Interpreti e ruoli

Germano Gentile (Daniel), Maurizio Bousso (Patrick), Marco Falaguasta (Aquila), Felicitè Mbezele (Félicité)

Soggetto

Roma, oggi. Daniel, italiano di seconda generazione, fa parte del Primo Reparto Mobile (Celere) ed è spesso impegnato in operazioni di sgombero di palazzi occupati abusivamente. Che succede se in uno degli appartamenti vivono sua madre e suo fratello, membro molto attivo del comitato degli occupanti?

Valutazione Pastorale

“Il legionario” è il primo lungometraggio (riadattamento di un suo omonimo corto del 2017 “The Legionnaire”) di Hleb Papou, trentenne regista nato in Bielorussia ma cresciuto in Italia, che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Giuseppe Brigante ed Emanuele Mochi. Ambientato nella Roma dei nostri giorni il film racconta la storia di Daniel, italiano di seconda generazione, che lavora nel Primo Reparto Mobile della Polizia, meglio conosciuto come “Celere”. È l’unico poliziotto di colore del gruppo di cui sente fortemente l’appartenenza, al punto da passare sopra alle battute, non sempre felici, dei suoi colleghi. Daniel desidera integrarsi e il capo lo considera un ottimo elemento: tanto basta. I problemi, e seri, arrivano quando il suo reparto viene incaricato di sgomberare un palazzo nel quale vivono 150 famiglie, tra le quali ci sono sua madre e suo fratello minore Patrick, membro molto attivo del comitato degli occupanti e pieno di rancore nei confronti del fratello dal quale si sente tradito. Il film si sviluppa su due piani e ci racconta due storie. Da una parte il ritratto del gruppo degli occupanti, una comunità variegata che, tra mille difficoltà, prova a gestire un palazzo e al tempo stesso a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla propria condizione. Cerca e trova un interlocutore nell’amministrazione capitolina, ma il suo intervento non porta ai risultati sperati. Scrive anche al Papa che invierà sul posto il suo Elemosiniere (circostanza ispirata ad un fatto realmente accaduto e già citata, seppure in un contesto diverso, nel film “Come un gatto in tangenziale. Ritorno a Coccia di Morto” del 2021). Dall’altra il gruppo dei poliziotti, la loro routine quotidiana, gli addestramenti a cui si sottopongono per resistere alle provocazioni, verbali soprattutto, ma anche fisiche, di cui sono fatti spesso oggetto da parte dei manifestanti. I due piani, le due storie s’incontrano e s’intrecciano nel cuore di Daniel: a un gruppo appartiene per nascita, all’altro per scelta. A chi deve la sua lealtà? Segnato da qualche incertezza nella fluidità del racconto, nel mancato approfondimento di alcune situazioni e stati d’animo e da un finale quasi brusco che lascia più di un interrogativo aperto, il film “Il legionario” può contare sulla buona prova del protagonista, Germano Gentile, ed è certamente una valida opera di denuncia delle contraddizioni e delle paure in cui rischia di avvitarsi e perdersi una società incapace di favorire un’integrazione autentica che sappia coniugare accoglienza, integrazione e rispetto delle persone e delle leggi che regolano il vivere civile. Dal punto di vista pastorale il film “Il legionario” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in altre occasioni, anche per avviare una riflessione sui temi della famiglia, dell’accoglienza, dell’integrazione e del disagio sociale.