutibile perché sfuggente, il film induce comunque a pensare.